Le ali della preghiera

Che cos’è la preghiera? Cosa significa pregare? In questo brano tratto da “Di silenzi e di parole” (Città Nuova) Anna Maria Cànopi ci fa entrare nella vera dimensione della preghiera, comunione con Dio che è Amore
Di silenzi e di parole

Tutto ciò che esiste è in riferimento a Dio, da cui ha ricevuto l’esistenza ed è costantemente man­tenuto in vita. Perciò ogni creatura è come attra­versata da un anelito al Creatore, che la mette in movimento, la spinge oltre se stessa. Per l’uomo questo anelito si chiama preghiera, che è il respiro dell’anima; è il desiderio inesausto di bere alla sor­gente della vita per rimanere viventi.

 

Questa sorgente della vita è Dio amore. Tut­to ciò che esiste viene dall’Amore, sussiste in for­za dell’Amore e torna all’Amore. Aprirsi all’amore – amore che riceviamo e amore che ridoniamo – è precisamente pregare, entrare in dialogo con Dio, entrare in comunione con lui. Amore e preghiera sono, in fondo, un’unica e indivisibile realtà. Per sua natura l’amore non può ristagnare; è se stesso e rimane vivo solo se fluisce. È come una sorgente zampillante che sgorga, passa attraverso i cuori e va sempre oltre, di cuore in cuore, di realtà in realtà trasformando tutto ciò che attraversa… E così è an­che per la preghiera. Ogni persona che ama, ogni persona che prega, è come una fontana che riceve l’acqua dalla sorgente e la lascia scorrere porgendo­la a tutti i passanti assetati.

 

Amare è un’esigenza fondamentale del cuore umano; in forza di questo amore che lo “inabita” l’uomo stringe un rapporto particolarissimo, un rapporto di empatia con le altre persone e con la realtà cosmica che lo circonda. L’amore lo rende “attento” agli altri, lo rende capace di percepire e raccogliere in sé tutte le voci, tutti i gemiti, tutti i canti dell’ambiente in cui vive, per restituirli a Dio in grido di supplica, in canto di lode e di ringrazia­mento; in pura offerta.

 

La preghiera nell’uomo è così in alternanza can­to di gioia e di dolore, o persino è simultaneamente esultanza, gemito e sospiro, che attraversa l’intera sua esistenza. In modo consapevole o no, l’uomo prega; prega anche quando dice di non avere fede e si dichiara ateo, perché ognuno ha dentro di sé, nel profondo, un anelito verso l’altro di cui percepisce la sofferenza o la bellezza; ognuno ha anche dentro di sé un bisogno, un vuoto che gli fa cercare e at­tendere “Qualcuno”, non soltanto qualcosa. Ogni persona ha un’esigenza di infinito che urge di essere colmata e nessun surrogato può soddisfarla. Quan­do questo grido segreto della preghiera non riesce a esprimersi, l’uomo diventa come un prigioniero che anela alla libertà, dove poter cantare.

 

La preghiera è il filo d’oro che unisce l’uomo al suo Creatore e a tutte le creature. Ancora di più, la preghiera è come un meraviglioso tessuto che lo Spirito forma intrecciando realtà diverse, persino opposte. Per questo, come nota san Paolo, essa è anche sofferenza: è la sofferenza di un parto per ar­rivare a una nuova nascita, è passione per arrivare alla glorificazione (cf. Rm 8, 22).

Tratto da “Di silenzi e di parole. L’arte della preghiera” di Anna Maria Cànopi (Città Nuova, 2016)

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