Lettera aperta a Renzi sulla riforma della scuola

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Egregio Presidente, siamo un gruppo di 130 docenti, genitori ed operatori scolastici e vorremmo che prendesse in esame alcune considerazioni sul Ddl della Buona Scuola. Nel rispondere alla Corte di giustizia europea che impone l’assunzione dei precari è indispensabile tenere in considerazione che questi docenti sono, a tutti gli effetti, docenti esperti con alle spalle titoli, concorsi e anni di esperienza sul campo. Pertanto non si può pensare di assumerne solo una parte – cosa ne sarebbe dei rimanenti? – e, comunque, destinarli unicamente a svolgere supplenze in classi non proprie e in sostituzione di insegnanti di altre discipline, costringendoli ad un ruolo diverso da quello per cui sono stati formati.

 

Pur ritenendo necessaria una valutazione del processo di insegnamento non riteniamo efficaci le modalità previste dal DDL. Le persone preposte, a nostro avviso, non avrebbero le competenze e/o gli strumenti per valutare serenamente e correttamente la qualità del lavoro svolto. Sarebbe utile un controllo regolare da parte di esperti, per esempio insegnanti esterni di comprovata esperienza che affianchino i docenti di una scuola e di una determinata classe di concorso per un periodo di tempo Inoltre, un eventuale premio dovrebbe andare a tutta la scuola sulla base dei risultati complessivi raggiunti, fermo restando il riconoscimento economico delle prestazioni aggiuntive da parte dei singoli insegnanti o di altro personale. In questo modo si stimolerebbe la collaborazione e non la conflittualità.

 

Negli ultimi anni alla scuola è stato chiesto di adeguarsi a tanti cambiamenti, spesso dettati da un’esigenza di risparmio, e ciò è stato possibile grazie all’impegno della classe docente che, anche quando non adeguatamente aggiornata ed istruita sulle modifiche, da sola si è dotata degli strumenti per poterle affrontare. Una riforma ben più estesa dell'ultima non ancora del tutto attuata, come quella che ci viene proposta, sarà ben più difficile da realizzare perché nel testo molti punti non sono regolamentati.  Abbiamo forti perplessità sui meccanismi di assunzione da parte del dirigente scolastico in quanto il DDL non è abbastanza dettagliato in merito. Occorre assicurare strumenti che garantiscano trasparenza ed equità. Ad esempio tra due persone in possesso della stessa abilitazione e degli stessi anni di insegnamento come effettuare la scelta? O tra due persone che hanno abilitazioni diverse come scegliere? Inoltre in quante scuole ogni docente potrà fare domanda? Tutte quelle del suo ambito territoriale o solo un numero limitato? Se il dirigente scolastico decide di non scegliere i docenti o se un docente non viene scelto da nessun dirigente scolastico interverrebbe l'ufficio scolastico, ma secondo quali criteri verrà data questa assegnazione forzata? Ci chiediamo anche come faranno le segreterie a sopportare il carico aggiuntivo che nascerà da queste disposizioni.

 

Occorre, poi, porre grande attenzione nel regolare le modalità di finanziamento della scuola pubblica da parte di privati allo scopo di non penalizzare alcune scuole ed alcuni territori rispetto ad altri tenendo presente il principio di sussidiarietà, salvaguardando anche l’autonomia di insegnamento e di valutazione del docente.

 

Ci sembra poi importantissimo mantenere l’eccellenza italiana nell’inclusione dei ragazzi H. Anche se nel decreto non si affronta il problema, i docenti di sostegno sono stati già informati dai medici del T.S.M.R.E.E. (Tutela, salute mentale e riabilitazione in età evolutiva delle ASL)  che i ragazzi diversamente abili  con certificazione (L.104/92 art. 3 commi 1) non saranno più, nel prossimo futuro, sostenuti come conviene. Solamente i più gravi (art.3 comma 3) potranno usufruire del sostegno in classe, mentre i più lievi si ritroveranno in classi numerose dove il docente curriculare avrà anche questo onere in più e non potrà supportare, in modo dignitoso, le loro difficoltà, che, con il mancato riconoscimento non sono di certo migliorate.

 

In ultimo, riguardo all’art. 3, ci siamo resi conto che la frase” educazione alla parità tra i sessi” è superflua, in quanto è seguita da una serie di esplicitazioni che già esprimono bene la sostanza di ciò che si vuole ottenere e cioè “l’educazione alle pari opportunità, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni". Ci chiediamo allora se non si voglia in modo subdolo fare entrare la teoria Gender nelle scuole, con successive circolari applicative. Sarebbe infatti sufficiente aggiungere all’educazione alla parità tra i sessi la dicitura: “secondo i nuovi stereotipi” e si aprirebbe il varco al Gender senza il consenso informato dei genitori.

 

Seguono le firme di centotrenta tra docenti, collaboratori scolastici, Dsga (segretari) e genitori, impegnati nel Movimento dei Focolari

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