In Campania la scommessa De Luca

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In Campania, con un prevedibile boom di voti a Salerno e provincia, vince Vincenzo De Luca, candidato (non renziano) del PD, che tra le prime dichiarazioni, in un’affollata quanto breve (perché senza domande) conferenza stampa, ringrazia il Presidente Renzi per la fiducia e promette «trasparenza e legalità» per realizzare un «programma difficile e impegnativo».

 

La differenza con Stefano Caldoro, governatore uscente, è di meno di 3 punti percentuali, circa 50 mila voti. Merito, secondo gli sconfitti, degli inediti appoggi dati da De Mita e dai cosentiniani. Non sarà, comunque, la complessa gestione della squadra di governo, composta da diverse e variegate realtà, la principale difficoltà che l'ex "sindaco sceriffo" di Salerno, città che ha governato tra luci ed ombre per circa due decenni, dovrà gestire. Anche perché ha dichiarato di voler dar vita ad «una Giunta regionale competente e rappresentativa della società civile che deciderò in autonomia».

 

L’incognita principale che lo aspetta è l'applicazione della Legge Severino. Oltre al doppio incarico che assunse nel 2013, diventando viceministro alle infrastrutture, essendo ancora sindaco di Salerno, pesa su di lui la condanna per abuso d'ufficio nel processo sul termovalorizzatore salernitano.

 

È cronaca recente, poi, la decisione della Cassazione che a decidere su queste materie siano il tribunale ordinario e non il Tar e, soprattutto, l’inserimento, venerdì 29 maggio, a 48 ore dal voto, del suo nome nella lista dei cosiddetti "impresentabili", redatta dalla Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi.

 

A difendere De Luca, in assenza di Renzi, volato in Afghanistan per trascorrere il 2 giugno con le nostre Forze Armate, il numero 2 del Pd, Guerini, che afferma: «De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso. Dopodiché c'è una legge che assegna competenza agli organi di governo. Ma la legge non parla di decadenza, eventualmente di sospensione». Aggiungendo, a precisa domanda, che la legge non verrà cambiata.

 

Beghe giudiziarie a parte, De Luca non avrà vita facile. Il 41,14 che ha ottenuto non gli dà il premio di maggioranza. La vittoria dei 5 Stelle, che a livello regionale si piazzano terzi con la candidata presidente Valeria Ciarambino e a Napoli città sono primi come partito, fa prevedere certamente scintille in Consiglio Regionale.

 

Anche le altre opposizioni promettono battaglia. E per tutti i Campani sarebbe un bene se fosse davvero così. Se la maggioranza cercasse di governare onestamente e l'opposizione facesse la sua parte di controllore, le cose potrebbero cambiare davvero.

 

In una regione dove il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%; dove la mortalità per cancro è accresciuta esponenzialmente dallo sversamento di rifiuti tossici nella cosiddetta Terra dei Fuochi, i cui confini sembrano allargarsi; dove, nonostante l'impegno di associazioni, chiesa locale e semplici cittadini, la criminalità organizzata sembra inarrestabile; dove anche le semplici necessità quotidiane, a volte, cozzano contro un’elefantiaca burocrazia, serve un governo moderno e funzionale che metta davvero i cittadini al centro del proprio impegno.

 

Sarebbe bene che tutti coloro che stanno per entrare a Palazzo Santa Lucia per governare la Campania per i prossimi cinque anni ricordino le parole che Papa Francesco ha pronunciato il 21 marzo a Scampia, emblema di tutte le periferie del mondo: «Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! È questa la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria. Il cammino quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e talvolta le sue dure prove, produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. Questa è una sfida bella: non lasciare mai che il male abbia l’ultima parola. È la speranza, lo sapete bene, questo grande patrimonio, questa “leva dell’anima”, tanto preziosa, ma anche esposta ad assalti e ruberie».

 

Perché, come ha affermato, poi, durante l'omelia a Piazza Plebiscito: «Dio, fonte della nostra gioia e ragione della nostra speranza, vive nelle nostre città. Dio vive a Napoli! La sua grazia e la sua benedizione sostengano il vostro cammino nella fede, nella carità e nella speranza, i vostri propositi di bene e i vostri progetti di riscatto morale e sociale».

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