La terza guerra mondiale: cifre agghiaccianti

Guerre

Di terza guerra mondiale si è cominciato a parlare alla fine del secondo conflitto. Negli anni della Guerra Fredda si è sfiorato a più riprese un nuovo scontro del tipo di quello che si era concluso nel 1945. E le varie crisi degli anni sessanta (Cuba soprattutto) hanno portato l’umanità a un passo dalla catastrofe e a più riprese.

 

Era difficile, comunque, arrivare a prevedere uno scenario come quello attuale che, ormai da più parti, viene definito il vero terzo conflitto mondiale. È uno stato di guerra a cui il genere umano non era abituato e che si presenta per la prima volta con queste modalità sulla scena mondiale: forte elemento terroristico, sventagliamento di conflitti sulla mappa del mondo, la maggior parte per motivi etnici o retaggi storici mai metabolizzati, ma spesso con una patina religiosa fuorviante.

 

Papa Francesco a più riprese ha sottolineato questo stato di cose, sottolineando come si stia combattendo una guerra globale a pezzi.

 

Sebbene non da tutti approvato, l’esame di Bergoglio è confermato da quanto, negli ultimi giorni, è stato pubblicato dall’International Institute of Strategic Studies, – Istituto Internazionale di studi strategici (IISS). Si tratta di un istituto di ricerca britannico (o think tank) nel campo degli affari internazionali con sede a Londra.

 

Da quanto l’Iiss ha recentemente pubblicato risulta chiaramente che è tutto il globo ad essere minacciato dalla guerra o, meglio, dalle guerre: dall’America Centrale all’Africa centrale, orientale e settentrionale, ma anche il Medio Oriente e l’Asia del Sud e del sud-est devono fare i conti con conflitti vari.

 

I dati sono, di fatto agghiaccianti: nel 2014 sono state 180 mila le vittime per conflitti combattuti in diverse parti del mondo. Il numero più alto delle vittime è quello della Siria – circa 70 mila uomini e donne e molti bambini -, mentre gli sfollati a causa di conflitti sono di poco inferiori alla popolazione del nostro Paese: 50 milioni di persone. Si tratta della cifra più alta dopo la Seconda Guerra Mondiale.

 

Secondo l’Iiss, solo il conflitto siriano ha causato 3,4 milioni di profughi, 1,4 dei quali negli ultimi 12 mesi. In totale, l’incremento delle vittime a causa delle guerre è salito negli ultimi due anni del 60%.

 

Nel 2012, infatti erano stati 120 mila persone a perdere la vita a causa di scontri fra diverse fazioni. Questo nonostante, i conflitti siano diminuiti, secondo l’istituto britannico, dai 63 del 2008 ai 42 del 2014. Tuttavia, violenza e sofisticazione d’armi sono cresciuti.

 

L’istituto, fra l’altro, ha evidenziato come le guerre jihadiste nel mondo arabo, compresi gli attacchi dello Stato islamico a insediamenti come Mosul e Tikrit, abbiano avuto un ruolo importante nell’incremento mondiale delle vittime.

 

Un altro fattore di aumento di perdite di vite umane, soprattutto civili inermi ed incolpevoli, è legato a combattimenti ed attacchi di centri urbani e di città, ha dichiarato Nigel Inkster, direttore degli Studi sulle minacce internazionali e rischio politico dell’Iiss,: “i conflitti avvengono sempre più spesso dentro le città, e per definizione favoriscono quindi un maggior numero di perdite civili”.

 

A ruota della Siria, nel 2014 è stato l’Iraq ad annoverare il più alto numero di vittime (18mila), mentre al terzo posto si trova il Messico per guerre interne tra bande rivali (15mila). In Afghanistan ci sono state 7.500 vittime; in Ucraina 4.5000. Nonostante questi numeri, Inker afferma che “il ritratto del 2014 è contrastante, perché ci sono promettenti segni di speranza di miglioramento, anche se i livelli di violenza rimangono alti”.

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