In scena

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Edipo alla ricerca della verità

‘Edipo Re’ e ‘Edipo a Colono’ sono due capolavori fondamentali nella storia dell’uomo per gli interrogativi che pongono alla mente e per la ricchezza di umanità e di poesia che ci donano – dichiarano i registi Andrea Baracco e Glauco Mauri. La storia di Edipo è la storia dell’UOMO, perché racchiude in sé tutta la storia del suo vivere. A distanza di vent’anni la Compagnia Mauri Sturno ritorna a mettere in scena i due capolavori di Sofocle, per analizzare più compiutamente il mito immortale di Edipo, affidando la regia a due diversi registi: due generazioni a confronto, esempio di collaborazione e dialogo delle diverse esperienze teatrali, oltre che condizione indispensabile per il futuro del teatro.

“Edipo a Colono” regia Glauco Mauri, “Edipo Re” regia Andrea Baracco; scene e costumi  Marta Crisolini Malatesta, musiche Germano Mazzocchetti, elementi sonori Edipo Re Giacomo Vezzani, con Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato, Paolo Benvenuto Vezzoso. A Roma, teatro Eliseo, dal 31/1 al 12/2. In tournèe.

Casa di bambola

Un testo complesso e seducente questo di Ibsen che restituisce molteplici e potenti suggestioni. È l’intreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto espressionista di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento. I personaggi si muovono in uno spazio scenografico spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che trasfigura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della finzione.

“Casa di bambola” di Henrik Ibsen, adattamento e regia Roberto Valerio, con  Valentina Sperlì,  Roberto Valerio, Michele Nani, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo, scena Giorgio Gori, costumi Lucia Mariani, luci Emiliano Pona. Produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale. A Roma, Teatro Vascello dal 26/1 al 5/2; a Prato, Teatro Metastasio, dal 16 al 19/2; Massa, Teatro Guglielmi, il 22 e 23/2; Parma, Teatro Due, il 24 e 25/2.

Il lavoro di vivere di una coppia

Il testo dell’israeliano Hanoch Levin, scomparso nel 1999, all’età di 56 anni, è un “duello” all’ultimo sangue, tra sarcasmo e disperazione, in cui un uomo e una donna si affrontano in una lotta verbale dura, crudele ma anche ironica. Carlo Cecchi e Fulvia Carotenuto, sono i due battaglieri protagonisti, incapaci di amare ancora, si sentono scaduti, affiancati da Massimo Loreto, nel ruolo del vicino. Una notte l’uomo si alza inquieto, s’interroga su chi gli dorma al fianco, fantastica su improbabili fughe con altre donne, poi infierisce sulla moglie, vomita rancori repressi, la butta a terra. Dal nulla spunta un visitatore, un amico, vuole un’aspirina, forse vuole solo parlare, ma è investito dal rancore dei due.

“Il lavoro di vivere”, di Hanoch Levin, traduzione dall’ebraico e adattamento Claudia Della Seta e Andrée Ruth Shammah, uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah ripreso da Carlo Cecchi; scene Gianmaurizio Fercioni, luci Gigi Saccomandi, costumi Simona Dondoni, musiche Michele Tadini. Produzione Teatro Franco Parenti. A Napoli, Teatro Nuovo, dal 24 al 29/1.

Shakespeare in danza a Firenze

La nuova co-produzione italo-armena tra Versiliadanza e lo Small Theatre, si ispira a quattro capolavori di Shakespeare: “Amleto”, “Otello”, “Macbeth” e “Re Lear”. Lo spettacolo del regista armeno Vahan Badalyan in collaborazione con la coreografa italiana Angela Torriani Evangelisti, vuole essere una galleria di personaggi shakespeariani attraverso i linguaggi del teatro e della danza. Un viaggio polifonico e surreale nei quattro drammi che gioca tra vari parallelismi delle figure principali. La composizione dei diversi quadri esalta la tavolozza dei colori intensi della natura umana e della sua affettività, appassionatamente e algidamente portate in scena da Arsen Khachatryan, Leonardo Diana e Angela Torriani Evangelisti. I colori tenui e pastello si sviluppano gradualmente nel tessuto scarlatto della disperazione, delle decisioni fatali, della passione e della morte.

“SDD – Shakespeare Dead Dreams” ideazione, regia, suono, scene e costumi Vahan Badalyan, coreografia Angela Torriani Evangelisti, video Vahram Manukyan, scenotecnica Aram Khloyan e Eva Sgrò. Produzione Versiliadanza in collaborazione con Small Theatre/NCA. A Firenze, Teatro Cantiere Florida, dal 26 al 28/1.

Complicità femminili in due partite

Il testo teatrale detta nel 2006 l’esordio drammaturgico di Cristina Comencini, attenta interprete della condizione esistenziale femminile. La sua scrittura, così simile a quella di Natalia Ginzburg per la freschezza dei dialoghi e per la leggerezza nel proporre situazioni drammatiche, è ricca di un naturale umorismo che si esprime al meglio nell’affrontare la crisi del mondo delle donne. Nel primo atto troviamo quattro madri negli anni Sessanta, e specularmente nel secondo altre quattro giovani donne, questa volta le loro figlie, a distanza di trent’anni. Complicità femminili, speranze, attese e bilanci personali, in un meccanismo comico perfetto, sul filo della malinconia.

“Due partite” di Cristina Comencini, regia di Paola Rota, con Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Giulia Bevilacqua, scene e disegno luci Nicolas Bovey, costumi Gianluca Falaschi. Artisti Riuniti srl. A Torino, Teatro Carignano, dal 24 al 29/1.

 

 

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