La solidarietà dei sardi alla prova immigrati

Sbarcati a Cagliari 700 tunisini. La stampa aveva parlato di invasione adesso titola sull’accoglienza concreta messa in moto dalla popolazione locale
cagliari immigrati

Mentre i grandi della Terra continuano i loro personali braccio di ferro sulle vicende del Nord Africa e l’Europa fa spallucce di fronte al dramma di centinaia di persone, loro malgrado vittime di scelte politiche discutibili, a Cagliari i sardi stanno mostrando il loro vero volto.

I 700 tunisini, arrivati due giorni fa al porto del capoluogo, dopo aver lasciato Lampedusa e aver viaggiato tre giorni in modo tutt’altro che confortevole – stipati a terra nel garage del traghetto-, ora sono sistemati in una vecchia caserma dell’aeronautica alla periferia occidentale della città. È lì che sono stati convogliati generi di conforto, vestiario, scarpe e qualche uovo di Pasqua, nonostante la festività non appartenga alla tradizione islamica.

 

Spontaneamente i cagliaritani e non solo loro, hanno deciso di venire incontro alle necessità di queste persone, fuggite da un paese dilaniato da una rivoluzione gentile, ma che porta in se gli strascichi di una vera e propria guerra.

Il via vai è continuo ed anche le forze dell’ordine, 70 persone a turno (insufficienti secondo i sindacati di Polizia), che controllano gli immigrati, lasciano fare, in fondo anche sotto la divisa c’è sempre un uomo o una donna, e anche nei nuovi arrivati c’è lo stesso riflesso di umanità. A dare man forte, il mondo del volontariato e le organizzazioni caritative, in primis la Caritas.

Dopo i titoloni dei giorni scorsi anche la stampa locale, che aveva parlato di una «invasione di tunisini sull’Isola», ha decisamente virato di 180 gradi, raccontando della solidarietà fattiva dei sardi, perché di fronte all’evidenza di uno stato di necessità non si poteva fare altrimenti.

Ci si è poi messa di mezzo la rete con i social network, che ha visto la creazione di una pagina apposita su Facebook che invitava a donare quanto ciascuno poteva. La solidarietà ha così preso forma e in poche ore è stato organizzato un punto di raccolta nella sede regionale della CIGL a pochi passi dal centro provvisorio di accoglienza.

Nelle ultime ore anche alcuni parlamentari hanno fatto visita al centro e alla Questura del capoluogo dove sono iniziate le pratiche per il riconoscimento di un permesso temporaneo atto al trasferimento in area Schengen.

 

Gli immigrati, per lo più giovani, parlano attraverso il filo spinato raccontando di un viaggio da incubo. Il primo dalla Tunisia a Lampedusa e poi il secondo con tutti i disagi patiti sul traghetto Catania che per tre giorni li ha portati in giro per il Tirreno, fino all’arrivo a Cagliari, dove: «abbiamo trovato ad attenderci la grande generosità dei sardi».

Una storia di solidarietà diffusa, che racconta cosa una terra dove manca il lavoro (44% il tasso di disoccupazione giovanile che proprio in questi giorni certificato la Confederazione nazionale artigianato e piccola impresa), con decine di vertenze aperte, operai in occupazione o attendati sotto i palazzi della politica, pastori che cercano riposte ai loro bisogni, sa fare. Qui, dove forse si ha maggiore consapevolezza di ciò che significa non avere molto, anzi a volte non avere nulla, è forte il desiderio di condividere quel poco che si ha.

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