Irlanda, cosa cambierà dopo il voto?

I cittadini alle urne hanno chiesto un profondo cambiamento della linea politica del Paese. Ma gli equilibri numerici fanno dubitare che si possa arrivare rapidamente alla formazione di un nuovo governo. Salute, immigrazione e ambiente saranno i temi centrali della trattativa

Mentre ancora si contavano i voti in tutta la Repubblica d’Irlanda, tra domenica e lunedì, è diventato chiaro che gli elettori di tutto il Paese avevano votato per il cambiamento. Due partito (Fianna Fáil e Fine Gael) avevano in effetti monopolizzato o quasi il governo irlandese per quasi 100 anni. Sabato invece qualcosa è cambiato: il partito repubblicano di sinistra Sinn Féin ha vinto le elezioni. Hanno effettivamente combattuto con il Fianna Fàil per il numero di seggi nel Dail, il Parlamento irlandese. E ora stanno assumendo il comando delle operazioni per cercare di formare un nuovo governo.

Così sono iniziati i negoziati. L’ultima volta la trattativa è durata mesi, non giorni o settimane. Questa volta probabilmente le cose non andranno molto diversamente, anzi il percorso potrebbe essere ancora più lungo, poiché rimangono enormi domande su chi entrerà nel prossimo governo e su cosa questi partiti vorranno fare.

Chi siederà nel prossimo governo? L’Irlanda si è spostata a sinistra. Sinn Féin cercherà quindi, in primo luogo, di costruire una coalizione di sinistra, con il supporto di un folto gruppo di deputati indipendenti. Il partito tenterà di formare un governo senza il supporto dei due principali partiti di centro-destra, che avevano firmato tra loro un accordo di fiducia per i 4 anni dell’ultimo governo. Ma è arduo prevedere come una tale coalizione di sinistra possa funzionare numericamente e una tale strategia non rischi invece di riportare il popolo irlandese alle urne.

Anche perché le sfide non sono solo numeriche. In un tale coalizione di sinistra entrerebbero tutti i tipi di partiti e potrebbe funzionare solo con il supporto di un certo numero di deputati indipendenti, che sono spesso più socialmente conservatori rispetto alla maggior parte dei partiti di sinistra. Se Sinn Féin non sarà in grado di negoziare con successo, la sfida successiva sarà ancora più difficile: trovare un accordo con il centro-destra. Fianna Fáil durante la campagna elettorale si è infatti impegnata a non far parte del governo con il Sinn Féin. Il partito è perciò diviso sull’opportunità di concludere un accordo o al contrario di sedere all’opposizione.

Se il Fianna Fáil e il Sinn Féin cercheranno un accordo, la domanda più seria riguarda il taoiseach, cioè il primo ministro. Mentre la vittoria morale sembra appannaggio del Sinn Féin, tale partito e il Fianna Fáil hanno lo stesso numero di deputati. Il pareggio suggerirebbe un capo di governo a rotazione, ma questa è una soluzione che il Fianna Fáil ha respinto già nel 2016 nei precedenti negoziati sulla formazione del governo.

Visto che le elezioni hanno determinato una vera svolta politica, i negoziati dovrebbero garantire che tale modifica venga realizzata. Le parti hanno promesso di risolvere i problemi della sanità, dei senzatetto e della crisi abitativa. Tre persone su cinque hanno affermato che questo è stato il fattore più importante nella scelta per chi votare. Una generazione di giovani elettori si fida del piano abitativo del Sinn Féin, al punto che il partito è quasi “costretto” a proteggere la propria base elettorale.

Il Partito dei verdi, che probabilmente farà parte del governo, ha quadruplicato i suoi seggi da 3 a 12 seggi. Ora ha la responsabilità di spingere per un piano credibile che risponda alla crisi climatica dell’Irlanda. Mentre all’interno dei verdi c’è una maggioranza del 70 per cento a favore di una campagna muscolosa iper l’ambiente, gli elettori del Sinn Féin lo sono solo al 40 per cento. Non tutti sono perciò d’accordo sulle misure in favore dell’ambiente.

La Brexit non sarà invece al cuore dei negoziati. Il taoiseach uscente, Leo Varadkar, aveva indetto le elezioni nel contesto della Brexit, nella speranza di essere ricompensato dall’elettorato per il suo ruolo di garante dell’accordo dell’anno scorso. Gli elettori non l’hanno ascoltato. Un sondaggio Ipsos-Mrbi di sabato ha rilevato che solo l’1% degli irlandesi considera la Brexit il problema più importante del Paese. E tuttavia i necessari negoziati commerciali saranno fondamentali per il programma economico del governo futuro e la sua capacità di rispondere ai problemi della sanità, dei senzatetto e della crisi climatica.

Lo statuto costituzionale dell’Irlanda è ora sul tavolo. Sinn Féin sarà presto, probabilmente, nel governo nella Repubblica d’Irlanda, dopo aver ristabilito un governo nell’Irlanda del nord. Inizieranno ovviamente a pianificare un referendum sull’unità delle due parti dell’isola, che avrà bisogno, per essere convocato, dell’accordo del governo britannico, difficile tuttavia da prevedere. Il Sinn Féin, tuttavia, investirà le proprie risorse per preparare l’Irlanda a una transizione costituzionale e non esiterà a fare pressioni sull’Unione europea affinché passi a un sostegno attivo dell’unità irlandese.

Il popolo irlandese ha optato per una strada poco abituale nella sua politica. I negoziati metteranno alla prova la capacità della classe politica irlandese di offrire un vero cambiamento. L’unica cosa certa è che le trattative saranno assai lunghe.

 

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