In Europa manca l’aria

Dopo la proposta di un Programma di lavoro della Commissione Europe per il 2015 da cui emerge il “taglio” dalle priorità del cosiddetto Pacchetto Aria, contenente proposte cruciali migliorare la qualità dell’aria che respirano i cittadini europei, 22 tra le principali associazioni ambientaliste del Belpaese, insieme ad associazioni di medici e ricercatori hanno scritto una lettera aperta al Governo italiano. Dal portale Unimondo
aria

In Europa si gioca in queste settimane e nei mesi a venire una cruciale partita tra la salute pubblica ed il profitto privato. La Commissione Europea, infatti, il 12 novembre ha presentato a Matteo Renzi, in qualità di presidente del Consiglio dell’Unione Europea, e a Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo, la proposta di Programma di lavoro della Commissione per il 2015 da cui emerge il “taglio” dalle priorità, e quindi verosimilmente dal Programma stesso, del cosiddetto Pacchetto Aria, contenente proposte cruciali per ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria che respirano i cittadini europei. Per questo, con una lettera aperta recapitata il 24 novembre al Governo italiano, 22 tra le principali associazioni ambientaliste del Belpaese, insieme ad associazioni di medici e ricercatori, hanno chiesto a Matteo Renzi di non accogliere la richiesta avanzata dal Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e dal Vicepresidente Frans Timmermans

Quello del Programma di lavoro per il 2015 è un cambio di rotta contraddittorio, visto che sul sito della Commissione, tra le sue priorità, troviamo ancora in bella vista gli “orientamenti politici del Presidente Juncker” (.pdf) che per quanto riguarda clima ed energia e conseguentemente inquinamento e aria pulita, facevano ben sperare! «L’Europa dipende troppo dalle importazioni di combustibili e di gas. Dobbiamo ridurre questa dipendenza, mantenendo nel contempo il nostro mercato energetico aperto ai Paesi al di fuori dell’UELo dobbiamo fare per le generazioni future: limitare gli effetti dei cambiamenti climatici e assicurare un’energia accessibile, utilizzando di più le fonti rinnovabili e migliorando l’efficienza energetica» si legge tra le massime di Juncker che intendeva «fare dell’UE il numero uno mondiale nel campo delle energie rinnovabili e della lotta contro il riscaldamento globale». Anche per questo la Commissione aveva già approntato proposte dettagliate per molti degli elementi che compongono il Pacchetto Aria e fra questi la Nuova Direttiva sui Limiti Nazionali alle Emissioni, oltre alla Direttiva che ridurrà l’inquinamento derivante dagli impianti industriali e il Regolamento sulle “non-road mobile machinery”. Inoltre, sono già state avanzate le proposte necessarie ad affrontare il tema cruciale delle emissioni reali delle automobili per mezzo di nuovi test vincolanti dei livelli di emissioni dei veicoli su strada.

«Respirare aria pulita e la tutela della salute sono diritti irrinunciabili dei cittadini europei – hanno scritto le associazioni – per questo chiediamo al Premier Renzi e al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, nella veste rispettivamente di Presidente del Consiglio dell’Unione Europea e di Ministro dell’Ambiente Europeo in carica, di esercitare l’attuale ruolo istituzionale invitando la Commissione a revocare la proposta di ritiro del Pacchetto Aria e a utilizzare invece il lavoro e le più sostenibili ed ecologiche proposte della Commissione precedente nella preparazione del programma di lavoro della nuova Commissione del 2015 e degli anni successivi». Il ritiro del Pacchetto Aria sarebbe in profondo contrasto, oltre che con il buon senso, anche con i bisogni dei cittadini Europei e Italiani. «In un recente sondaggio dell’Eurobarometro, il 56% degli Europei ha dichiarato, infatti, di essere preoccupato per l’inquinamento dell’aria sopra ogni altra cosa e questa preoccupazione è in crescita. Il ritiro delle direttive, su cui la precedente Commissione ha lavorato per anni, rappresenterebbe inoltre un grave segno di inefficienza delle istituzioni europee» ha spiegato il Fondo Ambiente Italiano (FAI), una tra le 22 associazioni firmatarie.

Ma hanno fondamento le preoccupazioni di questo 56% di europei campione? Pare proprio di sì visto che l’inquinamento dell’aria di natura industriale costa all’Europa una cifra enorme, valutabile tra i 59 e i 189 miliardi di euro all’anno. «Alla sola Italia – ha aggiunto il FAI – che rientra nella top five dei paesi più inquinatori, sono imputabili almeno 26 miliardi di euro di danni, il valore di una finanziaria». Ma le conseguenze non si fermano solo al bilancio economico. L’inquinamento è una preoccupazione, una minaccia per milioni di persone che vivono soprattutto nelle metropoli. «Solo in Italia negli ultimi anni sono morte prematuramente oltre 67.000 persone per l’elevato inquinamento dell’aria e le polveri sottili non conoscono confini, tanto che in tutta Europa la quota cresce fino alle 450 mila vittime (una città più o meno come Bologna muore per colpa dell’inquinamento). I costi esterni per la società, collegati alla salute, si aggirano fra i 330-940 miliardi di Euro all’anno, come si legge nel Rapporto 2014 sulla qualità dell’aria pubblicato nelle scorse settimane dall’Agenzia Europea per l’Ambiente». Il Pacchetto di norme in discussione riguardanti la qualità dell’aria è quindi fondamentale, poiché affronta il danno alla salute con l’obiettivo di evitare almeno 58.000 morti premature ogni anno e 40-140 miliardi di costi esterni collegati ad esso. 

Una parte importante di responsabilità, in questa sospensione del Pacchetto Aria, la giocano le case produttrici di automobili, che se da un lato continuano ad investire nelle nuove tecnologie, intanto, e soprattutto in Europa, stanno sulla difensiva perché entro il 2020, la gamma di nuovi modelli di ciascun costruttore dovrà emettere in media 95 grammi al chilometro di CO2, come stabilito nel febbraio scorso dal Parlamento europeo. Un bel salto in giù, visto che oggi nel Vecchio continente si viaggia a una media di 126,8 grammi al chilometro di anidride carbonica. La corposa limatura da attuare comporta costi enormi e la lobby dell’industria automobilistica europea, che ha stemperato le profonde divisioni degli anni  passati, non perde l’occasione per lamentarsi e tentare di influenzare, come in questo caso, le politiche del Parlamento europeo. Per questo lo scopo di scienziati e ambientalisti è senza fraintendimenti: non accogliere la richiesta avanzata da Jean-Claude Juncker e dal vicepresidente Frans Timmermans nell’ambito della proposta del Piano di Lavoro della Commissione per il 2015 con la rivalutazione del cosiddetto Pacchetto Aria e resistere alle pressioni delle lobby industriali in nome della nostra salute e del risparmio.

Alessandro Graziadei

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