La logica della Pasqua

Papa Francesco a Ginevra per i 70 anni del Consiglio ecumenico delle Chiese: camminiamo insieme  per superare le divisioni

 

Poco dopo le 10 papa Francesco è atterrato all’aeroporto di Ginevra per visitare il Centro ecumenico di Ginevra in occasione del 70esimo anniversario della sua fondazione.

Il CEC, il Consiglio ecumenico delle Chiese, fu fondato nel 1948 ad Amsterdam, ne fanno parte circa 350 chiese protestanti, ortodosse, vetero‒cattoliche e altre comunità ecclesiali presenti in 110 Paesi del mondo, ma non ne è membro la Chiesa cattolica, anche se vari cattolici sono membri o consulenti di varie commissioni. Il CEC nasce nell’alveo della nuova stagione di unità tra le chiese. Dopo l’incoraggiante avvio a fine XIX secolo ed inizio del XX secolo del movimento ecumenico, i leader di varie chiese cristiane protestanti, anglicane e ortodosse si trovano d’accordo nel 1937 nello stabilire un Consiglio mondiale di Chiese, basato su una fusione delle precedenti organizzazioni Fede e Costituzione (Faith and Order) e Vita e Lavoro (Life and Work), nate dopo la Conferenza missionaria di Edimburgo del 1910. Solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, si potrà continuare il cammino intrapreso. L’obiettivo è contribuire all’unità visibile della comunità cristiana. In passato già Paolo VI, nel 1969, e Giovanni Paolo II, nel 1984 visitarono il CEC. Rapporti, del resto, già avviati, durante la preparazione del Concilio Vaticano II che apriva ad una nuova stagione di reciproco avvicinamento e di comprensione. Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, avviò di persona, come nunzio apostolico in Bulgaria, già nel 1925, i primi contatti ecumenici con la chiesa ortodossa.

Switzerland Pope Visit

Alle 11 e 15 il papa si è trasferito al Consiglio mondiale delle Chiese, accolto dal segretario generale, il rev. Olav Fyske Tveit, dal moderatore, la dottoressa Agnes Abuom e dai due vice-moderatori, il metropolita Gennadios di Sassima e il vescovo metodista americano Mary Ann Swenson, dove si è svolta una preghiera ecumenica alla presenza di 230 persone.

Nel suo discorso il papa ha evidenziato con chiarezza due logiche e modi di ragionare opposti. O secondo il Vangelo o secondo il mondo. I travagli e le lotte interne ‒ a cui si riferisce citando san Paolo ‒ nella comunità dei Galati sono frutti che non nascono da Dio, ma dall’Io. Per «camminare secondo lo Spirito», «occorre mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova», con disciplina, fatica, pazienza quotidiana e allenamento costante. La metafora del camminare insieme suppone un obiettivo, una meta e memoria comune, predispone «la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene».

I desideri della carne conducono alla via del possesso, alla logica dell’egoismo, «secondo cui l’uomo cerca di accaparrare qui e ora tutto ciò che gli va». Le conseguenze sono: voracità di cose, «l’uomo perde di vista i compagni di viaggio», indifferenza, consumismo e i «piccoli e gli anziani diventano scarti fastidiosi». È una logica mondana che si annulla con l’uscire da se stessi: il servizio, il perdono, l’amore per il prossimo che mette in moto lo Spirito Santo che opera l’unità con i suoi frutti di pace e di gioia.

Switzerland Pope Francis

«Nel corso della storia, ‒ il papa è molto chiaro ‒ le divisioni tra cristiani sono spesso avvenute perché alla radice, nella vita delle comunità, si è infiltrata una mentalità mondana: prima si alimentavano gli interessi propri, poi quelli di Gesù Cristo. In queste situazioni il nemico di Dio e dell’uomo ha avuto gioco facile nel separarci, perché la direzione che inseguivamo era quella della carne, non quella dello Spirito. Persino alcuni tentativi del passato di porre fine a tali divisioni sono miseramente falliti, perché ispirati principalmente a logiche mondane».

Le divisioni, insomma, sono frutto di una logica che non ha compreso appieno la logica della croce, quella che i bizantini, nei loro mosaici chiamavano la croce gloriosa che orienta il cammino, la logica del saper perdere ogni cosa, anche la propria vita.

Rigettare la mondanità significa allora anche accettare di «lavorare in perdita», perché «si tratta di perdita evangelica, secondo la via tracciata da Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,24). Salvare il proprio è camminare secondo la carne; perdersi dietro a Gesù è camminare secondo lo Spirito. (…) «È la logica della Pasqua, l’unica che dà frutto».

Per rinvigorire il movimento ecumenico, sopire le animosità, uscire dai contrasti e rifiuti reciproci «è possibile (…) camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme: ecco la nostra strada maestra di oggi. Questa strada ha una meta precisa: l’unità. La strada contraria, quella della divisione, porta a guerre e distruzioni. Basta leggere la storia».

«Camminare insieme per noi cristiani ‒ conclude il papa ‒ non è una strategia per far maggiormente valere il nostro peso, ma è un atto di obbedienza nei riguardi del Signore e di amore nei confronti del mondo».

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