Il vestito

Dopo l'annuncio alle famiglie e le prime avventure con la lista degli invitati, la nostra sposa è alle prese con la scelta dell'abito...
Matrimonio

20 gennaio
E siamo alla questione clou: il vestito. Io ho sempre sognato quello stile Cenerentola, ma onestamente mi secca devolvere almeno duemila euro a un qualche atelier che certo non ha bisogno di beneficenza. Rimane l'opzione equosolidale: a Milano c'è un negozio dove fanno arrivare, direttamente dai Paesi in via di sviluppo, abiti da sposa artigianali. Certo in comune con la mia idea di abito hanno solo il colore bianco, ma, morte nel cuore a parte, lo farò: sono una ragazza di sani princìpi, io. Sì, sì, sì. Vediamo un po' di autoconvincerci…
 
10 febbraio
Avevo già preso appuntamento a Milano quando Serena, che deve sposarsi ad ottobre, mi ha raccontato di una sarta che, dopo aver lavorato anni nell'alta moda, ha avuto la folgorazione sulla via di Damasco e adesso si occupa dei bambini di strada del Brasile; è rimasta in contatto con alcuni stilisti, che le cedono gli abiti usati per le sfilate: lei li vende a prezzi amichevoli, e il ricavato va ai bimbi. Serena dice che è tutta roba molto particolare, e che non gliene è piaciuto nemmeno uno; però tanto vale andare a vedere. Ho appuntamento domani.
 
11 febbraio
Ho appurato che Serena ha gusti pessimi, perché una volta entrata a casa di questa sarta ho dovuto affrettarmi a raccogliere il mento da terra. È stato amore a prima vista col primo vestito che ho provato: corpino ricamato, gonna ampia e liscia, fiocco con due code e velo lunghissimo. Ce n'era anche uno con uno strascico spettacolare, ma addosso a me, alta un metro e sessanta, faceva un po' Cucciolo dei sette nani. Insomma, sono proprio soddisfatta, e anche il portafogli non piange. L'unica cosa è che la sarta mi ha fatto provare l'abito con un tacco da dodici: forse dovrei dirle, prima che prenda le misure definitive, della mia congenita incapacità di camminare sui trampoli.
 
15 febbraio
Niente da fare, non ha voluto sentire ragioni: il tacco è indispensabile. E io che faccio? Un'idea potrebbe essere la zeppa, tanto sotto il vestito non si vede. Però ho sempre odiato anche le zeppe. Domani mi farò un giro per i mercatini, chissà che ne esca qualcosa di buono.
 
16 febbraio
Scarpe col tacco da 10 ad una bancarella di cinesi: 5 euro, riesco pure a camminarci sufficientemente comoda. Problema risolto, alla mamma posso sempre raccontare che le ho comprate in una boutique del centro.
 
20 febbraio
Ho provato ad indossare le scarpe ieri sera, avevo una cena in un ristorante chic: al di là del fatto che mi ci è voluto un po' per imparare a camminarci, alla fine avevo le bolle ai piedi. Urge pensare ad una scarpa di ricambio per il post cerimonia. Che un paio di Birkenstock bianchi vadano bene?
 
23 febbraio
Evviva! Mia mamma, che ha il mio stesso numero di scarpe, ha detto che ha conservato le comodissime e bellissime ballerina bianche del suo matrimonio, con un po' (poco) di tacco. Non le ha mai usate da allora, per cui dovrebbero essere in ottime condizioni, le deve solo cercare. La mamma è sempre la mamma…
 
24 febbraio
Ok, ritiro quello che ho detto: la mamma ha scoperto di averle fatte dipingere di nero «perché così magari le uso ancora», eventualità puntualmente non verificatasi. Accidenti alla vita sobria.
 
 
 

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