Incontro al pontefice anche giovani atei e musulmani

Gadget per il papa a Torino

La piazza infatti non ha accolto solo i “papa-boys”, ma anche quanti, incuriositi, volevano vivere un momento a tu per tu con Francesco. «Mi ha spinto a partecipare a questo momento il fatto di abitare a poche centinaia di metri dal luogo di un evento importante come questo. Non esserci equivaleva a fare come gli struzzi: nascondere la testa sotto la sabbia per evitare un incontro con una gran numero di persone che la pensa diversamente da me», dice Federico, 25 anni, studente universitario, che si dice non-credente.


Gli fa eco Elisabetta, 27, anni, che in piazza ha portato i suoi bambini: «Eravamo in piazza in tre generazioni, i miei genitori, io e mia sorella con mariti e figli. L'opportunità di essere presenti è poter far respirare ai nostri figli cosa vuol essere giovani ed essere uniti, in una piazza dove di solito si respira traffico, smog, la fretta delle persone che non hanno pazienza…oggi era una piazza di gioia, amore puro, condivisione e serenità».

 

Luigi invece è uno dei tanti “giovani dentro” della piazza: «Francesco – dice – ha un carisma personale che va al di là dei dogmi e di qualsiasi steccato ideologico o religioso. Ha il dono della semplicità con cui riesce a trasmettere messaggi molto diretti, anche scomodi, mantenendo un livello di credibilità che spesso la Chiesa in questi ultimi anni aveva perso, in tema di povertà, di trasparenza, di indipendenza dal potere politico, di castità e di attenzione agli ultimi. Mi spiaceva perdere l’occasione di averlo nei luoghi che fanno da cornice alla nostra vita senza fargli sentire il calore del nostro abbraccio e l’incoraggiamento ad andare avanti come sta facendo».

 

Suo figlio Stefano, 21 anni, era in piazza «per provare l’emozione del contatto diretto con una figura che sta segnando il nostro tempo. La genuinità e la forza di Francesco hanno fatto bene alla Chiesa, che aveva bisogno di uscire da schemi vetusti e ritrovare l’affetto dei giovani e degli scettici».

 

«Il concetto di pace può diventare proprio un modo di vivere, e questo è il più grande insegnamento da cui mi sono sentito investito. Oltre a questo, mi ha dato una spinta ad avere più grinta nelle mie azioni una sua frase passata quasi in sordina: Se tu rimani fermo, non farai niente», dice ancora Federico quando gli chiediamo quale parola del pomeriggio di l’abbia più colpito.  

 

Ad Elisabetta ha colpito la parte del discorso sul dio-denaro: «questo Papa non si fa problemi a dire le cose come stanno, e si spera che la folla che ha ascoltato con attenzione le sue parole, nel futuro, ispirata da lui, metta in pratica ciò per cui applaudiva”. Luigi ha invece apprezzato “il passaggio in cui ha invitato ad essere molto attenti a recepire le informazioni e i propositi di facciata che riceviamo ogni giorno da media, personaggi e amministratori pubblici in modo da saper valutare sempre in modo responsabile, autonomo, documentato e non superficiale».

 

In piazza c’era anche Anass, 21 anni, giovane musulmano: «È da ammirare la semplicità e la capacità di rivolgersi ai giovani che ha papa Francesco, in un periodo in cui i giovani sono sempre meno ascoltati e poco rappresentati nelle istituzioni. Il papa ha dato una grande incoraggiamento a noi giovani, a me in primis, affinché ci attiviamo e ci rimbocchiamo le maniche per migliorare le circostanze in cui viviamo».

 

Ciò che ha sorpreso Stefano è «l’attacco molto mirato e concreto di Francesco ai governi mondiali che, eletti da cittadini ignari, sfruttano le guerre per interessi economici. Nei suoi occhi e nelle sue parole si legge tanto dispiacere ma anche speranza».

 

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