In nome della madre

Vestito sportivo, accento napoletano, sguardo che studia ciò che lo circonda, è così che si è presentato il giornalista e scrittore Erri De Luca all’incontro insolito organizzato dalla parrocchia S. Ippolito Martire a Roma per parlare di madri
erri de luca

«Perché essere in due comincia da loro», così esordisce lo scrittore Erri De Luca, raccontando una storia “piccola e graziosa” come lui stesso la definisce, la storia di Miriàm/Maria, che accetta un compito gigantesco.“In nome del padre”: inaugura il segno della croce. In nome della madre inaugura la vita.

Con queste parole inizia il suo libro intitolato appunto, “In nome della madre”, che racconta la storia di una donna, Maria, incinta di un angelo in avvento, improvvisamente chiamata a diventare madre del figlio di Dio. Un romanzo breve, che si legge in poche ore, una storia conosciuta ma questa volta raccontata da un punto di vista diverso, quello di Maria, giovane promessa a Iosef, che in una mattina di marzo si scopre vergine e madre, rimasta incinta attraverso «un fiato di parole, non da un seme».

Maria viene salvata da Giuseppe. Uomo umile e coraggioso, per amor suo va contro tutto il paese, contro la legge che prevede la lapidazione per la donna accusata di adulterio, e la sposa, accettando di essere sposo secondo e padre secondo. In questa storia, come spiega Erri De Luca, Giuseppe è la terra che da cibo alla pianta da cui poi nasce il frutto. Ma non è lui il vero protagonista, chi narra in prima persona è Maria, che si racconta come una donna qualsiasi, che ama suo figlio come solo le madri sanno fare, lo porta dentro di sé e gli racconta del giorno e della notte, delle sere d’estate e delle stelle luminose, dell’odore del mare e della dolcezza di un dattero.

Partorisce sola e coraggiosa in una stalla a Bet Lèhem, gelosa, come tutte le madri, del suo bambino, lo tiene vicino al petto tutta la notte, al riparo dal mondo. Orgogliosa di tutta quella perfezione lo elogia ma poi si pente di averlo reso così speciale e chiede a Dio di dimenticarsi di lui, perché nello stesso momento in cui si ha tanta felicità nasce la paura che tutto ci venga portata via improvvisamente. Il racconto sembra una poesia, i versi che riempiono le pagine cantano l’amore illimitato di una madre verso suo figlio, un libro che non si sofferma sull’aspetto religioso ma racconta il mistero della maternità mettendone in risalto il coraggio e la dolcezza. Un libro che non può essere riassunto ma va letto.

Uomo di poche parole, Erri De Luca risponde in modo essenziale alle nostre domande.

Perchè ha tanta passione per l’ebraismo se si dice non credente
«Perché l’ebraismo è la radice del monoteismo che ci ha cambiato la vita, anzi mi stupisce che questo interessi solo me».

Perché si interessa alle donne della Bibbia?
«Perché senza di loro non ci sarebbero né la Bibbia né l’umanità».

Quale pensa sia la funzione della letteratura: suscitare emozioni? Far riflettere? 
«Il compito della letteratura è tenere compagnia, anche a chi scrive ma soprattutto a chi legge».

Si dice non credente ma studia e legge ogni giorno le sacre scritture, non è mai entrato in crisi?
«Assolutamente no, non sono credente e sto bene così».

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