Come interpretare il racconto delle apparizioni di Fatima?

A seguito delle apparizioni avvenute a Fatima, Lucia, una dei tre pastorelli, mette per iscritto i dialoghi con la Vergine. Il linguaggio utilizzato risente, naturalmente, dell’educazione religiosa e della mentalità dell’epoca. Come leggere e interpretare allora questi testi? Ce lo spiega Natale Benazzi nel libro Fatima l’infinito segreto (Città Nuova, 2017).

Ora, in un contesto di educazione religiosa in cui la sofferenza, la penitenza personale, l’espiazione vissuta in vista dei peccati del mondo erano centrali nelle catechesi e nell’educazione religiosa, dobbiamo considerare “normale” che tale linguaggio appaia nei racconti di Lucia e degli altri piccoli veggenti. Nessuno dovrebbe dunque preoccuparsi (o criticare) il fatto che la Madonna parli ai veggenti attraverso un genere letterario che oggi appare a molti teologicamente superato, o che sembra persino “crudele” quando rivolto a bimbi; bisognerebbe, piuttosto, essere consapevoli che quei bambini non potevano accogliere alcun messaggio se non attraverso quel linguaggio. Nessun bambino, a Fatima, con buona pace di tutti, avrebbe potuto ricevere una rivelazione che proponesse una teologia femminista, o africana, o rahneriana… Gesù parlò alla sua gente nel linguaggio del suo tempo. Maria parla ai veggenti nel linguaggio dell’epoca in cui si manifesta. È la continuità del senso e del contenuto a essere rilevante; così come è rilevante la coerenza con la rivelazione di Cristo e la tradizione ecclesiale.

Una buona contestualizzazione del linguaggio dei messaggi e delle rivelazioni permette di rendere comprensibile anche un altro elemento presente lungo tutta la storia delle memorie e delle testimonianze di Lucia, che spesso la pone sul banco degli accusati6: i tentennamenti, i dubbi che ella stessa ebbe, l’angoscia – talvolta – di ingannarsi riguardo alle ispirazioni. […]

Attraverso la lettura di alcune pagine di suor Lucia, cerche-remo di sviluppare un “metodo spirituale” di interpretazione (di ermeneutica) degli eventi, “secondo la Parola e secondo la sua recezione nella Chiesa”. […]

È nostra convinzione che questo metodo (assolutamente perfettibile) sia il più coerente per giungere a leggere in maniera cristiana quel che a Fatima accadde e, di conseguenza, quel che acca-de ogni volta che si dà una rivelazione privata a carattere profetico nella Chiesa. E che, in questo modo, il messaggio di Fatima possa essere davvero per tutti.

Inoltre, speriamo di poter offrire anche un metodo con cui affrontare la spiritualità delle visioni e con cui restituire a esse la dignità anche teologica che, talvolta, viene dimenticata per un ec-cesso di elitarismo spirituale.

Attraverso la dialettica che mette in gioco

– eventi,

– contestualizzazione dei linguaggi,

– comprensione ed esplicazione degli accadimenti, – confronto con il testo biblico,

– lavoro spirituale sui testi,

– comunione ecclesiale

infatti crediamo sarà possibile rintracciare una percorso comu-ne tra devozione popolare e spiritualità “alta”, che possa guardare alle esperienze mistiche di ogni genere in maniera corretta e rispet-tosa anche per il futuro. […]

Questo lavoro, nel caso di Fatima, è obiettivamente facilitato dal fatto che nei suoi scritti, che occupano quasi 70 anni della storia recente, suor Lucia dos Santos abbia offerto elementi significativi già per l’interpretazione della manifestazione della Vergine a Cova da Iria, aggiungendo una serie di particolari su visioni ed esperien ze mistiche che ella ebbe precedentemente e in seguito all’evento di Fatima.

 

Da “Fatima l’infinito segreto” di Natale Benazzi (Città Nuova, 2017)

 

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