La dimensione sociale dell’evangelizzazione (176 – 181)

Non può esistere un’autentica esperienza di fede senza l’amore che genera una comunità. Attenzione a due pericoli: vivere principi generali che non incontrano mai la storia oppure fissare in una forma storica specifica tutto il messaggio evangelico

È un’esperienza sorprendente la lettura dell'esortazione Evangelii Gaudium: papa Francesco parla semplice, anche quando scrive. È diretto, si fa capire. Eppure i suoi pensieri sono densi, spiritualmente profondi, dottrinalmente radicati. Nel capitolo quarto tratta de “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”. La prima indicazione riguarda la “motivazione di Dio”: l’amore eccedente che il Padre ha verso tutti, conferisce dignità e identità a ciascuno. La questione per ogni essere vivente diventa, allora, come ciascuno possa rispondere a questo riconoscimento istituente e originario la particolarità di ciascuno. La risposta di papa Francesco è semplice e ci indica la via dell’amore al prossimo, cioè ciascuno che ha fatto la scoperta dell’annuncio in quanto amato non può che rispondere annunciando, quindi amando ogni prossimo.

Per questo papa Francesco afferma che non può esistere un’autentica esperienza di fede senza l’amore che genera una comunità. In questo sta il nocciolo della necessità della dimensione sociale alla vita di fede in Gesù Cristo. Al centro della sua riflessione c’è la centralità dell’incarnazione del Figlio di Dio: perché l’incarnazione ci consente di vivere l’universale in ogni particolare. Proprio l’amore del Padre-universale, perché riversato indistintamente verso tutti indipendentemente dai propri meriti o demeriti, chiama ciascuno a vivere la carità verso ogni prossimo-particolare.

Una chiave interessante è la sottolineatura atta a mettere in guardia le comunità cristiane da due pericoli: da un lato, quello di vivere principi generali che non incontrano mai la storia (l’universalismo impersonale); dall’altro, quello di fissare in un’esperienza o forma storica specifica tutto il messaggio evangelico (il particolarismo frammentario). Forse in questo sta il senso più profondo nell’invito a uscire dalle certezze delle pur belle esperienze di vita cristiana, che possono appassire nella routine o nell’astrazione. Un invito a entrare nella Storia e nelle sue contraddizioni .

Gennaro Iorio

docente all’Università di Salerno

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