La Camera contro lo stop alle bombe in Yemen

Ignorato, nel silenzio mediatico, l’appello alla coscienza dei deputati italiani che in larga maggioranza respingono le mozioni per fermare l’invio di armi verso l’Arabia Saudita. Appuntamento a Loppiano Lab il primo ottobre
EPA/YAHYA ARHAB

Dopo la lunga estate, martedì 19 settembre sono approdate alla Camera dei deputati, per la discussione e la votazione finale, le mozioni relative alla situazione di crisi umanitaria nello Yemen e all’esportazione di armi verso i Paesi coinvolti nel conflitto in corso nell’area del Golfo Persico.

Mentre a Napoli si è ripetuto il miracolo di san Gennaro e all’assemblea generale dell’Onu il segretario generale Antonio Guterres ha parlato di un mondo a pezzi davanti al presidente statunitense Trump impegnato a ribadire l’importanza degli interessi della sua nazione (America first!), a Roma l’appello alla libertà di coscienza dei singoli parlamentari si è infranto contro il “serrate le fila” imposto dalla disciplina di partito: l’export di bombe prodotte in Italia verso l’Arabia Saudita continuerà ad alimentare una guerra che colpisce duramente la popolazione civile dello Yemen, senza scrupoli verso gli obiettivi sensibili come scuole e ospedali.

Con 301 voti contrari e 120 a favore, infatti, la Camera dei Deputati ha respinto le mozioni che impegnavano il Governo a bloccare la vendita di armi a Paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come disposto dalla legge 185/1990 e dall’Arms Trade Treaty, approvando soltanto quelle mozioni che hanno ignorato ogni richiesta di embargo militare.

Come avviene di prassi in questi casi, poco prima del dibattito in Aula, il Partito Democratico ha presentato una mozione in cui non emerge il coinvolgimento nel conflitto di ordigni prodotti in Italia e non si chiedeva esplicitamente una interruzione delle forniture militari. Un «compromesso al ribasso» denunciato in anticipo dal comunicato congiunto di Amnesty International Italia, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo.

Le stesse organizzazioni che, assieme a Banca Etica, hanno sollecitato l’intervento del Parlamento con una conferenza stampa del 21 giugno presso la Camera dei Deputati.

Prima delle dichiarazioni di voto il sottosegretario agli affari esteri Benedetto Della Vedova ha espresso parere favorevole del Governo relativamente alle mozioni Quartapelle (Pd), Vezzali (Forza Italia) e Archi (Forza Italia), e parere contrario in ordine alle mozioni Marcon (Sinistra Italiana e altri firmatari ) e Corda (Movimento Cinque Stelle).

In tutte le mozioni sono stati elencati i crimini di guerra commessi dall’Arabia Saudita, come l’uso di bombe a grappolo e la distruzione di obiettivi civili quali scuole e ospedali, i deputati inoltre hanno riportato i dati forniti dagli organismi internazionali che parlano di oltre 10 mila morti, 40 mila feriti, 2 milioni di bambini in stato di malnutrizione e di una dilagante epidemia di colera.

I deputati Marcon (SI) e Basilio (M5S) hanno denunciato l’incremento dell’export di materiale bellico italiano verso l’Arabia Saudita, giunto al valore di 457 milioni di euro (+60%), chiedendo al Governo di bloccare subito l’invio delle bombe fabbricate in Sardegna e di conformarsi alla risoluzione votata a larga maggioranza il 13 settembre dal Parlamento europeo che aveva invitato l’Alto rappresentante e i governi nazionali ad imporre un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita. Le mozioni Pd e FI invece hanno sottolineato lo stanziamento da parte del Governo di 10 milioni di euro di aiuti per lo Yemen, auspicando l’intervento dell’esecutivo in sede Onu e G7 al fine di promuovere una soluzione negoziata del conflitto, ribadendo però che ogni decisione relativa all’embargo dovrà essere assunta nel quadro di un’azione europea.

Il deputato Alli (Alleanza Popolare-Ncd) ha esposto il contesto geopolitico della strategia di accerchiamento dell’Iran che motiva e spiega la violenza con cui l’Arabia Saudita ha attaccato e continua a tenere alta la tensione nello Yemen «da cui scaturisce la drammatica situazione umanitaria».

Con una certa coerenza espositiva è da segnalare l’intervento del deputato  Cirielli (FDI-AN) il quale, senza giri di parole, ha apprezzato lo spirito umanitario delle mozioni, ma si è detto contrario all’ipotesi di embargo delle armi poiché l’Arabia Saudita, pur avendo un ruolo nel sostegno al terrorismo, è un partner degli Usa e dell’Italia nel commercio in campo militare, dunque si finirebbe per danneggiare le nostre industrie e gli interessi nazionali.

Ultimi segnali di una legislatura al crepuscolo nel silenzio mediatico su una discussione politica che resta sommersa e manda un segnale esplicito al territorio del Sulcis Iglesiente che chiede una riconversione economica integrale per non restare sotto ricatto delle bombe prodotte, ripetiamo, da un’azienda italiana controllata da una società tedesca che in Germania non può inviare bombe ai Paesi in guerra.

Qui il resoconto della seduta

Incontro con il comitato riconversione Rwm il Primo ottobre a Loppiano Lab 

 

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