L’ascolto, la comunicazione e i mass media

Presentato il 16 maggio alla sala Marconi di Radio Vaticana il libro di Michele Zanzucchi "Il silenzio e la parola. La luce" . Dalla prefazione di mons. Domenico Pompili una lettura del rapporto tra silenzio e parola in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
Silenzio e parola

Il silenzio e la parola. La luce. Questo il titolo del libro di Michele Zanzucchi, direttore della rivista Città Nuova,  presentato il 16 maggio nella sala Marconi di Radio Vaticana. Il volume, uscito in occasione della XLVI Giornata mondiale della comunicazioni sociali che si svolgerà il 20 maggio prossimo, riprende nel titolo e nei contenuti, i temi portanti del messaggio di quest'anno di Benedetto XVI.

Tra i protagonisti dell'incontro dibattito del pomeriggio a Radio Vaticana, monsignor Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, curatore della prefazione al testo di Zanzucchi, che di seguito riprendiamo.

«Questo testo esce in perfetta sintonia con il messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che ha per tema il silenzio. Un tema che ci invita, forse anche grazie alla “lezione" che la rete ci ha impartito negli ultimi anni, a rivedere la nostra idea di comunicazione:·dall'emittenza all'incontro, dai fiumi di parole che inondano e travolgono l’altro all'allestimento di uno spazio accogliente, e quindi non troppo ingombro, per facilitare, prima ancora del transito del messaggio, la relazione stessa.
Il capovolgimento cui il Papa ci invita (la prima "mossa" della comunicazione è il silenzio; il protagonista della comunicazione non è l'io che parla, ma il tutto a cui l'io si apre) trova qui un interessante laboratorio di sperimentazione.
 
«Intanto, il tema del silenzio ,è declinato non con il linguaggio tecnico dei tradizionali saggi sulla comunicazione, né nella forma un po' paternalistica del trattato, ma attraverso il linguaggio "ospitale" della poesia (che ospita l'essere, come ci ricordava Heidegger, ma anche la libertà interpretativa di chi la riceve) e la forma densa e stimolante della citazione, che non fornisce ricette, ma apre finestre.
Un testo che a prima vista può apparire più simile a un mosaico che a un saggio, con un andamento più “a spirale" che lineare, un testo certamente impegnativo, che non si può leggere in modo passivamente ricettivo, ma che obbliga il lettore a uno sforzo, lo stimola eventualmente a cogliere e approfondire, dei tanti spunti presenti, quelli piu vicini alla sua sensibilità e alla sua storia.

«Ma in questo percorso il lettore non è lasciato solo, bensì accompagnato da una presenza autorevole
che attraversa tutto il testo, una sorta di Virgilio che ci aiuta a orientarci attraverso i gironi, a volte anche abbastanza infernali, della comunicazione di oggi: Marshall McLuhan, uno studioso che ci ha lasciato strumenti di straordinaria attualità per capire i media, e che non a caso era cattolico.
Il cattolico, come lui stesso amava dire, è "l'uomo della consapevolezza integrale", che non si accontenta di saperi settoriali e parcellizzati, ma ha a cuore l'umanità nella sua integrità. I media non sono strumenti, ma sono nostre estensioni e parte del nostro ambiente.
Hanno a che fare con la nostra esperienza e la nostra vita, col modo in cui percepiamo il mondo. E per capirli dobbiamo anche saperne prendere le distanze; staccarci, almeno qualche momento, dal loro abbraccio pervasivo.
Per questo anche McLuhan, quasi cinquant'anni fa, ammoniva sull'importanza del silenzio, che sta alla parola come la notte al giorno, come il buio alla luce.

«Se non ci fermassimo nel sonno non potremmo vivere.
Se ci fosse solo luce non vedremmo nulla, resteremmo abbagliati così come nel buio totale saremmo ciechi e brancolanti. Solo insieme parola e silenzio ci consentono di comunicare, buio e luce di vedere.

Con uno sguardo nuovo, che ci apre ai 'possibili inauditi", e che Ungaretti ci descrive nei suoi versi "Il segreto del poeta”:·
 
“Solo amica ho la notte.
Sempre potrò trascorrere con essa
d 'attimo in attimo, non ore varie;
ma il tempo in cui il mio palpito trasmetto
come m'aggrada, senza mai distrarmene.
Avviene quando sento,
mentre riprende a distaccarsi da ombre,
la speranza immutabile
In me che fuoco nuovameute scova
e nel silenzio restituendo va,
a gesti tuoi terreni
talmente amati che immortali parvero,
Luce”».

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