Lavoro, ambiente e Slot Mob a Taranto

L’iniziativa contro l’azzardo nella Città dei due mari. Il senso della proposta sul territorio nell’intervista ad alcuni promotori attivi nel movimento dell’economia civile
Campagna No Slot

Slot Mob, la mobilitazione dal basso per premiare i bar che rinunciano al guadagno delle slot, arriva a Taranto con la manifestazione in programma domenica 23 febbraio nella zona antistante il bar Principe di Taranto (via de Cesare, 38). Strade, città, bar e persone che danno corpo ad un desiderio di rinsaldare i legami sociali di fronte ad una normativa statale che, invece, incentiva la diffusione del cosiddetto “gioco” d’azzardo.

Abbiamo messo assieme le risposte alle domande rivolte ad alcuni tra gli organizzatori: Elena Manigrasso, Daniele Nuzzi e Simona Internò. L’evento tarantino è collegato alla rete Slot Mob che, nello stesso fine settimana, promuove iniziative simili a Catania, Reggio Emilia e Fermo, nelle Marche.

Come si colloca la proposta di Slot Mob nella città di Taranto? Non sono altre le priorità?
«La manifestazione si colloca perfettamente nelle problematiche ambientali che feriscono la città. Il territorio vive l’impoverimento delle condizioni di vita dopo il tradimento delle promesse di uno sviluppo industriale che ha provocato, invece, seri problemi di inquinamento. Il sequestro dell’azienda e la crisi di lavoro ha incentivato la crescita del fenomeno dell’azzardo che attira le donne e gli uomini più disperati, che si incollano alle macchinette della fortuna. Come è confermato dalle dichiarazioni rilasciate dai responsabili dell’ambulatorio “Gioco d’azzardo e dipendenze compartimentali” dell’Asl di Taranto. L’ampia dimensione della crisi sanitaria, ambientale, lavorativa che coinvolge la città non può e non deve diventare un alibi per non vedere le altre forme di povertà che avanzano. Tanto più che l’azzardopatia è collegata al dramma della carenza di lavoro. Gli introiti per le casse erariali, derivanti dalla diffusione dell’azzardo, si rivelano effimeri di fronte alle dimensioni del costo sociale. Lo Stato avrebbe migliori benefici investendo in seri programmi e progetti di prevenzione cominciando dalle scuole». 

Come si collega la vostra attività nell’Accademia dell’economia civile di Taranto con la questione dell'azzardo?
«L'economia civile è il grande incubatore che ha generato l’iniziativa dello Slot Mob in Italia perché è proprio all'interno di una dimensione di relazionalità, di dono, di reciprocità, che una persona scopre il bene dell'altro e riesce a trovare il modo di prendersene cura riscoprendo il senso e il valore della Comunità, secondo il filone di pensiero che rimanda ad esempi come quello di Adriano Olivetti ed Emmanuel Mounier».

Come è nato il rapporto con il bar senza slot?
«Il rapporto con il bar Principe di Taranto è nato da un gesto gratuito della proprietaria, che ha aperto le porte della sua attività per fare e divulgare cultura. Sono nate delle serate di caffè letterario dove si sono presentati testi legati all’economia civile come Il volume “Capitalismo amorale”. Proprio l’economia civile mette al primo posto, non il denaro, ma le virtù civili, il benessere e la felicità dell’uomo. E la felicità che non dipende dal Pil, ma dalle relazioni fraterne e dal rapporto positivo tra uomo e natura, è tutto il contrario del mondo delle slot che non sono, infatti, entrate in questo bar». 

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons