Il sorriso di Cecilia

La Camellini grande protagonista delle gare di nuoto paralimpiche. Per lei sin qui due ori e un bronzo. E non è ancora finita
Cecilia Camellini

Sorride Cecilia. E il suo è un sorriso contagioso. Sorride mentre le mettono al collo la medaglia d’oro dei 100 metri stile libero vinta alle Paralimpiadi che si stanno disputando in questi giorni a Londra, nella categoria S11, quella riservata ai non vedenti. E piange. Piange mentre ascolta le note dell’inno di Mameli, quell’inno che nessun nuotatore azzurro “normodotato” era riuscito a far risuonare nell’Aquatics Centre durante i Giochi Olimpici disputati tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Proprio così, quello che non erano riusciti a fare la Pellegrini o Magnini, Scozzoli o Paltrinieri, è riuscito a questa ventenne nuotatrice di Formigine, in provincia di Modena. Sorride e piange, Cecilia, mentre festeggia quella che è stata la prima medaglia d’oro italiana di questa edizione delle Paralimpiadi.

 

La Camellini è una predestinata, una vera fuoriclasse del nuoto mondiale per “diversamente abili”. Non vedente dalla nascita, quasi certamente a causa di una retinopatia dovuta al parto anticipato, Cecilia è entrata in acqua già all’età di tre anni per seguire il fratello Stefano, e da allora non ha più smesso di frequentare le piscine. Ha praticato sci ed equitazione, ma è in acqua che questa ragazza si sente davvero nel suo ambiente naturale. Esplosa a livello internazionale nel 2007 durante i Giochi mondiali dell’Ibsa (la federazione internazionale degli sport per non vedenti), la nostra rappresentante ha partecipato poi, appena sedicenne, alle Paralimpiadi di Pechino del 2008.

 

Qui Cecilia, seppur giovanissima, ha subito messo in mostra tutte le proprie qualità aggiudicandosi due medaglie d’argento (nei 50 e nei 100 stile libero), ma era proprio a Londra che tutti si aspettavano la sua definitiva consacrazione dopo che, nell’ultimo quadriennio, aveva vinto diverse medaglie sia ai mondiali che agli europei. Arrivata quindi a questa Paralimpiade con lo scomodo ruolo di favorita, Cecilia non ha tradito le attese. Dopo la medaglia d’oro nei 100 stile libero, conquistata venerdì a ritmo di record del mondo (1’07”29), la ragazza modenese ha fatto il bis sabato nei 50 stile libero, anche questi vinti stabilendo il nuovo primato mondiale (30”94), e domenica ha poi aggiunto alla sua collezione di medaglie paralimpiche anche un bronzo nei 100 dorso: un vero fenomeno!

 

Cecilia si allena tutti i giorni della settimana, proprio come fanno i più grandi sportivi del mondo. Nel frattempo sta imparando a suonare il pianoforte, si è fidanzata con un altro nuotatore paralimpico e, dopo aver conseguito il diploma di liceo classico, si è iscritta alla facoltà di Psicologia di Bologna, dove studia con il sistema braille. Adesso però è concentratissima sulle gare, visto che la sua Paralimpiade non è ancora finita. Nei prossimi giorni la vedremo impegnata infatti prima nei 400 stile libero (finale in programma venerdì 7 settembre alle 18.56 ora italiana), e poi nei 200 misti (finale sabato 8 settembre alle 20.34). L’azzurra potrà così emozionarsi ed emozionare ancora tanti telespettatori italiani che, grazie anche all’ottimo lavoro fatto in questi giorni sia da Sky sia dalla Rai, stanno avvicinandosi alle gare per “diversamente abili” prendendo sempre più consapevolezza del fatto che nello sport paralimpico vi sono solo abilità diverse e non minori abilità.

 

Certo, non tutti la pensano ancora così. Paolo Villaggio, noto attore genovese, in questi giorni ha rilasciato ad esempio alcune dichiarazioni pubbliche di “dubbio gusto” sostenendo che «le Paralimpiadi fanno tristezza, non sono entusiasmanti, sono solo la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero disputarle perché appaiono come una sorta di “esaltazione della disgrazia”». Frasi del genere si commentano benissimo da sole! Noi vogliamo solo limitarci a guardare i fatti: a Londra sono stati venduti finora 2 milioni e 400 mila biglietti su un totale di 2 milioni e 500 mila tagliandi disponibili, facendo registrare in sostanza il tutto esaurito, e gli impianti di gara sono sempre affollati da un pubblico festante. Se provate a chiedere proprio alla stragrande maggioranza degli spettatori presenti a Londra, avrete la conferma che le emozioni che sanno trasmettere questi atleti in gara non sono certo da meno di quelle che ci hanno regalato i “normodotati” durante le recenti Olimpiadi.

 

Per carità, le Paralimpiadi rimangono una vetrina privilegiata per scoprire le vicende umane di chi ha saputo, anche attraverso lo sport, superare i propri limiti fisici, ed è comprensibile che vedendo per la prima volta queste gare sorga inizialmente in qualcuno un certo “scetticismo” sull’aspetto puramente tecnico. Ma basta avvicinarsi, comprendere meglio, scoprire cosa c’è dietro la voglia di fare sport di questi ragazzi e ragazze e poi, quasi senza accorgersene, ci si ritroverà quasi per incanto a provare le stesse identiche emozioni che si provano quando facciamo il tifo per un nostro qualsiasi altro azzurro campione dello sport. Normodotato o diversamente abile che sia. Emozioni da pelle d’oca come quelle che ci ha regalato in questi giorni la Camellini. Sorridi Cecilia. E piangi di gioia. Così come hai fatto sorridere e piangere di gioia chi ha avuto la fortuna negli ultimi giorni di assistere alle tue gare.

 

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