Insieme per la città

Dopo Firenze, anche a Torino viene siglato un patto tra le comunità musulmane, che raggiungono le 35 mila presenze, e la cittadinanza. La proposta del sindaco Fassino di sottoscriverlo a livello nazionale
Torino

Se alla fine dell’Ottocento Firenze aveva assunto il ruolo di capitale d’Italia prendendo il testimone da Torino, questa volta è il capoluogo piemontese a raccogliere il testimone dalla città toscana. Dopo Firenze,infatti, anche a Torino le comunità musulmane sono state protagoniste della nascita di un "Patto di condivisione", un modo formale per sancire l’impegno comune con la cittadinanza torinese al dialogo e al rispetto reciproco e per ribadire, con forza, il proprio impegno e volontà ad una piena integrazione con la città.

 

A siglare il patto, punto di arrivo di un percorso iniziato da tempo con le istituzioni locali e diventato significativo dopo i fatti di Parigi, si sono trovati al tavolo con il sindaco Piero Fassino e l’assessore Ilda Curti 20 rappresentati delle varie realtà islamiche, in rappresentanza dei circa 35.000 fedeli di religione musulmana presenti sul territorio cittadino. La firma di questo patto permette di istituire un canale comune di dialogo continuo e trasparente tra le comunità musulmane e la cittadinanza. «Torino è la nostra città e ne condividiamo il presente e il futuro» è quanto tengono a sottolineare e ribadire i rappresentanti delle comunità musulmane. «Noi amiamo e rispettiamo questa città», sottolinea Maknun Ahmed, della moschea della Pace, «e vogliamo collaborare a renderla più vivibile e più sicura. E’ interesse comune parlare di sicurezza e di integrazione».

Il Patto stipulatoprevede tre punti. Il primo riguarda il già citato impegno formale alla costituzione di un coordinamento permanente delle comunità religiose islamiche; in secondo luogo la creazione nelle moschee di una bacheca informativa dove esporre comunicati in arabo e italiano, redatti da un gruppo di giovani musulmani e contenenti le notizie della città, con lo scopo di far sentire i fedeli musulmani cittadini di Torino anche dentro la moschea. Come terzo punto infine l'istituzione di giornate di "moschee a aperte – spazio per tutti", per permette a questi luoghi di uscire dalla loro dimensione strettamente territoriale e diventare parte della programmazione culturale cittadina, con l’auspicio che questo genere di iniziativa possa essere promossa anche a livello europeo. Le moschee vogliono mostrarsi come «spazio di culto, di educazione spirituale per i musulmani e spazio di incontro e di formazione e di condivisione per costruire una città ospitale aperta a tutti i suoi cittadini, che rispetta le differenze e le valorizza», sottolinea nel suo intervento Brahim Baya, portavoce dell'Associazione Islamica Delle Alpi.

 

Un patto voluto fortemente da entrambe le parti. Per Ilda Curti, «costruire relazioni di fiducia tra la comunità e le istituzioni è un elemento che contraddistingue il modello torinese» e l’istituzione di questo Patto con la cittadinanza ripropone la città piemontese come terreno fertile dove continuare il dialogo e la conoscenza nel rispetto reciproco tra culture e fedi diverse in atto già da diversi anni e a più livelli. Come dimostrano le tante iniziative promosse dalle moschee cittadine, divenute luogo dove cittadini di diverse culture, religioni e tradizioni hanno potuto vivere momenti di dialogo e preghiera e le visite in esse promosse da tante scuole cittadine di diverso ordine e grado, che permettono anche ai più giovani di conoscere da vicino i veri valori che animano questi luoghi della città. 

 

Il Patto stipulato a Torino torna a mettere al centro il tema della cittadinanza partecipativa edel pluralismo religioso e culturale, diventando lo strumento attraverso cui evidenziare all'opinione pubblica l'impegno comune a lavorare perché la città sia fondata sulla convivenza e sull'integrazione e far luce su tutti gli sforzi comuni già compiuti per realizzare questi obiettivi. «Un patto per tutti, perché quello che vogliamo è una città più sicura, più capace di contrastare la violenza e gli integralismi che stanno procurando ferite profonde nella nostra società e in tantissimi paesi», sottolinea il sindaco Fassino, che in qualità di presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha annunciato di volerlo proporre come atto da sottoscrivere anche a livello nazionale.

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