Latina risponde a Mae Sot: la favola continua

Anche il secondo carico di doni (vestiti, matite, quaderni, bambole, camion dei pompieri, Biancaneve, scarpette da danza) è arrivato a destinazione. Un dialogo aperto con i genitori e le maestre sull'esperienza in corso che coinvolge sempre di più
Solidarietà

Anche stavolta nessun pagamento è stato richiesto da parte della dogana thailandese, che è rimasta davvero ammirata per i disegni originali e divertenti che i piccoli di Latina, della scuola dell’infanzia dell’I.C.G. Giuliano avevano applicato ai 30 scatoloni spediti.

Gli amici di Bangkok hanno consegnato il carico, con esperienze davvero toccanti: quelle più forti sono state fatte tra le risaie e i canali di Mae Sot, dove chi non ha documenti cerca di sopravvivere come può. 

Io, invece, mi sono recato a Latina e ho incontrato un gruppo di mamme e papà dei bambini coinvolti in questa straordinaria avventura. Ci siamo incontrati in questo periodo di carnevale, in un centro commerciale: occasione ottima per far divertire i bambini e trovarci in modo informale. Sono rimasto colpito da quanto quest’eperienza stia "cambiando" la vita di queste famiglie.

Un papà mi ha detto: “La vita dei nostri figli e anche nostra è cambiata da quando abbiamo iniziato a pensare, a fare qualcosa per questa popolazione karen, che prima non sapevamo neanche esistesse”. E una mamma:  “Grazie che ci date quest’occasione per far qualcosa per gli altri; tanti di noi volevano fare qualcosa di concreto, ma non sapevamo cosa e come. Poi la televisione ci da così tante cattive notizie! Invece questa è una boccata di gioia di bellezza e anche di speranza”. Poi una maestra: “I bambini sono elettrizzati all’idea che i loro giocattoli sono arrivati con una grossa nave dall’altra parte del mondo, a dei bambini che non hanno nulla. Una di loro non stava più nella pelle quando ha visto la sua bambola in braccio a una bambina dell’orfanotrofio di Mae Sot”.

Gli occhi non tradiscono e gli occhi di quei genitori erano e sono sinceri; per quegli occhi spero e lavorerò perché tutto vada avanti, perché questo sogno, questo miracolo d’amore che unisce Latina e un posto sperduto, tra le montagne, nel nord ovest della Thailandia, continui ancora. E così sarà!

Una quarta della scuola primaria dello stesso istituto sta ora lavorando per costruire una scuola, anche se temporanea, per chi la scuola non ha il diritto d’averla, perché karen, perché senza documenti. I preparativi sono in corso… e di corsa! Ormai non sono solo i bambini della scuola dell’infanzia ma la cosa si sta estendendo grazie anche alla sensibilità della dirigente scolastica e coinvolgerà altre famiglie, altri ragazzi e ragazze.

Un papà ha fatto un’affermazione davvero forte, che condivido pienamente: “Voi avete per sempre impresso nel cuore di questi nostri figli un’esperienza che non dimenticheranno mai, e che resterà in loro un punto importante luminoso in quest’epoca di confusione. Sanno che, già da piccoli, hanno costruito qualcosa di buono per altri. Avete dato un marchio indelebile che sicuramente li aiuterà nella vita”. Io ho taciuto, perché alle parole di un papà non c’è bisogno di commentare: lui che vede il proprio figlio ogni giorno, lo conosce bene, come solo un genitore può.

In silenzio, mentre l’auto si allontana dal centro commerciale, medito queste parole. Spero e desidero che questi bimbi, un giorno, quando saranno, magari, il sindaco di Latina, un assessore, una direttrice, un medico, continuino ad amare; perché c’è solo bisogno d’amore in questo mondo occidentale. Il resto c’è ed è anche troppo. Solo l’amore da senso a questa società dei consumi che ha perso il suo senso d’essere. L’amore vede, l’amore viaggia anche in container dove lo spazio continua ad essere gratis per i doni di questi bambini e delle loro famiglie.

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