L’arresto di Ciancimino e il valore della verità

Il supertestimone messo sotto scacco dai pm che lo accusavano. Oltre alla verità giudiziaria cercare quella verità civile, capace di rigenerare la società

Massimo Ciancimino, figlio del mafioso ed ex sindaco di Palermo Vito, da mesi supertestimone della Procura di Palermo sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, è stato arrestato su ordine urgente della Procura di Palermo. L’accusa? Aver falsificato un documento che aveva consegnato lo scorso 15 giugno 2010.

 

«Nel corso dell’atto istruttorio del 15 giugno – scrivono nel provvedimento di fermo il procuratore aggiunto Antonio Ingoia e i pubblici ministeri Antonino Di Matteo e Paolo Guido – Ciancimino esibiva un documento da lui posseduto, specificando di averlo rinvenuto all’interno di una busta unitamente ad altra missiva per un famigliare del padre».L’accusa della Procura di Palermo è quindi di calunnia aggravata nei confronti dell’ex Capo della Polizia Gianni De Gennaro, ma anche di truffa pluriaggravata perché i “pizzini” che accusano l’ex capo della polizia, secondo la perizia della polizia scientifica, sarebbero falsi.

“Dagli atti sono emersi elementi che abbiamo ritenuto di notevole gravità. Ecco perché è stato deciso di eseguire il provvedimento di fermo nei confronti di Massimo Ciancimino»,lo ha detto il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, che anzi ha aggiunto:«sono emersi dati oggettivi risultati convincenti».

 

La decisione è stata presa dopo che la Procura di Palermo ha avuto consegnata la perizia della Polizia scientifica su alcuni documenti consegnati nei mesi scorsi da Ciancimino peraltro, come già ricordato, superteste presso la stessa Procura palermitana.

«E’ emersa – dice ancora Messineo – la sovrapposizione del nome di De Gennaro estrapolato da un documento e sovrapposto su un altro documento il nome di De Gennaro è la interpolazione dello stesso nome su un altro documento».

 

Perché, qualcuno potrebbe chiedersi, giungere fino all’arresto di uno che è super testimone della stessa Procura?

Perché poi aver timore della fuga? Infatti, il provvedimento è stato eseguito d’urgenza senza attendere la firma del gip (giudice per le indagini preliminari).Il motivo lo si trova nel provvedimento dei magistrati:«In tal senso depone la circostanza più volte riferita dallo stesso Ciancimino della sua disponibilità di dimore all’estero oltre che di ingenti mezzi finanziari tali da consentirgli in brevissimo tempo, ove messo a conoscenza degli elementi acquisiti a suo carico, di darsi alla fuga».

 

Notizie come queste, penso, possono provocare sconcerto e smarrimento: dove sta la verità? E soprattutto, allora: chi dice la verità?

Personalmente non mi sono mai appassionato ai racconti del giovane Ciancimino e ai “pizzini” del vecchio Ciancimino. E non perché non ritenessi opportuno e giusto cercare di fare luce sulla eventuale trattativa tra Stato e mafia. No, certamente! Ma perché bisogna avere il coraggio e la voglia di distinguere il piano della verità giudiziaria (che ha i suoi tempi, ma anche i suoi intoppi e i suoi imprevisti e inquinamenti) dal piano della verità civile. In buona sostanza, se da un lato è bene lasciare lavorare i magistrati su un tema cosi delicato come l’eventuale trattativa tra Stato e mafia e non caricarla di aspettative, magari tirando la giacchetta da destra o da sinistra, è altrettanto importante occuparsi e a tempo pieno della ricostruzione della nostra nazione, lavorando per ri-generare la politica., per liberare, brano a brano, la società dalla mala pianta.

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