Il terzo Millennio di Giovanni Paolo II

Il 2012 è l’anno del cinquantesimo del Concilio Vaticano II. Il libro per Città Nuova "L’ecumenismo dal Concilio Vaticano a oggi" di Viviana De Marco ripercorre le tappe del dialogo con le altre Chiese che ha avuto tra i suoi maggiori protagonisti papa Woytjla 
Giovanni Paolo II
 Il Concilio Vaticano II quest’anno festeggia il suo cinquantesimo anno. Non sono stati mai raccontati in maniera organica  i passi compiuti nel dialogo con le altre Chiese. Lo fa per la prima volta il libro "L’ecumenismo dal Concilio Vaticano a oggi" di Viviana De Marco per Città Nuova. In rilievo sono proprio gli anni più recenti fino al maggio 2011 con documenti magisteriali e di dialogo,  i viaggi di Giovanni Paolo II e quelli di Benedetto XVI. Di seguito alcune delle tappe che hanno introdotto la Chiesa nel terzo Millennio per il primo appuntamento della rubrica con il libro di Viviama de Marco.

 

«”Nella nostra epoca ecumenica segnata dal Concilio Vaticano II, la missione del vescovo di Roma si rivolge particolarmente a ricordare l’esigenza della piena comunione dei discepoli di Cristo”. Se l’ecumenismo è cammino di conversione, “il vescovo di Roma in prima persona deve far sua con fervore la preghiera di Cristo per la conversione che è indispensabile a “Pietro” per poter servire i fratelli” (UUS 4). Giovanni Paolo II dichiara: “Io stesso intendo promuovere ogni utile passo» perché «l’unità dei cristiani cresca fino alla piena comunione” (UUS 3). In una conversazione afferma: “L’ecumenismo è la volontà di Cristo, ut unum sint. È la volontà del Concilio Vaticano II. Questo è il mio programma indipendentemente dalle difficoltà, dai malintesi o dalle offese”•[1]. L’ecumenismo non è “un’appendice che si aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa», ma «appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione” (UUS 20) ed è una priorità assoluta.

 

«La Chiesa ha scelto “in modo irreversibile di percorrere la via della ricerca ecumenica” (UUS 3), impegno che è “imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità” (UUS 8). Giovanni Paolo II considera con sguardo realistico le difficoltà che permangono, pur valorizzando i frutti tangibili dei dialoghi interconfessionali. Si tratta di effettuare una “necessaria purificazione della memoria storica»” (…).

 

«Col Patriarcato di Costantinopoli Giovanni Paolo II matura una profonda comunione sin dall’inizio del pontificato: “Ho ritenuto che fosse uno dei primi doveri del mio servizio pontificio rinnovare un personale contatto con il patriarca ecumenico Dimitrios I” (UUS 52). Giovanni Paolo II ha valorizzato il millennio del battesimo della Russia, considerandolo un evento centrale per l’evangelizzazione del mondo. La Chiesa “deve respirare con i suoi due polmoni” (UUS 54). Cirillo e Metodio, provenienti dalla Chiesa di Costantinopoli, sono elevati a patroni dell’Europa insieme a san Benedetto. Il venerdì santo del 1994 affida al Patriarca di Costantinopoli il compito di guidare la meditazione della Via Crucis (…).

 

«Nel 1989 Giovanni Paolo II riceve da Gorbaciov l’invito a visitare Mosca, ma l’invito autorizzato dal Cremlino si scontra con il veto di Alexis II che non permetterà mai un viaggio del papa nei territori dell’ex URSS. Secondo Dziwisz: “il papa cercò di avviare un dialogo rispettoso, pieno di delicatezza e di comprensione, lontano mille miglia da qualsiasi idea di proselitismo. Invece non sempre trovò comprensione. Non sempre vennero comprese le sue vere intenzioni […]”.

 

«Giovanni Paolo II si è rivolto alle Chiese della Riforma, poiché la preghiera di Cristo “parla a tutti nello stesso modo, all’Oriente come all’Occidente. Essa diventa un imperativo che impone di abbandonare le divisioni per ricercare e ritrovare l’unità” (UUS 65). È il primo papa a recarsi in visita in Scandinavia e nelle Repubbliche baltiche, paesi a grande maggioranza luterana. È molto significativa la funzione ecumenica nel 1991 per i seicento anni della canonizzazione di santa Brigida di Svezia. Sono numerosi i viaggi nei Paesi del protestantesimo•[2]. Un momento storico è stato il 21 maggio 1995, la commovente richiesta di perdono avvenuta ad Olomouc (Repubblica Ceca) (…).

 

«Molto significativo il gesto di far visita a Kosice in Slovacchia al monumento che ricorda la morte di 24 evangelici uccisi dai cattolici. L’ecumenismo si rende visibile nello storico incontro di Assisi il 27 ottobre 1986 coi rappresentanti delle Chiese cristiane e delle religioni o nel 1993 nella preghiera per la pace in Bosnia. Nel 1999 Giovanni Paolo II decide di istituire una commissione «Nuovi Martiri» per indagare sui martiri cristiani del XX secolo, La commissione ha lavorato due anni nei locali della Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, raccogliendo circa 12.000 dossier di martiri e testimoni della fede delle diverse Chiese cristiane. Un frutto maturo e visibile di questo lavoro è la preghiera ecumenica svoltasi al Colosseo il 7 maggio 2000, alla presenza dei rappresentanti delle principali Chiese cristiane: Giovanni Paolo II sottolinea come il gran numero di cristiani uccisi nel Novecento sia un patrimonio condiviso da ogni confessione cristiana e un continente da esplorare, poiché «la loro memoria non deve andare perduta, anzi va recuperata in maniera documentata»(…).Giovanni Paolo II che ha fatto del totus tuus l’emblema della sua vita e del suo pontificato, ha messo il cammino ecumenico nelle mani di Maria invitando coloro che sono impegnati nell’ecumenismo a riscoprire il senso più profondo dell’unità nella Madre sotto la croce».



[1]S. Dziwisz, Una vita con Karol, Rizzoli, Milano 2007, 195.

[2]Cf. il resoconto che Giovanni Paolo II ne fa in UUS 72.

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