Il profumo di questo Natale

Eppure sono stato ventisette anni qui a Roma. Vi ho dato tutto il tempo per imparare, scherza con bonomia all’indirizzo di chi stenta a pronunciare il suo cognome e si rifugia nel più facile don Stanislao, il nome con cui il mondo conobbe un volto divenuto familiare, l’ombra discreta e fedele di un papa venuto di un paese lontano, come Wojtyla esordì dalla Loggia delle benedizioni al primo saluto dopo l’elezione. Mons. Stanislaw Dziwisz, 66 anni, è stato nominato da Bendetto XVI il 3 giugno scorso arcivescovo di Cracovia, una delle diocesi più antiche della Polonia, che per quasi vent’anni fu guidata dal giovane e brillante Karol Wojtyla. Mi vengono i brividi ogni volta che ci penso, confida a Città nuova. E aggiunge: È un’enorme responsabilità proseguire il servizio pastorale dei miei predecessori. Ho visto quanto fatto dall’allora cardinale Wojtyla. Per questo mi vengono i brividi. Io sono un debole successore. Lei sa chi era Karol Wojtyla. È stato chiamato Il Grande. Cosa ha fatto proprio? Era un pastore che voleva sempre bene a tutti. Aveva sempre amore e rispetto per chiunque. Cerco di seguirlo, ma niente più. Non è facile essere suo successore. Con che spirito vivrà questo Natale a Cracovia, dopo i tanti anni a Roma? Per me sarà indubbiamente un Natale molto diverso. Da una parte, in qualità di arcivescovo, sono chiamato a presiedere tutte le celebrazioni del periodo natalizio, mentre prima ho partecipato in altro modo alla bellezza di tutti quei riti. Dall’altra, sono tornato nella mia patria, e questo significa tornare ad ammirare tutto quello che la sensibilità polacca esprime nel periodo natalizio, con i suoi costumi, le celebrazioni, i bei canti. Mi troverò certamente in famiglia . Primo Natale senza papa Wojtyla. Perché afferma che Giovanni Paolo II è assente? Io dico che lui è adesso ancora più presente di prima. E la gente gli vuole sempre più bene. Anche i giornalisti, perché non hanno più argomenti per criticarlo. (Sorride divertito). Non mancherà allora la sua vicinanza a Natale. Sentirò la presenza spirituale del Santo Padre. Noi crediamo nella vita eterna. Sono certo che, in certi momenti forti della liturgia, come la Messa di mezzanotte, sentiremo la sua presenza tra noi. Non ha proprio dubbi. Il Vangelo si è chiuso sulla sua bara, come abbiamo visto, nella cerimonia in piazza San Pietro, e quel fatto ci ha dato molto da pensare. Ma è altrettanto vero che si è aperto un nuovo periodo, in cui in tutto il mondo si parla e si scrive di Giovanni Paolo II. C’è un desiderio crescente di scoprirlo e così si stanno scrivendo nuovi capitoli della storia del Santo Padre. In questo, un incomparabile aiuto viene da Benedetto XVI, perché lo cita e lo ricorda sempre. E questo è il motivo per cui in Polonia Benedetto XVI è molto amato. Quale caratteristica ha segnato il periodo natalizio dello scorso anno? Eravamo già preoccupati per lo stato di salute di Giovanni Paolo II, ma egli si sentiva ancora sufficientemente forte per affrontare gli impegni relativi ai riti natalizi. Non pensavamo che quel Natale sarebbe stato l’ultimo per il Santo Padre. Ci fu un raccoglimento speciale? Come le feste natalizie di ogni anno, il Santo Padre visse in un modo molto intenso anche quel Natale. Aveva sempre un profondo e costante rapporto con Dio. Lì attingeva sempre. Lui si sentiva giovane, perché trovava la giovinezza in Gesù. Anche a Natale. Il primo Natale dopo l’elezione al soglio pontificio, come fu vissuto da Giovanni Paolo II? Era abituato, come arcivescovo di Cracovia, a far visita, durante il periodo delle festività natalizie, alle comunità che non disponevano di una chiesa per la proibizione del regime comunista di costruirne di nuove. C’era freddo, spesso la neve, ma non mancava mai il calore spirituale, perché i canti natalizi polacchi sono molto belli e molto significativi. Aiutano ad entrare nell’atmosfera del Natale e nel mistero dell’Incarnazione. Stava soprattutto con le persone sofferenti e con la gente povera. Gli mancò tanto, perciò, l’atmosfera di Natale che lui aveva vissuto in Polonia. Lei è stato per 40 anni accanto a Karol Wojtyla. Ricorda un Natale dall’intensità particolare? Penso a quello che per lui fu più difficile, che gli procurò grande dolore. Fu quello del 1981. In Polonia, il 13 dicembre, fu proclamato lo stato d’assedio. Lui ne soffrì molto. Papa Wojtyla amava qualche consuetudine per Natale? Ogni anno festeggiava in modo diverso, perché lui non si ripeteva. Se lei passa in rassegna i messaggi natalizi, vedrà che ognuno risulta originale. Non verificava quello che aveva detto l’anno prima o in precedenza. Si affidava alla ricchezza dello Spirito. La sua vita interiore era sempre ricca e in crescita. È per questo che lui non si è ripetuto mai. Soddisfatto dell’andamento del processo? Il processo a Cracovia procede molto bene. Potrebbe giungere a conclusione già nel prossimo marzo. Quante sono le testimonianze raccolte? Sono tante, tante. Si tratta di scegliere quelle che sono più rispondenti allo scopo di mostrare tutta la personalità di Giovanni Paolo II. È già stato scelto il miracolo che accompagnerà la documentazione? Può anticipare qualcosa? No, perché ho giurato che non dirò niente ai giornalisti. (Ride di gusto). Nulla neanche riguardo al paese dov’è avvenuto? Forse questo posso dirlo. È stato scelto un miracolo avvenuto in Francia. Benedetto XVI in Polonia nella prossima primavera. È molto attesa la visita? C’è grande fermento e profonda gioia. I polacchi, come le ho detto, vogliono molto bene al nuovo papa. Per questo stiamo cercando di prepararci al meglio, soprattutto io, a Cracovia.

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