Le ataviche responsabilità della Sicilia che brucia

La gran parte dei roghi scoppiati ieri pare avere origini dolose. E la manutenzione del territorio lascia a desiderare nonostante la consistenza numerica dei corpi preposti alla tutela del patrimonio naturale
Emergenza incendi nel palermitano

Inarrestabili gli incendi divampati ieri in Sicilia. In fiamme i boschi e le campagne che lambiscono molti comuni delle Madonie. Il fuoco ha cominciato a minacciare Collesano nella notte, poi Lascari dove le scuole sono rimaste chiuse e alcuni abitanti fatti allontanare dalle loro case, e ancora Gratteri e Cefalù. Nella cittadina turistica strutture alberghiere e abitazioni private sono state evacuate; l'ospedale Giglio ha sospeso le visite ambulatoriali per lasciare attivo solo il pronto soccorso, i pazienti in uscita imminente sono stati dimessi, mentre il personale e i ricoverati sono rimasti in allerta sino a pomeriggio inoltrato pronti a evacuare l'intero nosocomio.

 

Sin dalle 8,00 del mattino è stata chiusa l'A20 Palermo-Messina, allo svincolo di Buonfornello i poliziotti dotati di maschere antigas dirottavano  il traffico sulla statale 113 dove si è proceduto a passo d'uomo per l'intera giornata. A pochi chilometri dal capoluogo siciliano intossicati dal fumo 50 bambini di un asilo nido, messi tutti in salvo e trasportati in una struttura ospedaliera per accertamenti.

 

Dal primo pomeriggio anche su Monte Pellegrino, la “montagna” a ridosso di Palermo, le fiamme si sono propagate con incredibile velocità, e anche qui difficilissime le operazioni di spegnimento a causa del forte vento di scirocco che ha impedito sino a sera ai canadair di alzarsi in volo. La procura ha aperto un'inchiesta per appurare se dietro ai roghi ci sia un piano criminale. Intanto, con l'aria densa di fumo, si contano i danni, sicuramente agevolati dalla carenza nella manutenzione del territorio e da un inadeguato piano di prevenzione degli incendi.

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