Le violenze non rallentino il dialogo interreligioso

Anche in Italia sono state numerose le parole di condanna espresse per l'uccisione di un sacerdote in Francia. Allo sdegno si affianca la volontà di continuare a percorrere vie di pace e di unità
Poliziotti davanti al Comune di Saint-Etienne-du-Rouvray dopo l'uccisione di un sacerdote foto Ap

L'uccisione di padre Jacques Hamer a Saint-Etienne-du-Rouvray, in Normandia, Francia, ha suscitato molteplici reazioni anche in Italia. Si è trattato di “un chiaro attacco alla libertà religiosa ed un chiaro esempio di odio anticristiano”, ha commentato Alessandro Monteduro, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Si è verificata una vera e propria barbarie ma non possiamo indignarci soltanto in drammatiche occasioni”, ha proseguito Monteduro, ricordando come già negli ultimi anni sempre più chiese e simboli cristiani siano stati attaccati, distrutti e profanati in Francia. “Esattamente come in Medio Oriente, alla distruzione dei luoghi di culto seguono crimini violenti ai danni dei sacerdoti e dei fedeli – ha affermato il direttore di Acs Italia -. La persecuzione dei cristiani non è lontana da casa nostra. Iniziamo a ribellarci, in primis la comunità internazionale, contrastando la decristianizzazione che da tempo dilaga in Europa. È anche la mancata difesa della nostra fede a renderci maggiormente vulnerabili”.

 

I vescovi italiani, giunti a Cracovia per la Gmg, hanno assicurato il “ricordo” e la “preghiera” per l’anziano sacerdote assassinato. “Il dolore per questo attentato – si legge in una nota della Conferenza Episcopale Italiana – è reso ancora più forte proprio dalla distanza rispetto al clima e al significato dell’evento in corso in Polonia: la presenza di 90 mila giovani italiani, provenienti da 179 diocesi e accompagnati da 2292 sacerdoti, è all’insegna dell’incontro, della gioia e della fraternità tra i popoli”.

 

La tragica notizia proveniente dalla Normandia, prosegue la nota della Cei, “viene ad aggiungersi a quelle relative ai numerosi episodi di violenza che nelle ultime settimane hanno suscitato sconcerto e preoccupazione. Ancora una volta, il messaggio evangelico e l’esperienza della Chiesa diventano motivo per non arrendersi a logiche di chiusura o di vendetta, ma per costruire – con una rinnovata testimonianza di fede – una società riconciliata e aperta alla speranza”.

 

Per la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, si tratta di “un’azione che ancora una volta sconvolge per la brutalità e la ferocia e che deve trovarci tutti uniti non solo nella condanna, ma anche nella volontà di non rinunciare a vivere appieno la nostra quotidianità – ha sottolineato -. Questo vogliono i nemici delle nostre società libere e democratiche, questo è ciò che assieme ogni giorno intendiamo combattere con il massimo impegno”.

 

Per Youssef Sbai, imam di Massa, "L'attacco alla chiesa vicino Rouen e l'uccisione del parrocco e di un fedele è un attacco barbaro e criminale che condanno con fermezza e che considero un attacco a tutti i luoghi di culto. Questi criminali con il loro gesto malvagio hanno attaccato tutte le religioni e tutti gli operatori religiosi. Non riesco a trovare una spiegazione a tanta crudeltà e odio, queste persone non sono normali e non posso nemmeno paragonarli agli animali. Esprimo tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza a tutta la chiesa cattolica».

 

Nader Akkad, imam di Trieste, ha saputo dell'uccisione mentre "programmavo con Claudio Caramia e Max Fabris delle interessanti iniziative di dialogo interreligioso… L'obiettivo di questo crimine è di colpire l'amore che abbiamo l'uno per l'altro e il nostro percorso comune di fratellanza e di dialogo intereligioso, ma non avranno successo perché continueremo ad essere uniti e saldi assieme nella nostra fratellanza di vita e di fede".

 

Brahim Baya, giovane leader musulmano di Torino, si dice inorridito dall'efferato crimine commesso in Normandia. In un messaggio sui social network ha scritto: «E troverai che i più prossimi in amore ai credenti sono coloro che dicono: “Siamo cristiani”, perché tra loro ci sono preti e monaci che non hanno alcuna superbia».

 

"Orrore" per quanto accaduto è stato espresso da Ahmed Sahbani, presidente della Comunità Islamica di Cuneo, che esprime "vicinanza a tutta la comunità cattolica in Francia e nel mondo, alle famiglie di tutte le vittime della violenza e dell'odio a Kabul, Baghdad, Monaco, Aleppo e ovunque nel mondo. A chi semina morte in Oriente e in Occidente, a chi vuole minare i ponti di dialogo e di cooperazione, a chi vuole farci vivere in un mondo di terrore e di odio rispondiamo con l’affermazione della sacralità della vita umana, con la riaffermazione della nostra comune appartenenza alla  famiglia umana, con la preghiera all’Unico, al Benevolo affinché ci doni la pace e ci insegni a vivere come fratelli».

 

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