L’arcobaleno oltre le sbarre/4

Si conclude con quest'ultima puntata un viaggio che ha dato speranza a decine di detenuti. L'impegno quotidiano dei due protagonisti, però, continua
Arcobaleno oltre le sbarre

Una volta, uscendo dalla messa, Maria e Tonino si sono imbattuti in un amico magistrato. Aveva premura di dir loro: «A questo uomo di Frascati, arrestato in questi giorni e di cui parla la cronaca, è accaduta una disgrazia. Vedete di scendere a Rebibbia per andarlo a trovare e farlo lavorare all’interno del carcere. Se potete andate a trovare anche i suoi figlioli. Poi occorre un buon avvocato e molta pazienza».
 
Siccome Tonino ancora lavorava, era di sabato che andava in carcere e ricorda: «Ho incontrato dapprima i cappellani: erano cinque frati conventuali, di cui quattro già anziani. Sono diventato a poco a poco loro amico e ci siamo occupati di trovare un lavoro per il detenuto di Frascati nei servizi di pulizia del carcere. I frati mi hanno procurato anche il permesso di andarlo a trovare. In questo carcere ho visto tantissimi giovani. Mi è stato detto che erano circa 1.500. Una suora volontaria mi ha detto: “Antonio, qui dentro entrano carrelli di stampa pornografica”. Sono tornato a casa con questo pensiero e sulla piazza principale ho incontrato il parroco di Monte Porzio Catone, un mio vecchio amico. E a lui ho confidato subito la mia perplessità. Mi ha risposto: “Quello che hai detto a me, vieni a dirlo domenica prossima, così da raccogliere offerte per inviare Città Nuova ai carcerati”».
 
Questa risposta ha aperto un nuovo capitolo nell’avventura di Maria e Tonino che, da oltre vent’anni, senza sosta, girano le parrocchie di mezza provincia di Roma per sensibilizzare i parroci e le persone al problema delle carceri, raccogliendo fondi che utilizzano per abbonamenti a varie riviste, ma anche per Bibbia e Vangeli, molto richiesti dai detenuti.
 
Gli anni passano e Maria e Tonino, pur essendo giovanissimi dentro – lo si percepisce dai loro occhi sempre sorridenti e accesi –, incominciano ad aver sempre più bisogno di allargare la cerchia degli uomini di buona volontà che li affianchino in questa avventura, che per loro è solo uno dei modi di amare l’umanità. Ma non rinunciano ai rapporti come quello con una detenuta del carcere di Paliano – dove tutto è iniziato – che è stata trasferita al femminile di Rebibbia.
 
Maria conclude: «Ci ha chiamato insistentemente e siamo andati a trovarla nel carcere femminile. Ci ha fatto impressione vedere tante giovani – circa 450 – rinchiuse. Anche qui si nota un divario enorme tra l’essere donna in carcere e fuori. Tra loro vi è un cappellano malato di cuore e tre suore. Tra queste giovani c’è stata segnalata anche una ragazza di appena 22 anni, Flaminia, che stiamo seguendo per corrispondenza. Entrando nel reparto femminile, in contatto con ragazze nella morsa della droga, abbiamo capito che bisogna fare molto, ma è utile anche pregare».
 

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