Italiani si diventa

È cominciato ieri a Perugia, il tradizionale Incontro nazionale di studi delle Acli, dedicato ai 150 anni dell’unità d'Italia.
Andrea Olivero

«Il nostro Paese ha urgente bisogno di una scossa» e il federalismo può rappresentare «la via d’uscita dal recinto bloccato della Seconda Repubblica», purché realizzato «in una logica di sussidiarietà e solidarietà». Una riforma federale dello Stato «ha senso, infatti, solo se serve a rafforzare i diritti di cittadinanza di tutti gli italiani, senza eccezioni». Così il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, si è rivolto ai partecipanti del convegno, cominciato ieri a Perugia, dedicato ai 150 dell’Unità d’Italia: “Italiani si diventa. Unità, federalismo, solidarietà”. Nella sua relazione di apertura sembra riecheggiare Cavour quando evidenzia che «l’Italia è una nazione imperfetta, incompiuta, perché incompiuti sono ancora gli italiani. Per diventare italiani bisogna anzitutto sentirsi cittadini. Occorre lasciarsi alle spalle l’Italia dei furbetti, insofferenti alle
regole e indifferenti al bene comune. La somma degli individualismi personali o localistici non fanno una nazione. Diventare italiani è una grande impresa comune, che non riguarda solo la classe dirigente politica».

 

Tra le varie questioni di attualità passate in rassegna, anche il rapporto tra unità d’Italia e l’attuale dibattito in corso sulle caratteristiche dello Stato federale. «Una riforma federale dello Stato – ha osservato Olivero – ha senso, infatti, solo se serve a rafforzare i diritti di cittadinanza di tutti gli italiani, senza eccezioni. La drammaticità dell’attuale crisi politica nasce dalla mancanza di una visione strategica, di una prospettiva per il futuro». Ecco allora che «il federalismo può rappresentare un forte impulso alle riforme istituzionali e al riassetto politico del sistema Paese, una sfida importante anche per il Mezzogiorno, purché l’impegno dello Stato rimanga intatto nei confronti dei diritti fondamentali: le differenze sono infatti una ricchezza dell’identità nazionale, ma le disparità sono una ferita diretta al patriottismo costituzionale».

 

Per quanto riguarda l’impegno dei cattolici in politica, è stata ribadita la linea, dopo la caduta della Dc, che per i cattolici non è importante a quale schieramento appartengano, ma con quale rigore, coerenza, competenza partecipino all’impegno politico. Interessante anche il passaggio in cui il presidente delle Acli ha sottolineato come: «L’unità nazionale per i cattolici non è solo un processo storico ma anche un valore spirituale, perché l’unità di un popolo e di una nazione è unità di intenti, armonia di interessi ricomposti, superamento dell’individualismo, destino comune».

 

Mons. Giancarlo Bregantini, presidente della commissione Cei sui Problemi sociali, lavoro, giustizia e pace, ha ricordato Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre, in un messaggio scritto inviato ai convegnisti. «È il simbolo – ha scritto – di tanti sindaci che nel Sud combattono con forza, ogni giorno, la dura battaglia della legalità, a rischio anche della vita. Sono spesso soli, in prima linea, su frontiere decisive per il bene comune, come la battaglia per la raccolta differenziata, la lotta contro l’evasione fiscale, l’impegno contro la droga, le spiagge aperte ai disabili e la cura appassionata dei prodotti tipici, a cominciare dai frutti del mare».

«Se questi esempi – ha aggiunto il vescovo – non vengono adeguatamente sostenuti e non provocano un rinnovato impegno per la difesa dei valori dell’Unità nazionale, il sangue sparso si fa inutile. Se invece viene raccolto l’esempio, si sente che anche oggi, come ieri, la storia dell’unità italiana è fatta di gente coraggiosa, che ama la propria terra, lotta con coraggio e crede nel bene comune».

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