La speranza è nella reciprocità

“La reciprocità: speranza per la vita di comunità e per l’incontro tra carismi” è il titolo del convegno promosso dal Movimento dei religiosi e dal Movimento delle consacrate, d’intesa con la CISM e l’USMI del Triveneto.
La speranza è nella reciprocità

“La reciprocità: speranza per la vita di comunità e per l’incontro tra carismi” è il titolo del convegno promosso dal Movimento dei Religiosi e dal Movimento delle Religiose dell’Opera di Maria, d’intesa con la CISM e l’USMI del Triveneto (Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), che si è svolto presso la Basilica del Santo a Padova il 25 marzo scorso.

Il convegno di quest’anno è stato uno sviluppo e un approfondimento di quelli precedenti: “Carismi in comunione – Spiritualità di comunione oggi nella Chiesa sull’esempio dei fondatori dell’ottocento veronese” (Verona 2001), “Come concorre la vita consacrata, oggi come ieri, a dare un’anima cristiana all’Europa (Padova 2004) e infine “Dall’individuo alla reciprocità… tra attese e percorsi (Verona 2006).

Questo incontro, al quale hanno partecipato centocinquanta religiose e religiosi di una ventina di Istituti, si collocava dopo il convegno ecclesiale di Verona, “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”, e voleva dare un contributo di riflessione e di esperienze di vita vissuta al convegno (CISM-USMI) che si sarebbe svolto un mese dopo, il 21 aprile, a Monselice sul tema “Cammini di speranza: consacrati e consacrate si interrogano”. 

Dichiararsi l’amore reciproco 

La relazione principale, tenuta da sr. Antonia Moioli, già provinciale delle Suore del Bambino Gesù, è stata seguita con grande attenzione dall’assemblea.

Di particolare interesse l’affermazione: “lo Spirito Santo, in questo tempo, ha fatto irruzione nella famiglia umana con nuovi carismi, da cui sono nati movimenti, correnti spirituali, nuove comunità. Essi fanno seguito alla Sua fantasia creativa, che nei secoli scorsi ha inviato i nostri carismi antichi, oggi chiamati alla comunione, ad essere la Chiesa carismatica, come ci ha indicato Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte”.

Parlando della vita in comunità, la relatrice ci invitava ad “amare ognuno come Gesù lo ama, in un rapporto soprannaturale”. Da ciò l’importanza “della dichiarazione sincera ed esplicita di volersi amare per amore di Dio” e del “patto dell’amore vicendevole, che deve tradursi poi in atti concreti d’amore e deve essere costantemente mantenuto e rinnovato”.

Esso comprende anche un patto “della misericordia, che significa alzarsi ogni mattina guardandosi con occhi nuovi, senza giudizio, in una novità di vita. È una ginnastica per il nostro vivere insieme, ricominciando sempre, nel perdono reciproco, in cui si sperimenta una nuova libertà e si avverte più forte l’impulso dello Spirito in noi. Certi che Dio ci ricrea nel presente, anche noi con il nostro perdono dobbiamo permettere all’altro/a di ricominciare, dimentichi del passato, in una novità di vita”.

Un feeling particolare si è stabilito con i partecipanti che faceva percepire come attualizzato questo patto d’amore vicendevole tra ascoltatori e relatrice, le cui parole penetravano come una luce che illumina il cuore e la mente.

Sono seguite quattro testimonianze sulla vita di comunità e di comunione con gli altri carismi. Sr. Antonietta Urdì sfp ha donato i frutti di reciprocità nati dall’amore a Gesù crocefisso e abbandonato nella difficoltà di relazione con una consorella.

Andrea Panont ocd ha offerto un’esperienza di perdono in un caso di calunnia e della misericordia esercitata nel quotidiano della vita di comunità.

Luciano Biceg sx ha raccontato l’esperienza di collaborazione tra nove Istituti missionari di Vicenza, fondata sull’amore per la congregazione dell’altro come per la propria, che ha dato frutti vocazionali ed è stata indicata dal Vescovo come modello per tutta la diocesi. 

Francescani uniti 

Forte l’esperienza vissuta da Camillo Bianchin ofm, in occasione dell’arrivo a Treviso del Crocefisso di San Damiano. Dopo aver raccontato la sua motivata contrarietà ad assumersi la responsabilità dell’iniziativa, cui era seguito un momento intenso di grazia, egli ha proseguito: “Con un bisogno non più trattenibile rispondo a Gesù: ‘Mi occuperò io, per primo, della Tua venuta a Treviso, sposterò tutti i miei impegni pastorali, mi aiuterai Tu a cavarmela’.

Detto il mio sì, come per incanto, spariscono pesi e difficoltà, miei e della comunità. In un attimo, e con una chiarezza che mi sorprende, mi ritrovo dentro il possibile programma della settimana. Lo sottopongo alla mia comunità che lo condivide interamente e mi sprona ad attuarlo. Lo comunico pure ai religiosi di vari ordini con cui mi incontro regolarmente, che mi incoraggiano.

L’idea centrale è: unirci insieme tutte le sette componenti francescane della città, maschili e femminili, religiose e laicali, per fare del passaggio del Crocifisso di San Damiano un dono alla chiesa e un segno per la città, giacché per tutti Egli ha dato la vita. È la prima volta che avviene e tutti vi aderiscono con vivo interesse.

Propongo per il nostro rapporto fraterno di accogliere e lasciarci guidare solo dalle idee che tra noi raggiungono l’unanimità. A questo criterio adottato rimaniamo fedeli nei vari incontri effettuati per preparare il programma e gli aspetti organizzativi della settimana.

Ci rechiamo dal Vescovo che, sorpreso di vedere tutte le componenti francescane insieme, plaude all’iniziativa e ci offre utili suggerimenti per attuarla. Così pure il Sindaco ci concede volentieri il patrocinio del Comune e varie collaborazioni.

Il Crocifisso di San Damiano viene accolto dapprima alla Cattedrale, gremita, dal Vescovo e dal Sindaco e sosta nei giorni seguenti in varie chiese e luoghi della città. Nella settimana vede affluire varie migliaia di persone: scuole, parrocchie, giovani, persone di ogni genere, anche nelle veglie notturne. E chiese, teatro, ospedale, palestra hanno registrato un tutto esaurito.

Una partecipazione che ha dapprima sorpreso, poi commosso e infime travolto le previsioni dello stesso comitato francescano promotore: un bellissimo riflesso del ‘quando sarò innalzato da terra, tutti attirerò a Me’.

Allo spettacolo su ‘Francesco e il Crocifisso di San Damiano’ ci sono circa 1500 giovani. Con il centinaio di giovani attori dello spettacolo chiediamo insieme al Signore che tutti i partecipanti provino la gioia dell’incontro con Lui crocifisso e risorto.

E così é, anche nella chiesa affollatissima dell’ultimo giorno: un clima soprannaturale di profonda esultanza è in tutti. È viva in molti l’impressione che Lui stesso per tutta la settimana abbia offerto il Suo spettacolo dono a tutti.

Il mio stesso desiderio di organizzare questa settimana per esprimerGli la mia riconoscenza me lo ritrovo dentro esaudito a dismisura per le meraviglie che ha operato: persone che ritrovano la fede, molte confessioni dopo anni di abbandono della chiesa, cambiamento di molti cuori e gioia moltiplicata.

Unanime alla conclusione è il desiderio del Comitato interfrancescano promotore: ‘Abbiamo fatto un’esperienza unica di fraternità: non possiamo più camminare, isolati, come prima’. E un altro aggiungeva: ‘Se non ci saranno date altre occasioni, inventeremo un segno per camminare uniti: veramente speciale è stato quello che ci ha dato di vivere’.

Proprio alcuni giorni fa ci è giunta la nuova occasione: celebrare insieme il centenario della Rifondazione della Provincia Veneta dei Frati Minori Conventuali e della loro presenza a Treviso. Il desiderio è già unanime: la prepareremo e la vivremo insieme, uniti, coinvolgendo e partecipandola alla città”. 

Siamo Chiesa 

Dopo le testimonianze, è seguito un dialogo nel quale si sono approfonditi alcuni aspetti del tema ed è venuto in evidenza come la spiritualità di comunione sia il dono di Dio, il kairòs per l’oggi. Lo confermano alcune risonanze espresse al termine del convegno.

“È stato importante per me comprendere come la spiritualità di comunione si può armonizzare con la propria, che la spiritualità dell’unità è come quella luce che entrando nel prisma del carisma di ogni famiglia religiosa fa sì che si possa ravvivare la colorazione carismatica propria”.

“Mi ha colpito l’espressione ‘passare dall’individualismo alla reciprocità’ e la necessità di lavorare insieme tra sorelle e fratelli di Istituti diversi facendoci dono reciprocamente in uno scambio reciproco e cordiale senza paura di perdere qualcosa o che venga meno il proprio carisma, al contrario perché sia rafforzato. Siamo chiesa, ci siamo donati allo stesso Signore e siamo animati dallo stesso Spirito”.

“In questo convegno ho scoperto una novità, un ideale di vita che mi attrae e al quale voglio tendere”.

I presenti sono ritornati nelle proprie comunità contenti e incoraggiati a proseguire il loro cammino, mettendo a base della loro vita il comandamento nuovo di Gesù.

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