La verità di Yarmuk

La carneficina perpetrata dall’Isis nel campo profughi palestinese dice che non siamo in presenza di una “guerra di religione”
strage isis

Ogni giorno, ormai, abbiamo il nostro carico di dolore, odio, sangue e lacrime da prendere sulle spalle. Quest’oggi, due notizie di emergenza umanitaria: la conquista quasi totale da parte dei miliziani dell’Isis del campo profughi palestinese di Yarmuk, ad appena otto chilometri dalla capitale siriana Damasco; e la gravissima situazione creatasi ad Aden, in Yemen, dove più forte è l’attacco aereo portato dalla coalizione araba capeggiata dall’Arabia Saudita contro gli sciiti houthi.

Queste due drammatiche notizie richiamano l’attenzione internazionale per la gravità delle condizioni di decine di migliaia di civili inermi. Ma servono anche a smentire i profeti di sventura che negli ultimi giorni, strumentalizzando l’attenzione posta da papa Francesco sulla situazione di tanti cristiani perseguitati, parlano apertamente di una “guerra di religione”, conseguenza di un altrettanto ipotetico “scontro di civiltà” tra Occidente e Islam. Non c’è nessuna guerra di religione in corso: i fanatici dell’Isis stanno ammazzando a Yarmuk altri musulmani, che la pensano diversamente da loro. La pazzia dei seguaci del Califfato è semplicemente una bestialità che va fermata, come ha chiesto lo stesso Bergoglio. E in Yemen si assiste ad una guerra tra sciiti e sunniti per la conquista del potere nel Paese della penisola arabica. Null’altro. Musulmani contro altri musulmani. La religione non c’entra nulla in tutto ciò.

Giovanni Paolo II evitò l’amalgama che veniva fatta tra cristianità e Occidente nel 2003, quando condannò fino all’ultimo istante l’intervento degli Usa e dei suoi alleati in Iraq, con la forza e il coraggio che gli erano propri. Oggi di nuovo va ribadita la netta distinzione che esiste tra Occidente e cristianesimo. I cristiani sono ovunque. Punto. Vanno denunciati i soprusi che li colpiscono, con forza e coraggio, senza esitazioni, ma non va demonizzato nessun credo, non vanno contrapposte le religioni. Casomai le politiche, le strategie militari ed etniche dei singoli Paesi.

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