Il segno e la forma

Ad Aosta fino al 2 maggio la rassegna sull'artista Mimmo Paladino.
paladino

Aosta apre i battenti fino al 2 maggio alla rassegna sull’artista, ospitandone una trentina di opere grafiche e una decina di sculture. Paladino è ormai autore che ha esposto in tutto il mondo ed è logico che il capoluogo valdostano – da sempre aperto all’arte contemporanea – offra un’esposizione che consente di conoscerne “il segno e la forma”, come recita il sottotitolo della mostra.

 

Diciamo subito che l’arte di Paladino inquieta. Perché è indecifrabile, remota. Egli usa le immagini della sua origine mediterranea: ma se ne serve per portarle al livello della favola o della metafora che evocano riflessioni e suggestioni. Paladino fugge, rapido come il segno delle sue opere, che rimanda a divinità ancestrali (Tra gli ulivi, 1984), si arrampica su una scala che trafigge il cielo stellato (il bellissimo Atlantico, 1987); si scontra con i secoli mediante un crocifisso che scivola dentro una nuvola nera (1987) ed evoca con uno strazio la madre (Mater, 1992), ponendone il capo dolcemente dentro un vaso di fiori stilizzati.

 

Paladino ha una forte capacità sintetica. In Africa (1996) chiude entro un tondo volti, mani, coppe. I timbri forti del colore parlano di solarità, ma pure di dolore: occhi tristi e sgomenti.

 

Questa tristezza, che è spesso indecifrabile, muove le sue opere plastiche. L’Elmo bronzeo del 2007, per quanto vagamente rimandi ai dipinti greci, è di per sé stesso un’opera conclusa, una “persona”. Domina lo spazio intorno con la sua forma massiccia. Ma dentro c’è il vuoto.

 

Non sarà un’immagine metaforica dell’umanità di oggi? Soltanto il silenzio, che Paladino esige sempre, ci può dare la riposta. Le sue opere infatti, per sua stessa ammissione, sono “parole”. Tocca a noi saper ascoltare. Paladino ha molto da dire.

 

Mimmo Paladino. Il segno e la forma. Aosta, Centro Saint-Bénin. Fino al 2/5 (catalogo Papiro Arte- Venezia).

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