L’abbraccio tra copto-ortodossi e cattolici

Francesco e Tawadros

Il 10 maggio 2013 rappresenta, per le Chiese cattolica e copto ortodossa, una svolta storica. Papa Tawadros, a cinque mesi dalla sua elezione ad autorità suprema dei copti-ortodossi, fece visita a papa Francesco, eletto da poco più di due mesi. Il vescovo di Roma, come Francesco ha voluto definirsi fin dal primo momento, accolse l’ospite sulla soglia di Santa Marta dove, da poco, aveva deciso di stabilirsi, rinunciando ai tradizionali appartamenti papali.

 

Ma quel 10 maggio aveva anche un sapore storico: erano trascorsi 40 anni, infatti, dalla prima visita di Papa Shenouda III a Papa Paolo IV. Un giorno, quindi, dove storia e presente delle due chiese si incontrarono grazie a due uomini che da poco erano apparsi alla loro guida e che avrebbero tracciato vie nuove.

 

Fu proprio durante quell’incontro che il Patriarca copto ortodosso propose al vescovo di Roma di considerare il 10 maggio come festa dell’amicizia fra le due Chiese. In questo spirito, il secondo anniversario dell’incontro fra Tawadros e Francesco, si è celebrato il 7 giugno 2015, presso il Centro Culturale dei gesuiti ad Alessandria (Egitto), sotto il patrocinio del Patriarca Copto Cattolico, Ibrahim Ishak, con la presenza del Papa Tawadros, accompagnato da 8 vescovi copti ortodossi, 5 sacerdoti con incarichi importanti e alla presenza del Nunzio apostolico, Bruno Musarò e del vescovo latino, Adel Zaki.

 

Erano presenti anche un centinaio di religiosi, religiose e sacerdoti cattolici. Dopo un momento di preghiera, con letture e canti, si sono ripercorse, attraverso un documentario, le varie tappe dello storico incontro fra le due Chiese. Nel suo saluto, il Nunzio ha detto che “la vera amicizia ci riporta al mistero di Dio che è comunione, relazione e dono. …l’amicizia richiede dedizione. Per fortuna abbiamo due personaggi, Sua Santità Papa Francesco e Sua Santità Papa Tawadros II, che vogliono dedicare le loro forze per la costruzione di questa amicizia”.

 

Papa Tawadros ha spiegato che i rapporti fra le due Chiese sono ormai su un piano diverso da quello che le ha caratterizzate nel passato. L’indirizzo di Tewadros, infatti, ha subito mostrato un fraterno e sincero affetto per Papa Francesco, ed ha espresso la convinzione che “il mondo oggi ha fame e sete dell’amore concreto. L’unità tra le Chiese ha bisogno di eroi della fede”.

 

Tawadros ha puntualizzato tre aspetti essenziali come vie per raggiungere l’unità piena. E’ necessario avere prima di tutto una mente aperta: ha quindi chiesto a tutti i presenti di pregare ogni giorno chiedendo a Dio di concedere a ciascuno una mente aperta sul modello di Cristo nel rapporto con la samaritana e con il ladrone in croce. È tuttavia necessario anche un cuore largo, capace di andare costantemente al di là della “lettera”. A questo proposito si è riferito all’incapacità di molti uomini di legge, ai tempi di Gesù, di superare le limitazioni giuridiche per apprezzare le opere, e soprattutto i miracoli, di Cristo. Infine, Tawadros si è soffermato sulla necessità di avere una umiltà di fondo capace di salvaguardare i doni e le grazie concessi da Dio.

 

Il papa copto-ortodosso ha colto l’occasione per ricordare con commozione l’incontro con il vescovo di Roma e si è detto toccato dall’umiltà di Papa Francesco. I gesti semplici di Bergoglio – come l’accoglienza alla porta di Santa Marta e la sua umiltà cordiale – sono rimasti impressi nel leader della Chiesa copto ortodossa al punto di ripetere varie volte: ”Questo giorno dobbiamo festeggiarlo ogni anno!!”

 

A Tawadros ha fatto eco il Patriarca latino Ibrahim Ishak che ha sottolineato come sia richiesto ad ogni cristiano di essere testimone dell’amore. Ha, poi, aggiunto che Dio ha mostrato questa strada scegliendo proprio Papa Francesco e Papa Tawadros, capaci di testimoniare questo amore davanti agli uomini e alle donne di questo tempo.

 

Il valore del momento vissuto ad Alessandria era evidente nella reazione quasi incredula dei partecipanti, che sono poi stati salutati personalmente da Tawadros. La giornata ha coniugato l’ecumenismo dell’amicizia e dell’abbraccio, tanto caro a Francesco, con quello del sangue, reso presente dalla dolorosa realtà del martirio subito in Libia qualche mese fa da egiziani ed etiopici.

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