La comunità si è messa in moto, ma non basta

immigrati

I ragazzi del seminario di Bordighera coordinati da don Ferruccio si danno da fare attorno ai fornelli della cucina e tutte le sere riescono a preparare pasti caldi per trecento persone. Da lì un gruppo di volontari con le loro auto lo trasportano alla stazione di Ventimiglia e lo distribuiscono ai tanti che smarriti aspettano di poter mettere qualcosa nello stomaco parecchio vuoto  da ormai troppi giorni.  Dalla vicina Nizza arriva ogni sera anche un pulmino dell’Associazione Pouvoir de l’Espoir, loro aprono gli sportelli e scaricano panini al formaggio, frutta e acqua.

Ventimiglia, città di confine si fa in quattro per soccorrere in mille modi i profughi che stanno arrivando convinti di andare nel nord Europa, cosa che invece i trattati internazionali impediscono. Loro però non ci vogliono credere: nei loro Paesi d’origine nessuno li ha informati, sono partiti convinti che avrebbero potuto raggiungere qualsiasi Paese in Europa, muovendovi liberamente. Ma ora hanno scoperto che non è così.  E protestano increduli davanti al respingimento operato dalla gendarmeria francese.  Contro questa situazione si sono raggruppati in un buon numero, nella zona di Ponte San Ludovico, il valico di confine che si trova ai Balzi Rossi di Ventimiglia, con i cartelli «Grazie Italia, ma vogliamo andarcene»; dall’altra decine e decine di gendarmi e poliziotti francesi che presidiano la frontiera. La situazione è sotto controllo ma la tensione  è al massimo.«Non è possibile che la città di Ventimiglia sia lasciata sola a gestire un problema di queste dimensioni e di livello nazionale. Questa notte hanno dormito in stazione, il Comune ha fornito wc chimici, le forze dell'ordine svolgono un servizio encomiabile, ma è chiaro che noi non abbiamo i mezzi per sostenere tante presenze. Non bisogna dimenticare che queste persone hanno bisogno dei servizi essenziali, tra loro poi ci sono anche donne incinte e bambini. Le istituzioni devono intervenire prima che il problema si aggravi. Da settimane si soffre di solitudine, una comunità in ginocchio, senza nessun aiuto, troppi esseri umani sono trattati non da umani.Troppe persone soffrono in totale solitudine, compresi tanti bambini». E’ lo sfogo che Enrico Iculano sindaco di Ventimiglia scrive su Facebook, e le risposte da tanti suoi cittadini non tardano ad arrivare.  «Questi immigrati hanno fame. Il cibo portato questa sera dal seminario è bastato solo per la metà della gente. Domani sera porterò una decina di chili di pane. Se qualcuno vuole portare formaggio a fette da fare panini. Anche bottiglie di acqua. O qualsiasi cosa volete condividere con loro. Grazie». «Punto di raccolta per cibo: Seminario di Bordighera,  ore  20,40  in piazza della stazione di Ventimiglia dietro la fila taxi, per distribuire i pasti» . «Se c'è qualche volontario/a per cucinare e per la distribuzione fatevi avanti. Se c'è qualcuno disponibile dopo le 19 per preparare i panini e cucinare il riso mi contatti. Grazie».  Questi i vari messaggi che circolano.

Chi non vede non può  credere.  Nel caos più totale che da alcuni giorni  sembra “governare” l’ultima città italiana,  “imbuto d’Italia e d’Europa”  c’è chi si fa in quattro per aiutare  questo popolo di colore che improvvisamente s’è riversato tra le sue case. E la stazione ferroviaria è il migliore e più immediato ricovero di fortuna. Chi non sa  dove andare si ferma a dormire nell’atrio, altri cercano refrigerio attorno alle poche fontane,  altri si sdraiano sulle aiuole. Tutti in attesa di una soluzione.  Le strutture di Caritas e Croce Rossalavorano alla grande per ospitare persone, come privati che offrono case, letti, docce. Tra questi arrivi ultimi molti sono del Corno d’Africa. Sono  giovani, sfiniti, ma con la speranza di potercela fare a passare la frontiera: la disperazione che c’era nel loro Paese è un brutto ricordo, ma può continuare anche qui in un modo diverso ma altrettanto crudo. Anche il vescovo sarà in piazza a distribuire cibo. Lucia è una delle tante persone che si prodigano per essere utili in qualche modo. A lei alcuni rifugiati hanno chiesto di poter raccontare attraverso il video le loro testimonianze e di farle arrivare ai parlamentari europei. E Lucia ha ascoltato e registrato per ore le testimonianze di tanti di loro.  E vivendo tra di loro ha contattato imprenditori disposti ad insegnare loro la lingua e poi un mestiere in modo da accelerare il più possibile l’integrazione. Con altri invece improvvisa dei flash mob sul lungomare e davanti alla stazione per ricordare i morti del Mediterraneo.

Ventimiglia, città di confine, mostra la sua anima ospitale in mille modi. Come la signora che da tempo riceve un aiuto alimentare. Ieri sera l’ha ritirato e poi sul suo cammino ha trovato un immigrato bisognoso di tutto. Ha aperto la borsa e ha condiviso quanto aveva appena ricevuto. 

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons