La legalità non è fatta solo di norme

Il fronte dell'antimafia non può essere fatto solo da dichiarazioni d'intenti. Serve cambiare il cuore e agire da uomini e donne capaci di essere dono per la comunità con la loro intelligenza e la loro professionalità. Questo è il segnale che il patto di legalità, firmato a Palermo da tutti gli ordini professionali, vuole dare al Paese
Veduta di Palermo

La legalità, spesso, viene “derubricata” a semplice rispetto delle regole. È la legge, la norma, che deve, secondo questa concezione, muovere i miei passi e informare la mia coscienza.

Girando per l’Italia – come ormai mi accade da tre anni in un “tour” affascinante e ogni volta nuovo e sorprendente – mi persuado che chi propone questo approccio o non ha capito nulla del cuore umano o ha tutto l’interesse a coniugare la legalità con le norme. Cosa voglio dire? Quello che ho sperimentato in questi anni di impegno nel “fronte dell’antimafia” mi ha scolpito nel cuore la certezza che il vero cambiamento è cambiare il proprio cuore. Un cuore sinceramente convertito al bene comune, all’ascolto dell’altro è la garanzia che il cambiamento è in corso. Certamente poi, ci vorranno leggi, regole e quant’altro che possano aiutare la legalità a divenire base per la convivenza civile. Ci vorrà anche una politica attenta a saper allontanare il malaffare e le mafie. Per quello che si è visto in questi anni, inoltre, ci vorrà un mondo delle imprese ma anche delle professioni che sappiano favorire la legalità come strumento e aiuto alla propria comunità. Se le imprese e gli ordini professionali fanno fronte comune con le forze di polizia e la magistratura, il contrasto contro la mafia e le estorsioni diviene davvero efficace e porta frutto. Soprattutto non lascia spazi.

In questa direzione è da leggere la notizia del “patto di legalità” che nei giorni scorsi è stato siglato a Palermo tra Camera di commercio e gli ordini professionali di notai, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri e architetti. Una bella iniziativa che dovrà divenire sempre più concreta e stringente sul territorio; infatti  è prevista la creazione di un database per lo scambio di informazioni tra Camera di commercio, Ordini professionali e Procura.

Il “patto di legalità” non dovrà essere una semplice dichiarazione di intenti contro la mafia e la corruzione, ma un presidio concreto, un nuovo modo di contrasto alla criminalità che vede insieme diversi attori impegnati sul territorio.

«La mafia – ha detto Giovanni Margiotta, presidente dell’ordine degli Ingegneri – è dietro i grandi flussi di denaro e per le operazioni di riciclaggio ha bisogno di professionisti. La collaborazione tra Ordini e Procura servirà a chiarire le posizioni di alcuni iscritti».

«Auspichiamo – gli ha fatto eco Renato Caruso,  presidente dell’ordine dei notai – che si possa attuare una forma di interscambio che possa migliorare la comunicazione e l’informazione tra il mondo notarile, le altre professioni, le forze dell’ordine e la magistratura».

Un augurio, quello del notaio Caruso, che non è rimasto inascoltato e anzi fatto proprio dal procuratore della Repubblica Messineo. «La mafia cerca collaboratori raffinati ed è in questo momento che entrano in gioco i professionisti che devono negare le loro  intelligenze alle attività mafiose».

Certamente la firma del “patto di legalità” è solo l’inizio di un percorso lungo, non semplice e non certamente facile. Ma è un percorso comune e già questo mi sembra una bella notizia. Oggi, infatti, il contrasto alla criminalità organizzata non può essere fatto se non come frutto di una comunità e della comunità fanno parte gli ordini professionali, fino ad oggi inspiegabilmente fuori da ogni  volontà di far fronte comune contro la mafia. Negarsi alla mafia, negare la propria intelligenza alla mafia significa voler fare una scelta di campo: stare dalla parte della propria comunità e mettere – anche come professionisti e come imprese – la propria intelligenza al servizio essa. Mettere al servizio della  comunità la propria  intelligenza non è cambiare il proprio cuore? Il cuore del professionista, dell’imprenditore, del cittadino.

Negarsi alla mafia significa donarsi alla propria città. Questo è il cuore della legalità! Lo scorso weekend sono stato invitato dai ragazzi per l’unità del Movimento dei Focolari di Sicilia e Calabria che avevano organizzato un evento dal titolo “Big Bang una esplosione di unità” a Vibo Valentia. Uno dei workshop era dedicato alla legalità. Con me erano presenti anche Vincenzo e Augusta Agostino, genitori del poliziotto Nino ucciso, insieme con la moglie, nel 1989, il preside del liceo classico di Vibo e il sindaco.

Ragazzi, dai 13 ai 17 anni, sinceramente interessati ad  approfondire la tematica della legalità, anche tramite un dibattito forte e robusto. Segnale che il mondo sta cambiando e sta cambiando bene se questo argomento diventa un tema da “ragazzini”! Riporto anche una testimonianza da adulti: il preside del liceo classico di Vibo quest’anno ha voluto rinunziare a far parte della commissione giudicatrice degli esami di Stato per dare un segnale e protestare contro la spregevole abitudine della  raccomandazione. Un segnale forte, una scelta di campo fatta pubblicamente. Se il cuore cambia, accadono queste azioni e se poi le azioni diventano mille allora nasce un corpo sociale che non solo si schiera, ma soprattutto sostiene, chi vuole far crescere il bene comune.

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