Il venditore di miele

«La gente ripete le parole degli altri quando dalla vita non ha imparato nulla…». Colloqui dentro un sottopassaggio, aspettando che spiova.
venditori ambulanti a roma

Sono in centro-città quando un improvviso acquazzone mi fa correre al riparo dentro un sottopassaggio pedonale. Qui c’è il solito venditore di miele che sta commentando le sorprese della stagione. Ne approfitto per chiedergli come mai scrive sul seggiolino, dove espone due barattoli di miele, “produzione propria”. Sta qui tutti i giorni, quando avrà tempo di occuparsi degli alveari e delle api?

 

Lui, aspirando la sua sigaretta, mi fa un sorriso furbo: «È produzione propria di quelli che me lo danno per vendere…», e termina di fumare chiedendomi di quanti barattoli ho bisogno, dato che sono proprio gli ultimi. Scorgo dietro il seggiolino due grosse borse piene che smascherano la sua menzogna.

 

«Peccato che sono gli ultimi due: avrei bisogno di una ventina!». Stavolta sono io a ridere. In questo gioco simpatico di scambi commerciali lui mi fa: «Ok, stavolta ha vinto lei. Un barattolo è in regalo. E me lo dà realmente». Almeno un altro barattolo sono costretto a comprarlo.

 

Vista l’atmosfera che si è creata, gli chiedo se non sia pesante questo lavoro. Lui, sorpreso per la domanda, mi confida: «Lei non immagina che punto di osservazione sia questo. È come una multisala cinematografica. Stamattina, prima che arrivassi, già sentivo strillare. Ho pensato a una rissa tra ubriachi. Erano due venditrici di girasoli che si tiravano i capelli per il posto. Oggi girasoli, domani saranno susine… dipende da quello che riescono a raccattare. Una volta ho assistito a una scena indimenticabile. Una vecchietta si era messa a vendere dei crisantemi quasi appassiti scovati letteralmente dal bidone dell’immondizia, buttati da uno che non era riuscito a venderli. Siccome era buio, una signora le ha chiesto quanto costava un mazzetto. E vedendo che la vecchietta tremava di freddo, si è detta pronta a comprare tutti i fiori che aveva. La vecchietta le ha fatto un conto incredibilmente alto. Ho visto la faccia della signora profondamente delusa e amareggiata. Lei avrebbe voluto aiutarla, ma l’altra se ne approfittava. Così non ha comprato neanche il mazzetto che aveva già in mano, mentre la vecchietta la inseguiva con imprecazioni. Mi sono detto: ecco la vita, chi troppo vuole nulla stringe! Quella storia serve anche a me: se voglio approfittare dei clienti, il commercio mi si rivolta contro.

 

«Un giorno s’era messo qua vicino uno che vendeva le pesche del suo giardino. Poca roba. Un’anziana che camminava con fatica ne vuole comprare due, ma chiede anche un sacchetto perché le pesche le sembrano molto mature e non ha dove metterle. Il venditore le dice quanto costa il sacchetto: quasi quanto una pesca. L’anziana rinuncia al sacchetto e sta rinunciando anche alle pesche. Allora io gliene ho dato subito uno. Lei ringrazia e mi dice che non compra il mio miele perché troppo pesante per le sue gambe. Qualche giorno dopo viene qui un ragazzo a chiedermi tre barattoli di miele. Dice che sono per sua nonna, che qualche giorno prima non aveva avuto la forza di comprarlo. Ecco la risposta: per un sacchetto ora vendevo tre barattoli di miele. Quando impareremo che l’anima del commercio è la solidarietà?».

 

La pioggia intanto si è fatta fitta e la gente nel rparo del sottopassaggio aumenta. Accanto a noi si sistema una signora con un neonato dentro il passeggino e un altro bambino per mano. Il bambino insiste: «Mamma, ripariamo l’elefante. Ripariamo l’elefante!». Il venditore di miele si offre: «Vieni, te lo riparo io». La mamma, ringraziando, racconta che il figlioletto va matto per gli animali. Un giorno si trovavano in chiesa e gli stava spiegando alcuni affreschi che rappresentavano il paradiso dove andremo, quando i nostri capelli saranno bianchi. Il bambino allora: «Io non ci voglio andare. Lì non ci sono dinosauri!». 

 

Una studentessa, che impaziente guarda fuori per vedere se il tempo migliora, senza rivolgersi a nessuno, dichiara con disprezzo che questa educazione al paradiso è il più grande danno che i genitori possano fare. «Le cose vanno male perché siamo stati educati alla falsità. La religione paralizza l’intelligenza e fa tornare l’uomo bestia!». Parla talmente inviperita da farci sentire, noi lì presenti, colpevoli del tempo cattivo, del governo, dell’inquinamento…

 

Il venditore di miele la osserva dalla testa ai piedi. C’è silenzio, mentre lei continua ad aspirare nervosa la sua sigaretta.

Poi, rivolto alla mamma dei bambini, con un tono più alto del brusio e dello scroscio della pioggia: «Spieghi al suo bambino, signora, che i dinosauri in paradiso ci sono e ce ne sono di quelli grandissimi, ma non si vedono perché stanno alle porte del paradiso per non fare entrare in quel luogo di bontà e semplicità le persone che credono di saper tutto».

Al che la bella ragazza, con un gesto molto volgare rivolto al venditore, vorrebbe attirarsi la complicità di qualcuno o almeno qualche risata. Ma nessuno le dà retta.

 

Una vecchietta, appoggiata al muro, vestita poveramente, dice qualcosa che come un’onda passa tra la gente che annuisce. Intanto lo scroscio della pioggia è diminuito e la gente comincia a rifluire nelle strade della città invase dalle macchine, dai bus. Saluto il venditore di miele e lui, guardando verso il cielo che si schiarisce: “Pazienza ci vuole, pazienza. Come diceva la vecchietta: la gente ripete le parole degli altri quando dalla vita non ha imparato nulla». 

 

 

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