«Immunizzare i musulmani da idee che possono essere distruttive»

Ha suscitato una vasta eco il discorso che il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha tenuto il primo gennaio del 2015. Ma l’Occidente l’ha quasi ignorato
Sisi

Rivolgendosi alla Università al-Azhar, punto di riferimento riconosciuto in tutto il mondo sunnita, e al ministero del Awqaf – organo preposto alla gestione dei beni utilizzabili dalla comunità islamica (moschee soprattutto, ma anche terreni, ospedali, scuole ecc.) – il presidente egiziano ha parlato in termini chiari della necessità di una nuova visione della religione musulmana e dell’impegno a promuovere un Islam moderato, combattendo l’ideologia. Ovviamente, ha sottolineato il presidente egiziano, «il rinnovare il discorso religioso deve essere un processo cosciente e teso a preservare i valori del vero Islam, eliminando, tuttavia, la polarizzazione settaria e affrontando la questione dell’estremismo e del radicalismo militante».

Fra l’altro, ha affermato Sisi, «abbiamo sacralizzato per anni, il corpus dei testi sacri dell’Islam ed idee ad essi connessi, che si trovano ora ad essere in antagonismo con il mondo intero». Questo significa che non è possibile che «un miliardo e seicento milioni di persone (i musulmani del mondo) vogliano eliminare il resto della popolazione mondiale – 7 miliardi di persone. È impossibile». Il presidente ha invitato gli ulema presenti a voler uscire dalle proprie categorie mentali, ponendosi in una prospettiva maggiormente illuminata. «Dovete uscire da voi stessi ed essere capaci di osservare e riflettere».

Sisi ha parlato senza mezzi termini della «necessità di una rivoluzione religiosa» e, rivolgendosi al clero presente, ha dichiarato: «Voi imam siete responsabili di fronte ad Allah. Il mondo intero, lo ripeto, il mondo intero, attende una vostra mossa… perché questa umma (la comunità musulmana) è dilaniata, distrutta e si sta perdendo». Commentando il forte intervento del presidente, Abdul Halim Mansour, professore di giurisprudenza islamica presso l’università di al-Azhar University ha affermato: «Un rinnovamento del discorso religioso, richiede un ritorno ai contenuto che erano presenti al tempo del Profeta, caratterizzati da flessibilità e da assenza di imposizione sugli altri».

Anche il ministro dell’Awqaf è intervenuto a commento del discorso del presidente affermando che il suo Ministero «si occupa di circa duecento mila moschee in tutto l’Egitto e sta compiendo ogni sforzo per sviluppare una sensibilità religiosa che faccia uso dei moderni mezzi della tecnologia per immunizzare gli egiziani e, in particolare, i giovani da idee che possono risultare distruttive». E ha aggiunto: «Gli studiosi di religione islamica in tutto il mondo confermeranno ad una sola voce: No all’estremismo e sì alla tolleranza».

L’università di al-Azhar è stata fondata nel 970 e rappresenta l’istituzione più prestigiosa e di sicuro riferimento per il mondo musulmano sunnita. Recentemente, al suo interno, è stato costituito il Dipartimento per monitorare le fatwa che vengono emesse. In particolare, si cerca di limitare l’autorità delle fatwa che rispondono all’Islam radicale e che si rivolgono ad altri musulmani definendoli apostati. Tale sezione, una assoluta novità, ha già definito come “opinioni estremiste” o di sceicchi “non specializzati” alcune dichiarazioni vincolanti ufficiali che vengono seguiti da alcuni segmenti della società musulmana.

Il presidente egiziano ha, inoltre, compiuto un gesto molto significativo per la comunità copto-ortodossa del Paese. In occasione del Natale che le Chiese ortodosse e cattoliche orientali – secondo il calendario giuliano – hanno festeggiato quest’anno il 7 gennaio, ha partecipato alla cerimonia tenutasi nella cattedrale copto-ortodossa del Cairo, presieduta dal patriarca Tawadros II. In una intervista alla Radio Vaticana, padreHani Bakhoum, vicario del patriarcato copto-cattolico ha affermato che «questa sorpresa fatta dal presidente che è venuto alla cattedrale copto-ortodossa per fare gli auguri è stata veramente bella, ci ha colpiti, ma soprattutto ha dato un segnale di una nuova visione dell’Egitto».

L’impressione del sacerdote copto-ortodosso che «ormai sia il capo di Stato, sia tutto il popolo, non pensano all’Egitto come a musulmani o cristiani, ma pensano all’Egitto come una famiglia in cui tutti i membri festeggiano».

Il presidente si è rivolto ai cristiani presenti, con un breve indirizzo di saluto nel quale ha affermato: «Io non vengo qui per fare gli auguri ai cristiani. Io vengo qui per fare gli auguri a tutto l’Egitto, a tutti gli egiziani». Questo particolare è stato valorizzato dai fedeli presenti che negli ultimi anni si sono spesso sentiti discriminati in patria. Il presidente ha tenuto a precisare proprio che «i cristiani copti costruiranno il loro Paese insieme senza alcuna discriminazione».

Sia il discorso del presidente presso al-Azhar che la sua visita alla cattedrale copta per il Natale sono segni di speranza dopo anni molto difficili.

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