La tentazione del potere

Leggere il Vangelo dalla periferia del mondo. Il contributo sulle letture domenicali di padre Armando Ceccarelli, gesuita e parroco a Tirana, in Albania.
potere

Il cammino quaresimale inizia puntualmente ogni anno con la prova della tentazione con due episodi contrapposti, agli antipodi della storia religiosa dell’umanità: Adamo e Gesù. Ambedue sono stati sottoposti alla prova e dalla loro scelta sono seguiti due tronconi di storia, di decadenza dal primo e di redenzione dal  secondo.

            Se non solo Adamo, ma anche Gesù è stato tentato, significa che la tentazione è un’esperienza necessaria per la crescita dell’uomo e per la sua maturità. Essa rappresenta la possibilità di scegliere ed è la prova più chiara che l’uomo è un essere libero. Ogni tentazione è una scelta tra due piaceri seducenti o tra due necessità. Per l’uomo vivere è scegliere tra un bene apparente e un bene reale maggiore.

            Di conseguenza siamo invitati ad essere vigilanti, perché ad ogni passo della vita siamo davanti ad un bivio tra due cose buone che non hanno lo stesso peso e lo stesso valore. Spesso la nostra vita va per automatismi, senza nemmeno vedere la necessità di scegliere. Oggi siamo avvertiti di non accontentarci di  quello che viene, e di cercare il bene maggiore possibile nella libertà. Dio non ha creato l’uomo come un servo che faccia il bene sotto comando, ma che sia libero di scegliere, restando nel rapporto filiale con Lui.

            Ciò che sorprende nei due racconti biblici è che la tentazione non ha per oggetto azioni chiaramente cattive o contro Dio – si scoprirebbe troppo facilmente – , si limita a proporre scelte di buon senso, senza nemmeno nominare Dio, indica la cosa più pratica che si può fare in una necessità. Dio è il terzo assente.

Per Adamo ed Eva “diventare come Dio” non è la tentazione, è la loro vocazione perché sono già “ad immagine e somiglianza con Dio”. La tentazione si aggancia sul modo di realizzare ciò a cui sono chiamati, deviandolo dal modo divino a quello umano di avere “tutto e subito” senza interpellare Dio. Così l’uomo, caduto nell’inganno, si trovò a non essere né come Dio, né come uomo padrone di sé, esposto alle dinamiche della sua nudità.

            Cosa ci rivela Gesù sottoponendosi alla tentazione?

            Nel Battesimo al Giordano egli è stato appena proclamto Figlio di Dio e l’Inviato del Padre. Nel digiuno prolungato dei 40 giorni, sperimenta la fame. E nel deserto ci sono solo pietre. Pietre e pane, quale migliore soluzione di questa! “Gli uomini hanno bisogno di pane – dice il tentatore astuto -, se mostri loro che hai questo potere, li avrai tutti con Te. Essi vogliono il pane ogni giorno e, soprattutto, lo vogliono dalle mani di un altro, invece di guadagnarselo”. Quanto è attuale oggi tutto ciò. Il primo problema dell’uomo è il cibo e tutto, anche la crisi economica mondiale, concorre a che non si pensi ad altro.  

“Non di solo pane vive l’uomo”. Anzi di solo pane l’uomo muore. Riducendo tutto ai beni materiali e alla fame di pane, si rischia di lasciar fuori la sete più importante che è la fame di eternità. “L’uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Dt 8, 3). Da lì sono sgorgate la luce, il cosmo e tutta la vita. L’uomo stesso, che vive respirando, non dimentichi di avere in sé il respiro di Dio che lo creato. Se Gesù cedesse alla tentazione sarebbe ancora l’inviato e il Messaggero del Padre?

Il tentatore continua con la tentazione del pinnacolo del Tempio: “Fa’ un bel miracolo spettacolare, gettandoti giù e quel Dio, in cui ti credi tanto, ti manderà angeli in volo per salvarti. Gli uomini, più che Dio, vogliono i miracoli di Dio, più che Dio che dona se stesso, cercano i suoi doni”. E’ la tentazione di chi del Regno di Dio cerca solo l’apparenza e l’efficenza senz’anima. Chi cade in questa tentazione può fare anche cose grandi e spettacolari, ma senza nominare mai il nome di Dio, anzi pretendendo da Lui una benedizione mai invocata. Ne segue il culto della personalità, che dura quanto un fuoco di paglia. A forza di “fare del bene” senza cercare se questo è voluto da Dio, si finisce per strumentalizzare Dio per i propri desideri. Gesù dichiara che questo è tentare Dio e non si deve mai fare. Se il bene non è voluto da Dio, è un inganno.

 Infine l’ultimo argomento di buon senso del tentatore: “Se tu sei venuto per cambiare il corso della storia non puoi partire da niente, facendoti servo. Hai bisogno di mezzi e di potere per risolvere i problemi degli uomini. Con la croce non risolvi niente, perché sarà una croce in più, aggiunta a tutte le croci della storia. Io ho il potere nel mondo; alléati con me!”.

Gesù vede chiaro che il potere è solo illusione. Tutta la storia lo conferma con la serie infinita di poteri che si sono susseguiti uno dopo l’altro, ma mai si è verificato che un potente abbia reso liberi i suoi sudditi. Per questo Cristo si fa servo di tutti, ma senza nessun padrone, se non il Padre celeste. “Adorerai solo il tuo Dio!”

            Egli è per vocazione e per identità eterna colui a cui fanno capo tutte le cose del cielo e della terra, ma accetterà il potere su tutto (Mt 28, 18) e “di avere in tutto il primo posto” (Col 18-20) solo quando lo riceverà dalla mani del Padre, per ora sta attento a non discostarsi dal piano divino, che è servizio e croce.

Il cammino quaresimale appena iniziato prende tutto il suo significato cristiano se si pone sulle orme di Gesù, nostro capofila e nostro modello per le scelte sulla via di Dio.

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