La passeggiata sui bastioni di Jasna Góra

A Częstochowa le Gmg non faranno ufficialmente sosta. Ma il papa ci andrà per incontrare il popolo di Polonia, dal presidente all’ultimo contadino
Jasna Gora © Michele Zanzucchi 2016

Częstochowa è il luogo simbolo della nazione polacca, per i tanti motivi che è quasi inutile elencare: la Madonna Nera in esso contenuta, la convergenza del popolo nei momenti di più grande difficoltà per la nazione, la simbologia della unità del Paese al di là delle occupazioni e delle guerre… Qui papa Bergoglio arriverà appena atterrato a Cracovia, come testimonia il fatto che mentre arriviamo sui parcheggi del santuario si stanno facendo le prove dell’atterraggio dell’elicottero papale. Sarà una breve visita, in cui il papa argentino avrà occasione di incontrare la nazione polacca, visto che l’appuntamento di Cracovia sarà dedicato ai giovani del mondo intero, non solo ai polacchi. La nazione considerata la più cattolica al mondo è in attesa del papa, come viene confermato dai 600 biglietti che il governo e il parlamento hanno già prenotato per la celebrazione della messa, a cui praticamente assisteranno tutti i senatori e tutti i deputati, oltre all’intero governo.

 

Giovedì 25 luglio, alle 10.30, il papa atterrerà: ad attenderlo si pensa che arriveranno più di mezzo milione di polacchi, ma si sussurra una cifra più che doppia. E non ci sarebbe da stupirsi. 300 mila saranno ospitati nel vasto piazzale verde sotto il grande palco metallico sospeso ai piedi della torre campanaria, palco che da vent’anni viene usato qui a Jasna Góra, le altre si sistemeranno lungo i tre chilometri della lunghissima allée che raggiunge la chiesa di san Sigismondo (e un’orribile ciminiera del periodo comunista, ad essa contigua). Folla che il papa saluterà con un lunghissimo giro in papa mobile (attualmente è in corso una discussione accesa tra il monastero e il comune, tra i quali non corre buon sangue, sulla larghezza dei passaggi nei quali transiterà papa Bergoglio: debbono essere di sei metri, come sostengono i monaci, o di dieci, come affermano i funzionari comunali?). Quindi entrerà nel monastero, accolto dal priore, e si assisterà all’apertura del quadro della Madonna nera. Il papa dovrebbe quindi offrire la “rosa d’oro papale” (sarebbe la terza a Częstochowa), un simbolo di stima e venerazione. Quindi la messa, il saluto ai padri paolini nella sala dei Cavalieri. Niente pranzo, quindi.

 

Jasna Góra è un santuario mariano atipico, visto che qui non ci sono mai state apparizioni. Ogni anno passano 3 milioni e mezzo di pellegrini, 150 mila dei quali vi arrivano in pellegrinaggio venendo a piedi dalle loro case, sin dagli angoli più remoti della Polonia. Ogni tipo di pellegrinaggio è benvenuto: in auto d’epoca, in bicicletta, in moto, a cavallo, in pattini a rotelle, in trampoli, in skate board… persino in parapendio o in paracadute. Ultimamente sono centinaia di migliaia i giovani maturandi che vengono qui per affidare alla Madonna Nera i loro esami. E poi i bimbi della prima comunione (oggi sono un migliaio) o i giovani preti, non si contano i malati. Ogni sera alle 9 viene intonata una preghiera iniziata l’8 dicembre del 1953, poiché l’allora card. Stefan Wyszyński era in prigione e se ne chiedeva la liberazione: è l’appello di Jasna Góra, seguito in tv da milioni di persone nel mondo, soprattutto polacche. Nell’anno, inoltre, qui sono una decina le messe che raccolgono almeno mezzo milione di fedeli. Sempre qui, nel 1991, si svolse la prima delle Giornate mondiali della gioventù dopo la caduta del muro di Berlino. Vi parteciparono un milione e mezzo di giovani in un’atmosfera fuori dal comune di spiritualità e liberazione. C’ero anch’io, come c’era pure un giovanissimo padre Alberto Stanislao, 44 anni, all’epoca era un ragazzino, che in quell’occasione iniziò a pensare di “rinchiudersi” in monastero, rinunciando agli studi di Legge a Lublino. Dal 1999 al 2005 s’è poi trasferito a Roma per studiare mariologia: un soggiorno conclusosi con la partecipazione al funerale del papa polacco. È uno dei 209 monaci paolini al mondo.

 

È proprio Alberto che ci conduce in una visita memorabile al monastero: dalla basilica alle tre cappelle della Madonna Nera – quelle rinascimentale, barocca e gotica, la più antica, quella che ospita l’icona santa – alle sale più rinnovate e storiche, al palco dove il papa celebrerà la messa all’aperto, fino alla biblioteca dentro la clausura, un ampio locale interamente rivestito di legno di radica e di noce, “caldissimo”, con porta-volumi tutti rivestiti di cuoio, si respirano cultura e secoli. Ci invita a scrivere una frase sull’albo d’oro, prima di mostrarci le firme più celebri in esso contenute: dai cardinali Ratti e Roncalli, futuri pontefici, ai “veri” papi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, passando per l’intera famiglia Kennedy e… per il generale Himmler, che si dice sia passato di qui assieme ad Adolf Hitler in persona. Mezz’ora di inebriante immersione nei secoli, qui padre Alberto ci racconta del desiderio di Paolo VI di visitare Jasna Góra per i 600 anni del culto mariano, il 3 maggio 1966, ma il regime comunista glielo impedì. In compenso possiamo vedere la firma del card. Agostino Casaroli, che lo sostituì, ma solo l’anno seguente.

 

Si aggiunge alla compagnia padre Sebastian, portavoce del monastero, e ci incamminiamo per una via crucis originalissima, forse unica al mondo, sui bastioni del Fortilitium Marianum, antico di tre secoli: il fatto originale è che le stazioni, scolpite e poi fuse nel bronzo all’inizio del XX secolo, svettano nel vuoto, issate come sono su basamenti in muratura alti una dozzina di metri, immersi nella vegetazione che attornia il monastero. Straordinaria via crucis! Passeggiando e filosofeggiando, padre Sebastian risponde ad alcune nostre domande: «Rispetto al 1991 i giovani non sono più quelli che respiravano la liberazione dal comunismo, c’erano per la prima volta russi, ucraini, bielorussi… Oggi c’è la preoccupazione degli eccessi della secolarizzazione: i giovani hanno bisogno della testimonianza di veri cristiani, hanno bisogno di guide spirituali che li ascoltino, perché i genitori hanno altro da fare ormai che ascoltare i figli». E ancora: «Spero che dopo la visita di papa Francesco possiate scrivere con più profondità di Jasna Góra».

 

Nell’accompagnarci all’uscita, padre Alberto racconta di un’ispirazione da lui avuta nel 2005, che ha portato a fondere le stesse corone papali per l’immagine della Madonna Nera sia nella copia ospitata nelle grotte vaticane, sia per l’originale qui a Jasna Góra. Nei suoi occhi brilla una sorta di felicità che dice molto di più di tanti libri di storia sulla devozione per Maria del popolo polacco. Lo vedo allontanarsi nel suo abito candido con la sua papalina bianca, sembra un papa. E ricordo come tale tradizione sia nata tra i padri paolini intorno al 1200. Solo nel XVI secolo papa Pio V se la mise in testa, inaugurando una tradizione mai più interrotta. Lui, che era domenicano.

 

Per maggiori informazioni, digitare: www. polonia.travel/it

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