L’amore prima di tutto

Parlare ad una grande manifestazione non sempre è facile: l'emozione sale e si rischia di non dire niente. Non per questo si smette di amare. Ne sa qualcosa Jorge dall'Argentina e ce lo racconta nel libro Una buona notizia
Argentina
Il Vangelo è la perla preziosa nel campo del cristiano, la luce messa sul moggio per illuminare l'esistenza umana. «In questo tempo di crisi – scrive il presidente dei Focolari Maria Voce nella prefazione di Una buona notizia. Gente che crede gente che muove –, i cristiani scoprono in maniera nuova di essere debitori di questo tesoro ai propri contemporanei». Lo sanno i tanti testimoni del Vangelo, i protagonisti delle buone notizie dal mondo raccontate in questo libro giunto al suo terzo appuntamento della rubrica. Tra questi c'è anche Jorge, il protagonista di una storia che ci giunge dall'Argentina…

«Faccio parte di una comunità di cristiani impegnati a vivere il Vangelo nel quotidiano. Un giorno mi chiesero di parlare a una grande manifestazione, organizzata nel teatro più famoso della nostra città, davanti a un migliaio di persone, sull’amore cristiano secondo il comandamento di Gesù, e su come metterlo in pratica. Avevo tutto il tempo. Decisi che il sabato precedente la manifestazione l’avrei dedicato a preparare l’intervento. Il sabato mattina, come da programma, mi metto al lavoro.


«Ma subito un imprevisto: qualcuno suona al citofono. È un amico che abita lontano, forse passava di qui – penso –

e viene a farci visita. Lo accolgo con gioia, sarà questione di poco, poi mi rimetterò a preparare il mio discorso. Ma

dopo un po’ capisco il motivo della sua venuta: ha fatto tanti chilometri apposta per parlare con me, ha un sacco

di problemi al lavoro e purtroppo anche in famiglia. Capisco che Dio mi mette accanto questa persona perché io la

ami e la ascolti fino in fondo. Stiamo insieme una giornata intera, parliamo, ci confrontiamo, cerchiamo soluzioni. La

sera se ne va felice perché ha rivisto tutti i suoi problemi da un’altra ottica, gli sembra che ora sia tutto risolvibile.


«Solo allora mi rendo conto che non ho ancora preparato la mia conversazione. Il tempo stringe. Ma penso: domani,

domenica, mi alzo presto, mi concentro, preparo il mio intervento e poi di corsa al teatro. E infatti, il giorno dopo,

mi alzo di buon mattino. Mi siedo alla scrivania, cerco di farmi venire delle idee. Ma di nuovo un imprevisto. Passa

un giovane amico, dal tono di voce capisco che qualcosa non va. Mi interesso a lui, al suo problema. Lui mi apre il

suo cuore, mi racconta una situazione difficile che sta vivendo all’università. Ne parliamo a lungo, alla fine troviamo

anche la soluzione. Quando ci salutiamo il suo tono è diverso, è sereno.


«Guardo l’ora, s’è fatto proprio tardi. E io non ho preparato ancora nulla! Ho solo pochi minuti, scrivo su un foglio alcuni

pensieri. Corro al teatro. Come sarà? Quando arriva il mio momento, prendo in mano il microfono. Non so ancora

da dove cominciare. Guardo quei volti, in prima fila. Ci sono anziani, giovani, anche bambini. Devo parlare loro

dell’amore cristiano. Anche qui, prima di tutto, devo amare. Comincio a dire qualcosa, avverto che ciò che dico

viene accolto profondamente. Le parole mi salgono dal cuore, l’ascolto è pieno, l’atmosfera di grande attenzione.

È passato tanto tempo da allora, ma ancora ricordo gli effetti di quella conversazione, una delle più riuscite della

mia vita».


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