La tenerezza di Dio

La possibilità di gesti concreti che facciano sperimentare la novità del Vangelo. Le aperture di papa Francesco per il Giubileo che è sempre più alle porte
giubileo

In questi giorni una persona mi ha parlato di una sua amica che è in un profondo stato di depressione: è andata a confessarsi per aver commesso un aborto e il sacerdote l'ha assalita duramente, accusandola  di aver soppresso una vita. Questa donna ha chiuso con la Chiesa. Fosse andata a confessarsi da papa Francesco, probabilmente non sarebbe depressa.

Francesco ha pubblicato oggi una lettera nella quale tratta di alcuni aspetti del Giubileo della misericordia, a partire dal principio che «il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a toccare con mano la sua tenerezza […] che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso».

Il papa si muove su due versanti: in primo luogo dicendo ai malati immobilizzati che possono ricevere l'indulgenza restando in casa, offrendo le loro sofferenze. In secondo luogo, si rivolge ai carcerati, annunciando loro che il Giubileo è una grande amnistia nella misura in cui, «avendo preso coscienza dell’ingiustizia compiuta, desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società».

Viene quindi al «dramma dell’aborto». In poche parole ne tratteggia le motivazioni, che vanno da una «colpevolezza superficiale», ai casi delle donne che «pensano di non avere altre strade da percorrere», a coloro che portano una «cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa». E ricorda di aver incontrato tante donne in questa situazione. Il Giubileo è occasione per sanare queste cicatrici: il papa dà ai sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato di aborto, chiedendo loro di essere accoglienti, ma, allo stesso tempo, di aiutare chi si confessa a comprendere il peccato commesso e ad intraprendere un percorso di conversione autentica.

Abbiamo già visto i commenti sui giornali davanti a questa lettera del papa! In fondo, non c'è niente di nuovo, se non nel tono, definito da quella «tenerezza che accoglie e perdona» (guardandosi intorno, qui sta la novità). Perché una delle qualità di Francesco è proprio di riproporre il vangelo eterno di Gesù, ma di aiutare a capire che è “vangelo”, cioè, “buona notizia”, non teoria teologica, ma presenza di Dio che ci ama. E questo sconvolge i nostri modi di pensare, i nostri rapporti (davanti a chi ha abortito o si trova in carcere o chi attraversa il Mediterraneo fuggendo dalla violenza…).

A Roma le autorità sono tutte preoccupate per il buon ordine del Giubileo, cosa giusta e doverosa. L'importante però sarà che i pellegrini non vadano solo a lavare “i piatti e i bicchieri”, come diceva il vangelo di domenica scorsa, ma si preoccupino di ritornare con un cuore nuovo.

Infine, papa Francesco mostra un'applicazione inattesa al Giubileo. Si riferisce alle persone che hanno rapporto con i membri della Fraternità Pio X (denominati lefebvriani) e consente loro di ricevere lecitamente e validamente l'assoluzione dai sacerdoti della Fraternità. Una delicatezza e una "porta" aperta, proprio quella del Giubileo.

 

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