La scoperta della filosofia

Per compiere gli studi di eloquenza Agostino si trasferisce a Cartagine. La lettura del trattato ciceroniano, l’Ortensio, gli rivela la necessità e l’utilità della filosofia. il racconto di questa scoperta nel diario de Le Confessioni
Alessandro Preziosi legge Agostino

4. 7. Fu in tale compagnia che trascorsi quell’età ancora malferma, studiando i testi di eloquenza. Qui bramavo distinguermi, per uno scopo deplorevole e frivolo quale quello di soddisfare la vanità umana; e fu appunto il corso normale degli studi che mi condusse al libro di un tal Cicerone, ammirato dai più per la lingua, non altrettanto per il cuore. Quel suo libro contiene un incitamento alla filosofia e s’intitola Ortensio. Quel libro, devo ammetterlo, mutò il mio modo di sentire, mutò le preghiere stesse che rivolgevo a te, Signore, suscitò in me nuove aspirazioni e nuovi desideri, svilì d’un tratto ai miei occhi ogni vana speranza e mi fece bramare la sapienza immortale con incredibile ardore di cuore.

Così cominciavo ad alzarmi per tornare a te. Non usavo più per affilarmi la lingua, per il frutto cioè che apparentemente ottenevo con il denaro di mia madre: avevo allora diciotto anni e mio padre era morto da due; non per affilarmi la lingua dunque usavo quel libro, che mi aveva del resto conquistato non per il modo di esporre, ma per ciò che esponeva.

– 8. Come ardevo, Dio mio, come ardevo di rivolare dalle cose terrene a te, pur ignorando cosa tu volessi fare di me. La sapienza sta presso di te, ma amore di sapienza ha un nome greco, filosofia. Del suo fuoco mi accendevo in quella lettura.

Taluno seduce il prossimo mediante la filosofia, colorando e truccando con quel nome grande, fascinoso e onesto i propri errori. Ebbene, quasi tutti coloro che sia al suo tempo, sia prima agirono in tal modo, vengono bollati e denunciati in quel libro.

Così vi è illustrato l’ammonimento salutare che ci diede il tuo spirito per bocca del tuo servitore buono e pio: Attenti che nessuno v’inganni mediante la filosofia e la vana seduzione propria della tradizione umana, propria dei princìpi di questo mondo, ma non propria di Cristo, perché in Cristo sussiste tutta la pienezza della divinità corporeamente.

A quel tempo, lo sai tu, lume della mia mente, io ignoravo ancora queste parole dell’Apostolo; pure, una cosa sola bastava a incantarmi in quell’incitamento alla filosofia: le sue parole mi stimolavano, mi accendevano, m’infiammavano ad amare, a cercare, a seguire, a aggiungere, ad abbracciare vigorosamente non già l’una o l’altra setta filosofica, ma la sapienza in sé e per sé là dov’era.

Così una sola circostanza mi mortificava, entro un incendio tanto grande: l’assenza fra quelle pagine del nome di Cristo. Quel nome per tua misericordia, Signore, quel nome del salvatore mio, del Figlio tuo, nel latte stesso della madre, tenero ancora il mio cuore aveva devotamente succhiato e conservava nel suo profondo. Così qualsiasi opera ne mancasse, fosse pure dotta e forbita e veritiera, non poteva conquistarmi totalmente.

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