Il tempo di Dio

Anche nello scorrere delle lancette dell'orologio possiamo vedere la lode al Creatore. Un consiglio per la lettura.
Simboliche
Due volte all’anno, di comune accordo, spostiamo avanti o indietro le lancette dell’orologio. Modifichiamo il tempo in una sua accezione limitata (quella del: che ora è?) ma in ogni caso ciò è un segnale che il tempo ci appartiene così come noi apparteniamo al tempo. Dobbiamo continuamente fare i conti con lui. E vi apparteniamo in molti modi.

Mi piace allora approfittare di questa circostanza per citare una particolare relazione con il tempo. Una volta, essa era più presente nella nostra vita sociale e quotidiana. Ora è più velata e nascosta. Mi riferisco alla scansione giornaliera del tempo invalsa nella tradizione cristiana. La centralità di Dio e l’esigenza di ordinare a lui l’esistenza umana ha portato a collegare il dato astronomico con un senso religioso di esso. Il tutto in perfetta corrispondenza con il testo biblico che insegna a vedere in tutte le creature, a partire dal sole e dal firmamento del cielo, una costante lode al Creatore.

A portarmi a riflettere su tale “lode” è una recente pubblicazione libraria, con la quale Mario Spinelli rende disponibile a tutti noi un testo bellissimo di un grande poeta di lingua latina. Si tratta di Prudenzio che tra il IV e V secolo dedica un poema al “tempo di Dio” nel quale il credente si trova inserito ogni giorno.
Offro al lettore solo due perle, una presa dal Mattutino e l’altra da Prima del sonno.
«Notte, tenebre e nubi, turbamenti ed eccitazioni del mondo, spunta la luce, albeggia il cielo: ecco Cristo, sparite. L’oscurità della terra è colpita e squarciata dalla lancia del sole, e già il volto dell’astro splendente rende i colori alle cose».
«Rimani accanto a noi, Padre supremo, anche se nessuno ti ha mai visto; e anche tu, Verbo del Padre, e tu Spirito di bontà. È finita la fatica del giorno ed ecco di nuovo l’ora del riposo; è il momento di un dolce sonno per ritemprare le membra stanche. Pure se il corpo stanco è disteso e come abbandonato, neanche in pieno sonno, o Cristo, ci dimenticheremo di te».

Consiglio a tutti di leggere Prudenzio, Gli inni quotidiani, Città Nuova, Roma 2009.

 

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