Irlanda: una vittoria pop

Irlanda

Il sì irlandese ai matrimoni tra coppie dello stesso sesso è una vittoria pop. Troppo ampio il margine, 62,1 contro il 37,9, troppo invasiva la campagna mediatica che da anni bombarda scientificamente l’opinione pubblica, troppo distante il voto dei giovani, il 90 per cento che ha votato sì ha frequentato le scuole cattoliche. Il sostegno ufficiale dei partiti è stato totale, tranne personali eccezioni, e multinazionali, come Twitter e Google che hanno la loro sede europea a Dublino hanno appoggiato esplicitamente il referendum trainandosi dietro tutto il popolo della rete e dei social.

Nel corso del dibattito il comitato per il sì ha cercato di banalizzare e minimizzare l’impatto del quesito referendario semplificandolo in una semplice domanda. Non è l’amore uguale per tutti, per tutti i tipi di coppie? Cavalcando l’onda emotiva con racconti sentimentali che superano ogni barriera con storie riuscite di coppie gay o di coppie etero con figli gay. Le mamme sono state coinvolte dalla constatazione: «Se mio figlio, mia figlia fosse gay o lesbica, vorrei per loro una vita normale, senza discriminazione, con una relazione stabile e, quindi, voto per il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Chi era a favore del no ha risposto con concetti e idee filosofiche, astratte che valutavano l’impatto sociale di tale scelta. È risultata una strategia fredda, pesante, non emotiva, confinata ad una vita ideale e non reale, appoggiata da un esiguo numero di persone e gruppi.

Con una potenza di fuoco non contrastabile che ha visto politici, agenzie educative, ex presidente dell’Irlanda, tanti divi dello spettacolo, schierarsi a favore del sì, il vero miracolo sembra il 37,9 per cento dei no al referendum.

La credibilità stessa della chiesa ha avuto un ruolo perché è precipitata dopo gli innumerevoli scandali per la pedofilia e ci vorranno anni per riacquistare la fiducia crollata. Lo scenario che si apre per il futuro pone domande sul futuro della chiesa in Irlanda, su come sarà giudicata la dottrina cattolica sull’omosessualità. Sarà vista come omofoba? Molte le domande sui giovani che, in realtà, non frequentano la chiesa e non hanno riferimenti formativi negli insegnamenti cristiani.

Nei giornali irlandesi già si parla di allargare il diritto all’aborto, ora consentito solo nel caso in cui la gravidanza metta a rischio la vita della donna. Alcuni commentatori trovano una connessione tra l’assurda pratica repressiva nei confronti degli omosessuali e la rapida apertura ai matrimoni gay. «Saprà Dio ‒ commenta un ecclesiastico irlandese ‒ trarre il bene anche da ciò che potrebbe essere un fallimento per l’Irlanda».

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