La tenacia di Valeria e Emma

Ai mondiali di atletica subito protagonisti Bolt e Mo Farah. Ma arriva da due maratonete azzurre una delle pagine più belle di queste prime giornate
Valeria Straneo

Nonostante l’ennesimo “imprevisto” dell’ultima ora, quello che ha avuto per protagonista la velocista di Trinidad & Tobago Kelly-Ann Baptiste, risultata positiva ad un test effettuato prima dell’inizio dei mondiali, l’atletica leggera, già duramente provata da altri recenti clamorosi casi di doping, sta cercando di rialzare la testa. Lo sta facendo, proprio in queste ore, grazie a tanti atleti provenienti da ogni parte del pianeta che, nelle prime giornate dei campionati del mondo in corso di svolgimento a Mosca, si stanno regalando (e ci stanno regalando) forti emozioni.

Certo, a offrire il maggior contributo nel cercare di far dimenticare gli scandali che hanno colpito negli ultimi tempi questo sport, ci hanno pensato soprattutto due atleti del calibro di Usain Bolt e Mo Farah, i due campionissimi che come da pronostico si sono aggiudicati rispettivamente le prove sui 100 e sui 10 mila metri. A riconciliarci però con il vero significato dello sport, che non è necessariamente quello di battere un record o vincere una medaglia d’oro quanto piuttosto quello di mettersi alla prova cercando di superare i propri limiti (e ogni eventuale ostacolo) per dare il meglio di sé stessi, sono stati anche altri atleti. Sicuramente meno famosi, ma ugualmente capaci di stupire ed emozionare grazie a storie in cui abbondano tenacia e coraggio.

Per noi italiani, in particolare, la gara che sin qui ha offerto più emozioni è stata quella della maratona femminile, vinta da un’altra fuoriclasse dell’atletica internazionale, la keniana Edna Kiplagat. In questa prova, la nostra Valeria Straneo ha compiuto un piccolo capolavoro. Certo, tra i tecnici della nazionale si respirava alla viglia un moderato ottimismo, ma nessuno in fondo osava sperare tanto. In una competizione resa difficilissima dalle condizioni climatiche, caratterizzate da un’elevatissima temperatura (pensate che su 72 partenti alla fine solo in 46 hanno portato a termine la gara), Valeria ha invece stupito tutti, facendo corsa di testa dall’inizio fin quasi alla fine. «Vi giuro che non ho capito cosa sia successo fino al 35° chilometro, quando mi sono voltata e ho visto che davanti eravamo rimaste solo in due», ha dichiarato Valeria all’arrivo, con un sorriso e una semplicità che hanno affascinato tutti.

La Straneo non è certamente molto conosciuta tra gli aficionados di questa disciplina. Questa ragazza piemontese, infatti, è balzata agli onori delle cronache sportive solo nelle ultime stagioni. Prima, era soltanto una delle tante podiste che gareggiano per divertimento, tra un impegno e l’altro, nelle corsette amatoriali del fine settimana. Il suo nome è poi cominciato a rimbalzare tra gli addetti ai lavori in occasione dell’esordio in nazionale avvenuto, agli Europei di cross del 2011, alla soglia dei 35 anni! Roba da non crederci. Frenata per anni da problemi fisici dovuti a un’anemia ereditaria, infatti, la sua vera carriera agonistica è “partita” solo nel 2010, quando nel tentativo di farle condurre una vita normale le fu asportata la milza. E da allora, come per incanto, Valeria ha cominciato a togliersi quelle soddisfazioni che ormai da atleta, mamma anche di due figli, non pensava più di riuscire a raggiungere.

Dopo la brillante prova dei Giochi di Londra dello scorso anno, quando la Straneo terminò la maratona olimpica con un lusinghiero ottavo posto, in questo 2013 Valeria non avrebbe neanche dovuto prendere parte ai mondiali. Il programma iniziale, infatti, era quello di prepararsi al meglio in vista dell’obiettivo, realisticamente più alla sua portata, di ben figurare ai campionati europei del prossimo anno. Invece, a maggior ragione dopo la vittoria nella mezza maratona dei Giochi del mediterraneo, si è deciso di farle fare questa esperienza. Con il cuore, e con un coraggio fuori dal comune, Valeria ha portato così a termine una gara perfetta, conquistando una splendida quanto insperata medaglia d’argento.

Pochi minuti dopo di lei, sul traguardo è arrivata poi la sua amica, e compagna di allenamenti, Emma Quaglia. Anche Emma, medico genovese, non è più una ragazzina (ha trentatré anni). E anche Emma, come Valeria, ha avuto una carriera agonistica piuttosto travagliata. «Puntavo a un piazzamento tra le prime venti, sognavo un piazzamento tra le prime venti, e invece …», ha affermato ancora incredula al termine della maratona. Invece Emma è giunta sesta al traguardo, sesta al mondo (terza considerando solo le ragazze europee), in una specialità normalmente monopolizzata dalle ragazze africane, specialmente keniane ed etiopi. Anche in questo caso, roba da non crederci.

Il sesto posto mondiale è un risultato di grandissimo livello, che non sarà celebrato con grandi titoli sui giornali, ma che per questa ragazza vuol dire davvero tanto. Soprattutto ripensando alla storia difficile che ha saputo mettere alle spalle, ovvero un tumore alla tiroide per cui si è dovuta operare nel 2005. «Sono stati giorni difficili, in quel periodo ero alla ricerca di esempi positivi, e li ho trovati in particolare nella sciatrice croata Janica Kostelic, che era riuscita ad ottenere grandi risultati proprio dopo aver superato la mia stessa malattia. Ora spero di poter essere io, nel mio piccolo, a essere di stimolo per chi sta attraversando un momento simile».

I mondiali di atletica continueranno sino a domenica prossima, portando alla ribalta grandi vittorie, grandi prestazioni tecniche, grandi campioni, ma anche altre fantastiche storie di tenacia e di coraggio. Come quelle di Valeria ed Emma.

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