Immigrati e famiglia

Nuovo rapporto del Cisf dedicato ai movimenti migratori nel nostro Paese. L’integrazione passa per i minori punto di raccordo tra la società di origine e la società di accoglienza
Immigrati a Lampedusa

«Se è vero che volevamo braccia e sono arrivate persone, è ancora più vero volevamo lavoratori e sono arrivate famiglie». Il rapporto 2014 sulla famiglia in Italia del Cisf, Centro internazionale studi famiglia di Famiglia Cristiana, presentato in collaborazione con Caritas e Migrantes il 26 Marzo nella Sala Capitolare del Convento di Santa Maria sopra Minerva, presso il Senato, è dedicato quest’anno alla grande questione dei movimenti migratori che interessano il nostro Paese, con particolare riferimento alla relazione tra immigrazione e dimensione familiare.

«Siamo stati per lunghi anni nazione di emigrazione, che esportava braccia e cervelli, che ha subìto vantaggi e svantaggi di intere generazioni che partivano “per terre assai luntane”. […] Oggi rischiamo di ripagare gli immigrati che arrivano nel nostro Paese con la stessa amara moneta che i nostri concittadini ricevevano: emarginazione, crudeli selezioni, porte chiuse, respingimenti di varia natura» ha commentato Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari e direttore del Cisf.  «Anche perché ‒ ha aggiunto don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia cristiana, ‒ considerare il migrante solo come una forza lavoro o braccia di cui assolutamente necessitiamo, ignorandone storia, tradizione e soprattutto famiglia, ci ha portato a considerare in modo distorto l’immigrazione stessa, quasi fosse esclusivamente tema di ordine pubblico: in questo senso – ha indicato ‒dovremmo iniziare dalla stessa terminologia, non parlando mai più di “stranieri” ma di nuovi cittadini».

Sono 5 milioni gli abitanti di origine non italiana presenti nel Paese, ad attestare un flusso per il quale è necessaria «una politica intenzionale ‒ ha concluso Belletti ‒ di miglioramento sull’abbattimento di barriere linguistiche e di miglioramento e investimento sulle realtà di formazione». La novità del rapporto Cisf, che ha raccolto per la prima volta le opinioni di 4 mila famiglie italiane, evidenzia pregiudizi e resistenze, ma anche inaspettate capacità di relazione positiva e di accoglienza. «È giunto – è intervenuto il presidente del Senato Piero Grasso ‒ il momento di pensare ad un nuovo percorso di cittadinanza per i nuovi arrivati e le seconde generazioni». Sullo Ius soli, per cui chi nasce nel territorio è automaticamente cittadino, Ennio Codini, Giurista dell’Università Cattolica di Milano ha ricordato che questa norma è stata progressivamente cancellata dai pochi Paesi europei che l’avevano nel proprio ordinamento, sicché ad adottarla l’Italia si troverebbe isolata. «Sarebbe ragionevole ‒ scrive nel Rapporto ‒ la via seguita nella vicina Francia dove i nati nel territorio da genitori stranieri possono acquisire la cittadinanza negli anni della scuola dell’obbligo; così si valorizza anche la scuola quale fondamentale agenzia di integrazione accanto alla famiglia».

A tirare le conclusioni Pierpaolo Donati, sociologo all’Università degli Studi di Bologna. «Sul piano sociale ‒ scrive Donati ‒ la trasformazione dell’immigrazione da fenomeno individuale in fenomeno familiare rappresenta un fattore di normalizzazione sociale, perché offre agli autoctoni maggiori garanzie che l’immigrato che vive nella sua famiglia trovi in essa un sostegno stabile e un incentivo a comportamenti responsabili». La presenza del nucleo familiare di famiglie immigrate costringe con la presenza di bambini la rottura dell’isolamento. «Proprio i minori ‒ ha affermato don Giancarlo Perego, direttore Migrantes, ‒ possono essere considerati il punto di raccordo tra la società di origine e la società di accoglienza. Contestualmente, però, essi sono la pedina più debole del processo di integrazione in quanto vivono sulla propria pelle la spaccatura tra due culture». In altri termini, la composizione della famiglia immigrata avviene attraverso il delicato e difficile processo del ricongiungimento familiare, unica ottica di umanità, sviluppo e sicurezza.

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