Verso la Settimana sociale, la chiesa pugliese e l’ambiente

Dal 21 al 24 ottobre, la città dei due mari diventa centro di un confronto aperto dal titolo “Il pianeta che speriamo”. Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Il 29 maggio in diretta streaming incontro sul tema “Evangelizzazione e Transizione ecologica”

Siamo tutti connessi, oltre ad essere il motto della 49° Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto in programma ad ottobre, è l’ennesimo richiamo ad una umanità più coesa e unita. L’espressione assomiglia all’ormai celebre frase di papa Francesco che il 27 marzo 2020 in piena pandemia diceva: “Siamo tutti sulla stessa barca”.

Dal 21 al 24 ottobre, a partire dal titolo “Il pianeta che speriamo” la città dei due mari diventa centro di dibattito, scelte, confronto, in un momento storico che tra decreti e fondi europei assume rilevanza epocale, non solo per l’Italia, ma per il futuro della città pugliese, per intere famiglie e generazioni. Si tratta di un’altra tappa decisiva (si spera) per Taranto a cui il Governo sta ponendo attenzione all’annosa questione del siderurgico dell’ex-Ilva che tra danni alla salute, all’ambiente e all’economia, da anni è un rebus difficile da risolvere.

In previsione di questo evento, la chiesa pugliese (arcidiocesi Bari-Bitonto, arcidiocesi di Taranto, diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo, Terlizzi; diocesi Monopoli-Conversano, diocesi Andria, diocesi Gravina, Altamura, Acquaviva) ha organizzato un incontro dal tema “Evangelizzazione e Transizione ecologica”. Il 29 maggio in diretta streaming, insieme mons. Giuseppe Satriano, neo-arcivescovo di Bari-Bitonto e mons. Filippo Santoro arcivescovo di Taranto e presidente delle Settimane Sociali, gli interventi di esperti come Michele Illiceto, filosofo della Facoltà Teologica pugliese e Gianluigi De Gennario docente di chimica ambientale all’Università degli studi di Bari daranno voce in un’altra tappa in preparazione ai giorni tarantini di ottobre verso un’attesa conversione “integrale” dopo questi mesi di sofferenza.

Molti sono gli argomenti d’attualità, dal Recovery fund alla Transizione ecologica, ma soprattutto l’enciclica Laudato sì e l’esperienza di Economy of Francesco stanno offrendo uno scambio generazionale fondamentale per le strategie da intraprendere e, senza dubbio, sta dando linfa vitale in termini di progettualità e sogno, sostenibilità e innovazione. L’incontro permetterà di conoscere meglio alcuni aspetti dell’instrumentum laboris “Il pianeta che speriamo”, il documento preparatorio alle giornate di Taranto, in cui sono contenuti i punti e gli spunti su cui i cattolici e non solo sono chiamati a lavorare: economia circolare, sviluppo integrale, digitalizzazione, investimento sulle persone, efficientamento energetico.

Occorre inserire in ogni punto descritto l’aspetto educativo, a volte messo troppo ai margini di agende o impegni. Come spesso si ripete nel documento, però si parla di connessioni che in realtà compongono la visione del “noi”. Mons. Santoro, che è parte attiva del comitato, tra i numerosi motivi ispiratori delle Settimane Sociali parla di contemplazione: «Qual è l’antidoto contro la malattia di non prendersi cura della casa comune? È la contemplazione. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli. Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consumo, a contribuire ad un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune e il rispetto per le persone. Il contemplativo in azione tende a diventare custode dell’ambiente».

Il pastore della diocesi tarantina, inoltre, propone un passaggio da una cultura egocentrica ad una eccentrica, che ha il centro fuori di sé: «Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa, ne siamo compenetrati».

 

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