Il piacere di ridere

Negli ultimi anni il cinema comico italiano sembrava condannato al format del cinepanettone, finalmente il 2010 ha visto qualcosa di nuovo, da Benvenuti al Sud a La banda dei babbi natale. Durerà? 
La banda dei babbi natale

È morto Mario Monicelli. Non lascia eredi” si leggeva sul sito Spinoza.it all’indomani della scomparsa del grande regista toscano. Una battuta difficile da contestare, considerando le condizioni comatose in cui ormai da anni versa il cinema comico italiano.

 

Se una volta avevamo qualcosa da insegnare al mondo (Germi, De Sica, Monicelli, Comencini, Risi, Scola, solo per fare qualche nome oltre all’immenso Totò) e poi qualcosa di buono era resistito alla crisi degli anni 80 (Troisi, Benigni, Salvatores, Verdone), oggi il cinema comico italiano sembra condannato al format del cinepanettone mordi e fuggi, condizionato nello stile da una volgarità programmatica di stretta derivazione televisiva, inchiodato nell’analisi sociale all’assunto, tutto da dimostrare, che in fondo tutto ciò è lo specchio fedele di un’Italia sempre più abbruttita. Così al box office stravincono i soliti noti, la critica tenta di salvare il salvabile lanciandosi in improbabili riscoperte e rivalutazioni e contro chi si ostina a storcere il naso si avanzano accuse di moralismo bacchettone e di intellettualismo elitario.

 

Ma in questo sconsolante panorama qualcosa, finalmente, si è mosso. È bastato un remake di un blockbuster francese come Benvenuti al Sud per riscoprire il piacere di ridere al cinema senza cedere alla sguaiatezza e al cattivo gusto, con straordinari risultati anche al botteghino. E ora che nella sale è arrivata anche l’ultima fatica di Aldo, Giovanni e Giacomo, scopriamo che un cinema diverso non solo è possibile, ma assolutamente necessario per portare un po’ d’aria fresca in un genere ormai asfittico.

 

La banda dei babbi natale segna il ritorno del trio milanese al cinema vero (e non alla sequenza di sketch dei loro ultimi film) con la messa in scena di un racconto natalizio con tutti gli ingredienti giusti per riconquistare il favore del grande pubblico. La loro è una comicità elegante, intelligente e gentile, lontana dal trivio imperante, che non disdegna il politicamente scorretto e anima quei personaggi che abbiamo imparato a amare nel tempo: inadeguati, sfigati, incompresi, ma, tutto sommato, sani. L’operazione riesce, si ride di gusto e spesso, anche se non tutto nel film funziona.

 

Se si possa parlare di nuova stagione del cinema comico italiano è tutto da vedere (di eredi di Monicelli non si vede traccia), ma sono segnali che fanno ben sperare.

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