La marcia ungherese

Mentre il governo di Budapest (con altre tre cancellerie dell'Est) mostra i muscoli contro i rifugiati, nelle strade e autostrade magiare si è svolta una rappresentazione della Storia. Che cammina. In senso metaforico e reale assieme
ponti

Una foto in particolare (vedi prima foto) mi ha colpito, quella del ponte Széchenyi Lánchíd, che nel 2012 avevo attraversato per un flash mob (vedi seconda foto) assieme a 12 mila giovani riuniti a Budapest per il Genfest internazionale che, guarda caso, aveva un titolo profetico: Let's bridge, un neologismo che invitava a costruire ponti. Un atto profetico.

 

L'Europa, purtroppo in ordine sparso, si sta svegliando. È un bene. Questi camminatori stanno marciando sulla cittadella burocratica di Bruxelles sventolando le bandiere dell'Unione europea, così come l'avevano fatto i giovani alla Maidan, a Kiev.

 

C'è bisogno d'Europa, di quella vera, tollerante e accogliente. Aperta e intelligente. La patria dei diritti umani. Non l'Europa che costruisce muri o, peggio, scatena o partecipa a guerre in Libia, Iraq, Afghanistan, Siria… C'è bisogno d'Europa che costruisca ponti.

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