Kirill-Bergoglio, messaggio da Cuba al mondo

Alle 20.15 (le 14.15 italiane), questa sera, nell’aeroporto di L’Avana, avverrà lo storico incontro tra il patriarca di Mosca Kirill e papa Francesco. Pace, riconciliazione ed ecumenismo al centro del colloquio
L'Avana Cuba © Michele Zanzucchi 2011.jpg

Viene da lontano l’incontro odierno tra il patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca, Kirill, e il papa che viene da lontano. Una tappa storica, come tutti segnalano, se non altro perché è il primo incontro in più di un millennio tra il vescovo della Prima Roma (Roma) e il vescovo della Terza Roma (Mosca), che fa seguito all’incontro tra il vescovo della Prima Roma con il vescovo della Seconda Roma (Costantinopoli).

 

Non è stato sottolineato abbastanza questo elemento fondamentale nello scacchiere ecumenico mondiale: Bartolomeo è il primo sostenitore di quest’incontro tra Kirill e Bergoglio. Non solo perché ciò sicuramente produrrà degli ottimi aupici per il prossimo Concilio pan-ortodosso che si terrà a Creta in giugno, ma perché Bartolomeo e Bergoglio hanno a cuore come mai i cristiani in difficoltà nello scacchiere mediorientale, la cura del creato e “l’unico calice”, cioè l’unità tra Chiesa latina e Chiese ortodosse.

 

Geniale è stata la scelta di Cuba, di un aeroporto internazionale, di un’isola che è americana e che è latino-americana nello stesso tempo, di un luogo di periferia, di una nazione in cui ancora vige un regime comunista ma che si sta aprendo al mondo grazie soprattutto ai servigi della diplomazia vaticana. I due leader sono a capo di Chiese “globalizzate”, hanno sempre nelle loro parole una dimensione “politica” alta, non fanno mistero della loro preoccupazione per i luoghi di conflitto in cui i cristiani di tradizione apostolica romana o di tradizione ortodossa si trovano imprigionati, spesso in campi opposti: si veda il Medio Oriente, si veda l’Ucraina, si vedano alcune regioni africane, si veda il Caucaso, si vedano i tanti piccoli problemi legati all’uniatismo…

 

Ed è quindi sotto il segno della pace e della riconciliazione (e del sangue dei martiri) che quest’incontro potrà portare i suoi effetti. Non ci si aspetti granché dal documento finale che verrà firmato dai due leader. Sarà composto da affermazioni di principio importanti ma non immediatamente concretizzabili. L’importanza dell’incontro di oggi sta proprio nell’incontro, nel vis-à-vis tra i due leader religiosi. Potranno conversare senza intermediari cartacei o digitali, stringendosi la mano, osservandosi reciprocamente, leggendosi negli occhi i rispettivi desideri. Qui sta la novità principale. Mi piace concludere con una citazione dal quotidiano Avvenire, un’intervista al pope ortodosso Ioann, l’italiano Giovanni Guaita: «Più i rapporti interpersonali si intensificano, più i problemi si risolvono rapidamente».

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