Il silenzio di Dio

La Parola che tace, il Verbo di Dio che si fa carne. Un mistero d'amore troppo grande, di fronte al quale si rimane ammutoliti, in ascolto di qualcosa che supera noi stessi eppure ci avvolge. Lasciamoci stupire ancora una volta
Gesù bambino

La vita di Gesù si muove fra due silenzi: quello del neonato e quello del condannato che tace (nel tribunale e sulla croce). Questo mi lascia perplesso, in silenzio.

Voglio riflettere sul silenzio del Dio che nasce. Un silenzio che si protrae per trent’anni. Lui è la Parola, e tace. In contraddizione con se stesso, allora? Quanti anni ha vissuto invano, da Betlemme a quella Nazaret nascosta e silenziosa! E anche attorno a lui, il silenzio: di Maria che si riduce a un sì e a una canto, bellissimo, ma  isolato, e di Giuseppe, totalmente muto.

Si dice che la fede è essenzialmente ascolto: chi devo ascoltare, quali parole se non sono state pronunciate? Non voglio cadere nella facile spiegazione che la vita parla, che la testimonianza risuona più che le parole. Vero, ma insufficiente.

Perché il neonato Gesù non parla, perché ha continuato a non parlare per anni? Non poteva parlare, non riusciva a dire Dio, il suo mistero non poteva essere contenuto in parole, era troppo grande e troppo diverso. Non ha voluto lasciarsi afferrare da noi, non ha voluto che dicessimo: «Io so chi è Dio e come è fatto; sta nella mia intelligenza, lo posso spiegare, mettere qua o là». E’ venuto a stare fra noi, ma ci è sfuggito.

Poi ha parlato, ma le sue parole venivano da quel silenzio. Chi vi è entrato, l’ha capito, chi non vi è entrato, non l’ha capito e l’ha respinto. Sua Madre l’ha capito: «Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore»(Lc 2,19). Non capiva o, meglio, capiva di non capire, era avvolta dal silenzio del figlio, fatta anche lei silenzio, contagiata da una realtà che intuiva più grande di lei, senza pretendere di spiegarla. Si lasciava portare.

Che sia questo il Natale? Lasciamo perdere la critica al consumismo, alla superficialità, al sentimentalismo. Lo si “capisce” il Natale anche nelle chiese? Tanti canti, tante parole, tante immagini… «Il Bambino non parla, lascia che ti parli io al suo posto, che ti interpreti quello che vorrebbe dire». Chi sa vedere quel silenzio, chi resta senza parole?

Scusate, me ne vado in silenzio, ho parlato troppo.

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