Le piazze delle donne (e degli uomini). Per la dignità di tutti

Una parte consistente del Paese ha manifestato per recuperare uno spazio di parola e di azione. Da Milano
manifestazione donne

C’erano i padri, i mariti, i compagni, i fratelli, i figli nelle grandi manifestazioni di piazza indette dalle donne il 13 febbraio in nome della dignità e della libertà. Erano numerosissimi e hanno fatto un passo indietro, sono rimasti in ascolto, hanno lasciato spazio ad una “parola al femminile” che da tempo sembrava scomparsa dalle rappresentazioni pubbliche del nostro Paese. Non si è trattato di una rivendicazione di genere, ma del desiderio di esprimere le ragazze, le donne adulte, le madri, le donne anziane di questa società che non trovano spazio nella narrazione collettiva, da troppo tempo abitata da avvenenti fanciulle disposte a tutto, avide di denaro, manipolabili dai potenti.

 

Chi sono le donne che ho visto scendere in piazza da casa un’ordinaria domenica pomeriggio? Si è detto molto in questi giorni delle loro appartenenze, delle loro militanze, delle posizioni moraliste o intellettuali che esprimerebbero. La formula più attenta mi pare l’abbia inventata con gentile cortesia Gabriele Romagnoli quando ha parlato di «volti allegri da autobus e da metro».

 

Ho avuto la stessa impressione confondendomi nella folla milanese: “volti allegri da tram”. Volti di madri che si alzano presto al mattino, di studentesse che si impegnano a scuola, di precarie che resistono alle difficoltà di fare quadrare il bilancio mensile, di suore attive nel rispondere alle dolorose marginalità del nostro tempo, di sindacaliste e scrittrici, di professioniste che credono nel loro lavoro, di donne che hanno speso energie nella politica, di donne che se ne sono sempre chiamate fuori, di donne che lavorano nel sociale, di donne abituate agli agi, di donne avvezze alla povertà, donne che hanno due lavori, donne che non hanno più lavoro. Donne in prima linea e donne invisibili.

 

Le donne del 13 febbraio non avevano l’ambizione di rappresentare tutte le donne italiane, molte altre non hanno compreso, capito, condiviso. Eppure la loro voce esprime una parte esistente e reale del Paese, cui va tributata l’attenzione e il rispetto che merita. Donne di ogni estrazione sociale, culturale, religiose e laiche si sono incontrate con rispetto e cura delle reciproche posizioni – spesso molto diverse – e sensibilità. E questa è una bella novità.

 

In un Paese dilaniato dalle divisioni, dalle contrapposizioni, dai valori che armano l’un con l’altro, queste donne così diverse, dalle vite prossime e distanti, hanno dimostrato che è possibile recuperare uno spazio di parola e di azione che restituisca dignità al nostro Paese ed ai suoi cittadini.

 

C’erano anche i padri, i mariti, i compagni, i fratelli, i figli, perché la battaglia per una vita dignitosa e autentica, nel privato e nella vita pubblica, è una battaglia che si può vincere solo insieme.

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